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claudio citossi - Confindustria Udine

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Il nostro Paese negli ultimi cinque anni ha<br />

perso quasi 64 mila giovani imprenditori<br />

under 30. In particolare, il Nordest è l’area<br />

in Italia in cui il fenomeno è più allarmante,<br />

con il Friuli Venezia Giulia secondo in questa<br />

speciale classifica dietro alla “maglia nera”<br />

nazionale, rappresentata dall’Emilia Romagna.<br />

E ancora: oggi la nostra regione è quella con<br />

la più bassa percentuale di imprenditori sotto<br />

i 30 anni sul numero di imprenditori totali<br />

con una quota pari al 4 per cento sul tessuto<br />

complessivo. I dati diffusi da Datagiovani sul<br />

tema dell’imprenditoria giovanile non lascia<br />

spazio a interpretazioni di sorta e mette con<br />

le spalle al muro le dinamiche economiche e<br />

politiche della nostra regione, tuttavia ritengo<br />

sia fondamentale leggere con attenzione<br />

questi numeri e sviscerare alcuni aspetti che<br />

probabilmente non sono stati presi in esame.<br />

Fra questi, uno su tutti: i dati presentati<br />

dall’indagine sono meramente quantitativi<br />

e non tengono conto di un altro fattore di<br />

primaria importanza nel valutare la bontà<br />

dell’approccio dei giovani imprenditori del<br />

Friuli Venezia Giulia. Mi riferisco ai dati<br />

inerenti la mortalità delle imprese, e credo<br />

Associazione<br />

Gruppo Giovani Imprenditori <strong>Confindustria</strong> <strong>Udine</strong><br />

L’italia torni ad essere<br />

un paese per giovani<br />

di Enrico Accettola<br />

presidente del gruppo Giovani Imprenditori di<br />

<strong>Confindustria</strong> <strong>Udine</strong><br />

che, se andassimo a fondo in questa analisi,<br />

scopriremmo che la maggiore prudenza dei<br />

giovani imprenditori friulani fa rima con la<br />

possibilità di costruire imprese più solide e<br />

durature nel tempo rispetto ai giovani colleghi<br />

provenienti da altre regioni italiane, dove<br />

mettersi in proprio e avviare un’attività spesso<br />

è una sorta di ancora di salvezza per trovare<br />

un’alternativa alla precarietà o, peggio, alla<br />

disoccupazione.<br />

Dall’altro lato, tuttavia, è bene sottolineare<br />

che la scarsa propensione al rischio può<br />

diventare un evidente limite. Eccessiva<br />

saggezza e consapevolezza, soprattutto<br />

in giovane età, possono costituire un<br />

importante freno agli entusiasmi: senza<br />

un pizzico di incoscienza tante grandi<br />

imprese che hanno fatto, e che ancora oggi<br />

continuano a fare la storia del Friuli Venezia<br />

Giulia, probabilmente non sarebbero mai<br />

esistite. Oltre a questi fattori emozionali, non<br />

vanno dimenticati altri aspetti più oggettivi<br />

come quelli relativi, ad esempio, all’enorme<br />

difficoltà di accesso al credito da parte di un<br />

under 30 e al tema della scolarizzazione.<br />

Nella nostra regione il tasso di studenti<br />

Enrico Accettola<br />

laureati è infatti molto elevato e, oggi, un<br />

ragazzo arriva sul mondo del lavoro alla soglia<br />

dei 30 anni: è chiaro, dunque, che anche<br />

per ragioni anagrafiche una figura junior può<br />

essere fortemente penalizzata rispetto ai<br />

colleghi esteri.<br />

Il sogno per un giovane, secondo quanto<br />

si evince dall’indagine, è il posto fisso. Ma<br />

siamo sicuri che costituisca una strada più<br />

sicura e soddisfacente? Parrebbe di no,<br />

stando al fenomeno della fuga dei giovani<br />

cervelli, che sta assumendo dei numeri<br />

davvero esorbitanti se si considera che la<br />

pattuglia dei giovani emigranti italiani ha<br />

raggiunto quota 60 mila all’anno, con un trend<br />

che non riguarda più solo i ricercatori e le<br />

figure manageriali, ma comprende oramai<br />

categorie professionali trasversali. Ricette<br />

pronte all’uso per invertire questo fenomeno<br />

non esistono, tuttavia è necessario partire<br />

da due parole chiave come meritocrazia<br />

e investimenti, fondamentali per rendere<br />

competitivo il sistema Italia e dare speranze<br />

per il futuro alle nuove generazioni.<br />

Tornando all’indagine di Datagiovani, a mio<br />

avviso lo studio evidenzia un altro limite,<br />

ovvero quello connesso alla difficoltà di<br />

avviare un ricambio generazionale all’interno<br />

delle aziende. Questo è un problema che<br />

reputo tutto italiano, dal momento che<br />

nel nostro Paese si fa molta fatica a dare<br />

credibilità e responsabilità a un under 30.<br />

Si tratta di un problema che traspare in ogni<br />

campo, dal mondo economico fino al caso<br />

più lampante, ovvero quello della politica. Da<br />

imprenditore di prima generazione, che ha<br />

avviato il suo percorso professionale ben al di<br />

sotto dei 30 anni, non posso che confermare<br />

in prima persona le difficoltà a imporsi per<br />

un giovane. Sulla base della mia esperienza,<br />

oltre che da presidente del GGI di <strong>Udine</strong>, non<br />

posso che spronare i giovani a mettersi in<br />

gioco, a costruire con tenacia, serietà e grande<br />

senso di responsabilità il proprio avvenire e<br />

quello dell’Italia. Perchè il futuro del nostro<br />

Paese è nelle loro mani.<br />

ottobre 11 41

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