PARLIAMO DI…di Ludovica MarianiSa di cane bagnato?È un ottimo vinoLo dice uno studio dell’Universitàdi Firenze:impiantare vigneti incittà fa respirare e viveremeglio, perché le viti sonodepuratori naturali in gradodi assorbire grandiquantità di emissioni nocive.I numeri? Cento ettariassorbono 1.500 tonnellatedi anidride carbonica eaiutano a mantenere l’ariapulita. Intanto, l’Ordinedegli Architetti in collaborazionecon Gamberorossoe Inarch (Istituto nazionaledi architettura) hannopromosso Le Cattedralidel Vino, premio internazionale(conclusosi lo scorso9 settembre) ai progettidelle più belle cantine realizzatenegli ultimi anni inItalia.Da qualche anno a questaparte il vino sembra esserediventato qualcosa di terribilmenteserio; oltre che unbuon affare è soprattutto unfenomeno mediatico. Ubriacati,è il caso di dirlo, da decinedi trasmissioni televisive,articoli, riviste specializzate,film che si occupanodi vino e personaggi delcinema e dello spettacoloche lo producono, oltre a unproliferare continuo di guidee corsi per degustatori esommelier, tutti noi ci sentiamoesperti. Eppure “c’erauna volta il vino...” quellogenuino che sapeva d’uva equello cattivo di tappo. Oggichi oserebbe un commentocosì banale su unbicchiere del prezioso liquido?“Ma chisseneimporta degliintenditori o di quelli chefingono di esserlo. Il vinocome il cibo è un modo perconoscersi e stare insieme”.E c’è da credergli se a parlareè Alessandro Scorsone,enologo e sommelier. Lui sìun vero esperto, noto alpubblico televisivo per lasua partecipazione a trasmissionidi grande successocome La prova del cuocoe Uno Mattina.Ho partecipato a degustazionidove ci è stato chiestodi sentire il sapore deiciottoli di fiume, di pellicciae cane bagnato e persinodi giornale quotidiano –senza specificare l’orientamentopolitico – intriso dipioggia autunnale e ho sentitosuper intenditori sorseggiareun vino e sentenziare:quest’uva ha preso lapioggia tra Pasqua e Pasquetta.Ma tutto questonon è assurdo?“Altroché! Intanto tra Pasquae Pasquetta il grappolonon c’e, c’e il fiore e peril vino non aggiunge e nontoglie nulla. Il problema èche ormai la parola d’ordineè diventata stupire e conogni mezzo. Le voglio raccontareun episodio: ero adun degustazione molto riservatatenuta da un celebrerelatore. Dopo aver sentitodi un grande champagneal sapore di sedano siamopassati al vino col profumodi appretto quando sistira la camicia. Ma il momentostraordinario si èraggiunto quando in un ottimorosso toscano ci è statodetto di avvertire il sentoredi coniglio morto sottouna frenata di pneumaticoMichelin! Ci siamo guardaticon gli altri partecipantie se fino al coniglio mortoci potevamo pure stare, sottolo pneumatico Michelinc’è sembrato veramentetroppo. È a questo puntoche capisci che hai sbagliatoposto”.Per la nostra chiacchierataci siamo incontrati in undelizioso piccolo ristorantenel cuore di Roma, e siamodavanti ad un bicchiere divino rosso che, dopo il conigliomorto, guardo conun certo sospetto. Scorsonese ne accorge e sorride:“Non si preoccupi – mi dice– il vino è ben altro chegli effetti speciali dei falsiintenditori. È la storia dell’uomo,della terra e del lavoro.Di gente che ha addiritturarischiato il carcereper proteggere vitigniche erano stati messi fuorileggeda assurde norme regionali!”Ma siccome al ridicolo nonc’è mai fine lo vedo prendereda uno scaffale unablasonata guida e cominciarea leggere: “Esplosionedi pigmento nero violaceodi dolcezza fruttatta densadi impressione tattile difrutto ipersaturo e freschissimo,croccante, buccioso,ceralacca, moka, boero, legnodi rosa e guaiaco, cuoiorosso, kirsch, lo stesso caleidoscopiosensoriale chetrasverbera… vino highlander.Ieratico e – concludendocon una sonora risata– nero come l’inchiostrodi Mefistofele…! •468 - 2010
