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Premiata Salumeria Italiana 2-2020

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aggressivo, dovremmo forse ragionare<br />

su azioni per noi insolite o ancora poco<br />

frequenti. Il Paese non si può e non si<br />

deve fermare e, al modo di lavorare<br />

di una volta, dobbiamo iniziare ad<br />

affiancare ipotesi nuove.<br />

Le attività che non richiedono la<br />

presenza fisica del lavoratore in azienda,<br />

anche per evitare inutili contatti<br />

interpersonali che possono ulteriormente<br />

diffondere il virus, devono potenziare<br />

lo smart working o il lavoro in remoto.<br />

La sua disciplina, operativa da qualche<br />

anno, lo qualifica come una modalità<br />

di esecuzione del rapporto di lavoro<br />

subordinato, in cui la prestazione viene<br />

eseguita senza precisi vincoli di orario<br />

o di luogo di lavoro, con il possibile<br />

utilizzo di strumenti tecnologici per<br />

lo svolgimento dell’attività lavorativa.<br />

Ma oggi in Italia è ancora molto poco<br />

praticata.<br />

Se venisse estesa in ogni luogo in<br />

cui è possibile, consentirebbe di continuare<br />

il proprio operato senza fermare<br />

l’azienda. Sarebbe, inoltre, un modo<br />

per evitare spostamenti di lavoratori<br />

che comportano altresì costi e un certo<br />

impatto per l’ambiente. Stessa cosa<br />

dicasi per tutte le occasioni di incontro<br />

aziendale interne, che possono essere<br />

realizzate anche in futuro, in modalità<br />

digitali. Questa potrebbe paradossalmente<br />

essere l’occasione, per l’Italia,<br />

per incentivare modelli di lavoro che<br />

sono anche una grande opportunità di<br />

conciliazione, per esempio, della vita<br />

professionale con quella familiare.<br />

Le nuove tecnologie ci permettono<br />

di fare tanto a distanza, ma nel nostro<br />

Paese sono sinora sottoutilizzate.<br />

Allo stesso modo, andrà forse rimesso<br />

in discussione il modello turistico<br />

sinora applicato, soprattutto in certe<br />

regioni d’Italia, dove il fenomeno ha più<br />

una dimensione di massa e di quantità<br />

di presenze che di qualità di servizio<br />

e di target.<br />

Abbiamo un patrimonio enorme,<br />

da ogni punto di vista, che tuttavia è<br />

soggetto ad un carico, soprattutto stagionale<br />

per alcune regioni, che l’ambiente,<br />

l’organizzazione interna, il territorio nel<br />

suo complesso, non saranno in grado<br />

reggere sul lungo periodo, a prescindere<br />

dalla pandemia. Questa è l’occasione<br />

per rivederne l’impatto e pensare ad<br />

una nuova idea di Italia del turismo.<br />

La ristorazione ha dovuto chiudere i<br />

Già lo scorso anno, il food delivery si confermava un comparto vincente, con 566<br />

milioni di euro e una crescita del +56% sul 2018 (fonte: Osservatorio eCommerce B2c).<br />

battenti, ma questo non significa che<br />

non se ne senta più la necessità. La<br />

domanda, già da tempo, si sta spostando<br />

sempre più sull’asporto. Chi opera<br />

nel campo deve mostrare la flessibilità<br />

necessaria per attivare un servizio che<br />

magari prima non garantiva, ma che<br />

può essere ciò che salva i bilanci in un<br />

inizio anno così nefasto. D’altronde il<br />

delivery sta dando grandi soddisfazioni,<br />

a prescindere da questo momento storico<br />

senza precedenti. Stessa cosa dicasi<br />

per le attività commerciali di alimentari<br />

che non avevano il servizio di consegna<br />

a domicilio. Questa è l’occasione per<br />

attivarlo, in un Paese dove l’età media è<br />

talmente alta che se ne sente la necessità<br />

in maniera permanente.<br />

È il momento per costruire un grande<br />

piano di rilancio degli investimenti, forse<br />

con ritardo rispetto alle necessità che<br />

già il Paese avvertiva prima della catastrofe.<br />

Ora questa esigenza richiede<br />

risposte e le richiede in maniera improcrastinabile.<br />

Chissà che questa pandemia, che<br />

ci ha colto con il nervo scoperto di chi<br />

non produce più molte cose, non ci riconduca<br />

finalmente all’economia reale,<br />

quella da cui nessun Paese dovrebbe<br />

allontanarsi mai.<br />

Nessuno ha ricette valide per una<br />

situazione straordinaria e mai vista nella<br />

storia recente, che di ora in ora si fa<br />

sempre più grave, sotto ogni profilo.<br />

Si apprezza tuttavia la decisione di<br />

alcuni di rilanciare il “mangia italiano”.<br />

Un’azione che non dovrebbe riguardare<br />

solo il cibo, ma anche le vacanze, le<br />

abitudini di consumo a 360 gradi, tutto<br />

ciò che produciamo e che dobbiamo<br />

tornare ad acquistare, per quanto<br />

possibile, in casa.<br />

Stiamo vedendo tempi bui e non<br />

sappiamo come saranno i prossimi<br />

giorni, le prossime settimane, i prossimi<br />

mesi. Quello che sta accadendo è una<br />

novità nella storia recente, ma conforta<br />

il fatto che come anche dopo la Sars e<br />

il terrorismo la ripresa è stata sempre<br />

rapidissima.<br />

Ci auguriamo che accada anche<br />

stavolta, complice, la nostra voglia di<br />

ricominciare e voltare pagina. Non<br />

abbiamo idee chiare su ciò che faremo<br />

domani. Ma non ci abbatteremo, questo<br />

è certo! Suvvia, siamo Italiani.<br />

Sebastiano Corona<br />

<strong>Premiata</strong> <strong>Salumeria</strong> <strong>Italiana</strong>, 2/20 25

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