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Premiata Salumeria Italiana 2-2020

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Le curiose opere casearie realizzate con le musulupare sono considerate da alcuni storici riferimenti alla Madonna. Altri, invece,<br />

semplicemente li considerano delle forme raffiguranti donne con elementi e tempi molto antichi propri della religiosità bizantina.<br />

La musulupa, il formaggio di capra<br />

che nasce dalla pressione in esse della<br />

cagliata di latte di capra, fa parte di<br />

questo mondo.<br />

La fattoria della famiglia Romeo è<br />

accovacciata sotto le ultime ripe scoscese<br />

che portano a Bova, un vulcano fatto<br />

di case per chi sale dal mare, un set<br />

cinematografico naturale utilizzato per<br />

le riprese di pellicole come La lettera con<br />

protagonista VITTORIA BELVEDERE (2004)<br />

sino al recente Aspromonte di MIMMO<br />

CALOPRESTI (2019) e alla serie televisiva<br />

ZeroZeroZero, tuttora in produzione,<br />

con il soggetto di ROBERTO SAVIANO.<br />

Pasquale Romeo, giovane con lo<br />

sguardo da teatro, baffi sottili, occhi<br />

azzurri come lo Ionio, con qualche ruolo<br />

di comparsa nei film girati in paese,<br />

governa le capre. Da metà giugno a<br />

metà ottobre la sua vita è al Passo di<br />

Furchi, intorno ai 900 metri, in pieno<br />

Aspromonte. Il resto dell’anno le capre<br />

hanno a disposizione pascoli estensivi.<br />

«L’allevamento segue pratiche antiche,<br />

le stesse dei miei avi. I numerosi termini<br />

impiegati per descrivere gli animali<br />

denota l’importanza delle capre nella<br />

nostra società.<br />

La capra, ega, si distingue se possiede<br />

la testa bianca, barbarisca, il<br />

pelo grigio, canaveddha, o nero con<br />

la testa bianca, sargopì, o grigio con<br />

il muso bianco, murini. La capra senza<br />

corna è definita papazza e con le corna<br />

grosse tragùna».<br />

È durante il periodo pasquale<br />

quando il formaggio di capra occupa<br />

le attenzioni della popolazione. «Dopo<br />

avere scaldato il latte e aggiunto il<br />

caglio di vitello, si attendono circa 50<br />

minuti prima di rompere la cagliata, che<br />

viene rotta in maniera sottile», dicono<br />

Antonia Romeo e la figlia Piera. Dalla<br />

massa staccano una piccola quantità di<br />

cagliata che si tiene da parte.<br />

Con la gran parte continuano invece<br />

a fare il formaggio. Terminata l’operazione,<br />

riscaldano il siero per ottenere<br />

la ricotta. Quando il siero raggiunge<br />

la temperatura tra 36 e 38 gradi,<br />

riscaldano la porzione di cagliata che<br />

era stata messa da parte per poterla<br />

modellare. «Viene inserita negli stampi<br />

e, una volta ottenuta la forma, si estrae<br />

la musulupa, preparata in concomitanza<br />

delle festività pasquali».<br />

Questo formaggio è senza crosta,<br />

ha consistenza molle, colore eburneo<br />

e in bocca si percepisce il gusto dolce<br />

del latte appena munto. Infatti non<br />

viene salato.<br />

«Si conserva a temperatura ambiente<br />

solo per pochi giorni oppure si affetta,<br />

si passa nell’uovo sbattuto poi nel pane<br />

grattato e si frigge. Ma è ingrediente<br />

fondamentale della frittata il Giorno<br />

delle Palme».<br />

Inoltre, la processione avviene<br />

con manichini antropomorfi (parme)<br />

realizzati con foglie di ulivo che si<br />

addobbano con la musulupa, il che<br />

rende questo formaggio non un mezzo<br />

di sostentamento, un cibo, ma strumento<br />

di diffusione culturale, arcaico simbolo<br />

di rinascita.<br />

La musulupa non conosce sale. E<br />

anche questo è simbolo di temperanza<br />

e austerità quaresimale in attesa del<br />

risveglio.<br />

Alcuni stampi riportano l’immagine<br />

di una donna con elementi e temi di<br />

difficile interpretazione ai quali solo in<br />

epoche recenti si sarebbero aggiunte<br />

tracce di croci proprie della religiosità<br />

bizantina. «Il formaggio si assaggia<br />

con il vino rosso che produciamo grazie<br />

a vecchi tralci» racconta Pasquale,<br />

versandolo nei bicchieri.<br />

Potente e austero come il paesaggio<br />

sulla vallata Torno, modellata dall’omonimo<br />

torrente.<br />

Riccardo Lagorio<br />

<strong>Premiata</strong> <strong>Salumeria</strong> <strong>Italiana</strong>, 2/20 107

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