RICERCAdi Paolo FantiniBevi birra?Attento alle zanzarebeve birra campacent’anni” è“Chistato per lungotempo il tormentone pubblicitarioche ha accompagnatoil nostro consumo dibirra.Era il 1929 e i birrai italianimisero in campo la primacampagna pubblicitarianazionale in grande stile.Dovevano fronteggiare lapotente lobby dei produttoridi vino che erano riuscitia far approvare dal governoimposte e divieti divendita che, di fatto, tagliavanofuori dal consumo ampiemasse popolari.E lo slogan non finiva qui.Proseguiva, infatti: “Facilmentedigeribile, contenentesostanze toniche e nutrienti,la birra è indicata durantei pasti, anche per ledonne, vecchi e bambini.Assicura sonni tranquilli eumore lieto”.A parte la discutibile messain gioco dei bambini, cheperaltro nell’antico Egittovenivano svezzati propriocon birra e miele, un autenticopeana che troverà nelcorso dei decenni successiviampi riscontri scientifici: daitumori all’osteoporosi, daldiabete 2 alla gotta e al sistemaimmunitario, assuntain modiche quantità, labirra sembrerebbe un autenticotoccasana.“Il troppo stroppia”, dicevanoi nostri nonni, e questoadagio ben si applica airisultati di un recente studiocondotto dall’Universitàdi Montpellier (consultabilesu www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2832015)che proverebbe una strettacorrelazione tra consumo dibirra e punture di zanzareportatrici di malaria.Accantonato il pensiero malignoche la zona di Montpelliercomprende i migliorivini francesi delle collinedella Linguadoca, vediamoperché le zanzare sarebberoghiotte di orzo e luppolo.La ricerca è stata condottain Burkina Faso, un paesedell’Africa occidentale tra ipiù colpiti dalla malariaprovocata dalle zanzareAnopheles gambiae, esponendo25 volontari consumatoridi birra al contattocon 2.500 insetti e 18 bevitoridi acqua alla presenzadi 1.800 zanzare.Gli odori emanati dal primogruppo hanno attiratole zanzare che hanno invecepressoché ignorato il secondoportando i ricercatoriad affermare che il legametra consumo di birra ediffusione della malaria esistee che il problema dovrebbeessere tenuto in considerazionenelle politichedi sanità pubblica quandosi discute di misure preventivee di controllo.Ma i ricercatori sono spessoin disaccordo e infattiquelli dell’Università di Berkeley,California, hanno modificatogeneticamente ilSaccharomyces cerevisiae(il lievito di birra) e l’hannoreso capace di produrrea basso costo l’acido artemisinico,base del principalefarmaco antimalarico.L’artemisinina attualmentesi estrae dalla Artemisia annua,una pianta la cui raritàgiustifica l’alto costo delfarmaco e ne limita la diffusione,nonostante sia moltoutile, soprattutto perchérisulta efficace anche controi ceppi del parassita malarico,il plasmodio falciparum,divenuti resistenti adaltre medicine.Bere o non bere, allora? Dicerto, la birra non è mai statasolo una bevanda alcolica:già presso i Sumeri venivadefinita “pane liquido”, asignificare l’alto contenutodi carboidrati e vitamine(gruppo B), e veniva persinousata come retribuzionedei lavoratori. Un affare serioal punto che il Codice diHammurabi prevedeva perchi annacquava la bevandala pena di morte per annegamentoproprio nella birra.E del complesso mondo dellabirra si possono trovareinsolite informazioni visitando,anche on line, ilGuinness Storehouse, dal1759 autentico tempio dellabevanda in St. James’sGate a Dublino, da dove untempo si partiva per i pellegrinaggia Compostela inSpagna e le cataste di bariliequivalevano ad un monumentonazionale.In fondo, come diceva ilgrande chitarrista FrankZappa: “Un Paese è veramenteun Paese quando hauna compagnia aerea e unabirra. E, alla fine, è di unabella birra che si ha più bisogno”.•8 - 201047
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