Vie&Trasporti n. 831 luglio 2019

RUBRICA
A ruota libera
Sarà l’era degli elettrici?
di Gianenrico Griffini
Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di camion elettrici. Non si tratta dei tradizionali veicoli leggeri per la
distribuzione dell’ultimo miglio, ma di pesanti stradali a emissioni localmente nulle di 18 o 26 tonnellate di
massa totale a terra, con autonomie dell’ordine di 150-200 chilometri fra due ricariche successive, adibiti a
specifici compiti di trasporto nelle aree urbane e suburbane. Sapranno farsi largo fra i diesel tradizionali e i
mezzi con propulsore endotermico alimentato a gas naturale o a bio-gas? Per ora si tratta di camion
realizzati in un numero limitato di esemplari per sperimentare soluzioni di trasporto non-convenzionali che
comprendono, oltre alla disponibilità del veicolo, l’ottimizzazione dei percorsi di consegna e la
predisposizione di un adeguato network di punti di accesso alla rete elettrica.Sia per le operazioni di
ricarica totale alla fine di un turno di lavoro, sia stazioni di biberonaggio per la ricarica parziale
dei pacchi batterie. Funzionerà questo approccio globale? Lo capiremo solo fra qualche anno.
Guidare è una
cosa seria
di Tiziana Altieri
Pronto soccorso di Pietra Ligure, ridente
cittadina in provincia di Imperia. C’è una
folla incredibile: bambini alle prese con
piccole e grandi ferite, anziani messi a
dura prova dai 40 gradi di questi giorni e tanti, troppi reduci da
incidenti. Giovani e meno giovani. I collari abbondano e i gessi
pure. La verità è che di sinistri ne accadono ancora troppi. I
costruttori hanno fatto la loro parte dotando i veicoli (auto, van e
truck) di dispositivi avanzati che aiutano a ridurre la possibilità di
un impatto e le sue eventuali conseguenze ma manca una
cultura della sicurezza. Gli Adas nulla possono contro
malcostume e stupidità. Nonostante sia tema ricorrente a
convegni e workshop, la sicurezza sembra interessare
esclusivamente gli addetti ai lavori. Forse non se ne parla
abbastanza nelle scuole, forse l’informazione a riguardo non è
efficace. Sta di fatto che andare veloci è considerato figo, piano
da sfigato. Sorpassare con doppia striscia continua una prodezza
e non una castronata pazzesca. E in pochi rinunciano a chiamate
e messaggi, al volante vere armi da kamikaze. Dovremmo
prendere la questione decisamente più a cuore perché in gioco
c’è la vita, anche la nostra.
Buena vista
social media
di Gianluca Ventura
Vabbè sono la moda del momento.
E come tutte le mode passeranno in
giudicato anche loro, salvo poi
tornare pià avanti, sotto altre spoglie.
è successo coi blu jeans super attillati (li portava mio padre a
inizio ‘70), gli ‘zatteroni’ (quei sandali ‘zepposi’ amati da mia
madre a fine ‘70), con lo Spritz (il preferito di mio nonno nei
sixties insieme al rabarbaro Zucca) e potrebbe quindi
accadere anche ai social media (o network).
Io però in queste reti sociali, che hanno trasformato la
chiacchiera da bar in verità inconfutabili, gli sfigati della
‘cumpa’ in leoni da tastiera e spesso dato voce anche a chi
farebbe meglio a star zitto non ci vedo un granché di buono.
Soprattutto non trovo nulla di buono voler far passare questi
social come la nuova frontiera dell’informazione, peggio
ancora se tecnica. Dove c’è da scavare (e molto) per capire se
chi hai di fronte (gli stakeholder del nostro mondo) dice il
vero oppure ti sta cacciando una balla.
E allora viva ‘el trani’, come si chiamava una volta il bar
fumoso qui a Milano, dove il barlafüs (il perdigiorno) lo
liquidavano con un: te vet no a cà tua (non vai a casa)?
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