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claudio citossi - Confindustria Udine

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L’opinione<br />

Due terzi di nuove entrate, un terzo di tagli<br />

alle spese; un punto di Iva in più, un “tocco”<br />

di contributo di solidarietà, shakerare<br />

bene gli ingredienti, et voilà, la manovra è<br />

servita. Bere a piacere, meglio se brindando<br />

al rinvio di scelte importanti per il<br />

futuro del Paese. Ma magari raccogliendo<br />

il sempre più diffuso invito a bere responsabilmente.<br />

Alla fine, dopo mesi di annunci e correzioni,<br />

di accelerazioni e ripensamenti, la<br />

manovra ha visto la luce. Un<br />

documento che da più parti<br />

è già stato giudicato – non<br />

ultimo dall’economista e politologo<br />

statunitense Edward<br />

Luttwak, che ha affrontato<br />

il tema qui in Friuli recentemente<br />

– “ai limiti dell’inadeguatezza”<br />

e che potrebbe<br />

portare a breve – qualora le<br />

maggiori entrate o risparmi attesi<br />

si rivelassero inferiori alle<br />

aspettative – alla necessità di<br />

adottare un’ulteriore manovra<br />

correttiva.<br />

Ma, cercando di guardare<br />

il bicchiere mezzo pieno,<br />

si deve prendere atto che<br />

almeno la nuova Finanziaria –<br />

adottata con il fiato sul collo<br />

dell’intera Europa – è realtà e<br />

si spera ora che possa contribuire<br />

a “raffreddare” un po’ il<br />

clima internazionale, sempre<br />

più infuocato dopo i casi di<br />

Grecia e Spagna e con una<br />

Germania sempre meno disposta a fare la<br />

“crocerossina”. Se non altro a rendere un<br />

po’ meno “nervosi” i mercati. Ma nessuno<br />

si illuda che sia sufficiente a garantire un<br />

vero rilancio dell’economia italiana, perché<br />

ai tassi di crescita previsti ed in assenza di<br />

serie misure atte a sostenere lo sviluppo, il<br />

declino appare inarrestabile.<br />

Al di là degli aspetti contabili, nella manovra<br />

è assente quello che le imprese (ma<br />

anche i consumatori) attendevano: un<br />

segnale di tranquillità, l’indicazione che si<br />

era intrapreso un cammino che – ancorché<br />

duro – potesse condurre ad un progressivo<br />

risanamento del Paese (l’enorme<br />

voragine del debito pubblico si è accre-<br />

66 ottobre 11<br />

A proposito di...<br />

manovra finanziaria<br />

sciuta in decenni e, poiché “natura non<br />

facit saltus”, pare eccessivo pretendere<br />

miracoli in tempi stretti, soprattutto considerando<br />

l’alto tasso di evasione fiscale…).<br />

E invece, l’impressione sembra essere<br />

ancora quella della necessità di procedere<br />

nell’emergenza, nell’incertezza più totale.<br />

Un po’, d’accordo, per il difficile momento<br />

a livello internazionale, che ha fatto ad<br />

esempio rinviare alla Danieli di Buttrio un<br />

investimento di 400 milioni di euro in una<br />

nuova acciaieria, complementare, quanto a<br />

La copertina dell’album Emergency dei Kool and the Gang (1984)<br />

prodotti, all’Abs di Cargnacco (da valutare<br />

dove realizzarla: in Italia o in Germania?)<br />

. Ma non è certo solo questo il “deterrente”<br />

ad investire, a non dare il senso di<br />

prospettiva.<br />

La situazione è seria. Nel primo semestre<br />

dell’anno in Friuli Venezia Giulia si sono<br />

registrati 14,1 fallimenti ogni 10mila imprese<br />

(secondo peggior dato percentuale in<br />

Italia, dopo la Lombardia) e le previsioni di<br />

un autunno difficile ci sono tutte, dato che<br />

– tra l’altro - il caro-spread porterà ad un<br />

aumento del costo dei nuovi finanziamenti<br />

(e quindi ad un conseguente appesantimento<br />

della situazione finanziaria) e che<br />

di Mauro Filippo Grillone<br />

le Pmi già hanno ridotto nel primo semestre<br />

2011 la domanda di erogazioni (-1%<br />

rispetto all’analogo periodo 2010, secondo<br />

i dati Crif). Si dirà: per fortuna, l’export qui<br />

tiene ancora e questo dimostra la capacità<br />

delle imprese di fare miracoli, ma anche di<br />

imparare la lezione di fare aggregazione,<br />

approfittando – com’è successo di recente<br />

per sei imprese del settore chimico – di<br />

strumenti quale il contratto di rete d’impresa,<br />

che permetterà loro di innovare e<br />

proporsi sul mercato abbattendo i costi.<br />

Ma c’è anche chi – come<br />

il Gruppo Meccaniche di<br />

<strong>Confindustria</strong> <strong>Udine</strong> – non<br />

esita ad esprimere “solitudine<br />

ed impotenza” di fronte alla<br />

constatazione che, “in un<br />

grande momento di instabilità,<br />

l’impresa non trova fuori dai<br />

cancelli della fabbrica risposte<br />

adeguate alla sua domanda di<br />

competitività”.<br />

Dice il presidente del Gruppo,<br />

Carlo Tonutti: «Sembra che i<br />

problemi delle imprese siano<br />

marginali. Ma sono le imprese<br />

che assicurano sviluppo e<br />

lavoro. Ed è su questo che<br />

occorre concentrare sforzi e<br />

risorse per uscire dalla stagnazione<br />

latente. Non possiamo<br />

permettere che investimenti,<br />

piccoli o grandi che siano,<br />

emigrino all’estero o non si<br />

attuino perché mancano le<br />

condizioni per la loro attuazione<br />

nel Paese».<br />

Intanto il progetto di Superporto regionale<br />

langue, in attesa di certezze; i “pasticci”<br />

legislativi restano (vedi alla voce Sistri);<br />

l’edilizia in regione ha raggiunto livelli<br />

negativi che sembrano passare totalmente<br />

inosservati, sottovalutati; l’indecisione<br />

regna sovrana. All’orizzonte resta solo<br />

l’emergenza continua. E – accanto ad<br />

iniziative dai tempi bradipeschi – sui costi<br />

della politica e dell’efficienza dell’amministrazione<br />

continua un atteggiamento<br />

ondivago e non determinato. Auguri, Italia;<br />

auguri, Friuli.

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