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Previdenza

Copertina - Enpam

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L’INTERVISTA/2infatti, e lo sottolineo, chenon basta operare questo tipodi pazienti. È necessariauna attenta preparazioneprecedente il trattamentochirurgico perché in molticasi parliamo di diabetici odi persone che lo diventerannoin seguito, a secondadel tipo di intervento praticato.In passato, i decessiche si verificavano a pochimesi dall’intervento eranospesso legati proprio al diabeteo all’ipoglicemia perchéil paziente non seguivauna dieta adeguata e noncontrollava il tasso glicemico.Per questo il nutrizionistaha un ruolo centrale esegue il paziente già in fasepreoperatoria con degli immunonutrientie nel postoperatorioimmediato connutrizione enterale. È il percorsointorno a questa malattiache è cambiato, grazieall’approccio multidisciplinare,perché purtroppola storia naturale non sia-mo ancora riusciti a modificarla.In quanti hanno partecipatoal “Progetto Pancreas”?I pazienti che abbiamo seguitosono circa cinquecento.Ma a questo progetto afferisconoanche persone conpatologia benigna, come lapancreatite cronica.Parliamo del rapporto medico- paziente.Sono pazienti che presentanoun quadro psicologicomolto complesso: intantosenza che la persona riferiscadolore, o un peggioramentodello stato di salute,improvvisamente insorgel’ittero, sintomo specifico deitumori che interessano laporzione della testa del pancreas.Non esistono fasi intermedieed una volta entratiin ospedale l’iter diventadrammatico. La mancanzadi sintomi rende quindi difficileal paziente accettarequello che sta succedendo.A questo, poi, bisogna aggiungerela difficoltà nellaformulazione della diagnosi:nel 30, 40 per cento deicasi il paziente viene portatosul tavolo operatorio conuna diagnosi “supposta” ditumore pancreatico.L’innovazione tecnologicanon vi ha aiutato nella formulazione?Oggi sono disponibili indaginidi laboratorio e strumentaliprima non esistentiper la diagnosi e la stadiazionepreoperatoria, comeecografia, TAC, risonanzamagnetica, colangiopancreatografiaretrograda endoscopicae biopsia. Purtroppononostante l’impiegoin fase preoperatoria dipiù esami per riuscire ad avvicinarciad una diagnosiprecisa, spesso non riusciamoad arrivare alla certezza.È questo il problema piùgrande che affrontiamo nellacomunicazione medicopaziente:dobbiamo portaresul tavolo operatorio unapersona senza poterle fornirela sicurezza del risultato.Come può immaginare è difficilecomunicare: “Hai l’itteroe una ostruzione da cuisi può guarire, anche conuna protesi, ma non sappiamose questa ostruzione nascondequalcosa di diverso”.Certo le percentuali di erroresono basse, ma su cinquecentopazienti in tre casidopo l’intervento abbiamoverificato che non ci trovavamoin presenza di tumore.È per queste difficoltàche è essenziale l’approcciomultidisciplinare: il pazientecapisce di dipendereda un gruppo, e non dalledecisioni di un singolo, comprendeche le risposte chegli vengono fornite sonofrutto del lavoro di specialistiche lo seguiranno anchenella fase successiva facendofronte al rischio elevatodi complicanze che un interventoimportante comequello implica. •MEDICINA, MUSICA E COMUNICAZIONE: L’ASSOCIAZIONE MEDIKANTOUn gruppo di medici che lavorano insieme senza sapere diavere una forte passione musicale che li accomuna. Per casoe per gioco, durante l’organizzazione di una festa per iltrasferimento di un collega in un altro ospedale, decidono disuonare insieme. Così nascono i Doctor Life e l’associazioneMediKanto. “La band è composta da due chirurghi, un anestesista,uno psichiatra e due gastroenterologi – spiega il professorElio Jovine che nel gruppo suona la chitarra – ed alcunidi loro, anche se non sono professionisti, hanno frequentatoil Conservatorio. Infatti scrivono i testi e compongonole musiche”. Graziea questa collaborazionesi sono realizzati una seriedi progetti che leganola medicina alla musicatra cui il pezzo MedioBevo(www.mediobevo.it),a cui ha collaborato MauroMalavasi, arrangiatoredi Lucio Dalla.“È una canzone che parladella moderazione nell’uso di alcolici. È stata inserita suYouTube e ha avuto anche diversi passaggi su Mtv – raccontail chirurgo – senza contare la presentazione che neabbiamo fatto al Motorshow. Abbiamo voluto portare questoprogetto nelle scuole ma soprattutto fuori dalle discoteche.Regalare la canzone – l’associazione non ha scopi dilucro – è diventata quindi occasione per parlare con i ragazzie invitarli a fare un controllo dell’alcolemia. Abbiamopensato che la musica potesse essere il linguaggio adatto percomunicare, – continua Jovine – chiunque abbia figli puòtestimoniare che spesso le parole sono “troppo” e che i ragazziascoltano sempre solo “il giusto”. Inoltre abbiamo sceltodi utilizzare non il messaggio negativo o bacchettone del“non fare”, ma abbiamo cercato di essere informativi conun linguaggio che i ragazzi potessero comprendere immediatamente.È un sistema più diretto di trasmissione di valori,di storie. Ovvio che non può essere il solo”.Tra i progetti dell’associazione anche una canzone dedicataallo screening del cancro al colon retto, che è diventatail jingle della campagna regionale, con testimonial importanticome Lucio Dalla, Fiorello e Iacchetti.8 - 201019

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