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RICERCAdi Paolo FantiniBevi birra?Attento alle zanzarebeve birra campacent’anni” è“Chistato per lungotempo il tormentone pubblicitarioche ha accompagnatoil nostro consumo dibirra.Era il 1929 e i birrai italianimisero in campo la primacampagna pubblicitarianazionale in grande stile.Dovevano fronteggiare lapotente lobby dei produttoridi vino che erano riuscitia far approvare dal governoimposte e divieti divendita che, di fatto, tagliavanofuori dal consumo ampiemasse popolari.E lo slogan non finiva qui.Proseguiva, infatti: “Facilmentedigeribile, contenentesostanze toniche e nutrienti,la birra è indicata durantei pasti, anche per ledonne, vecchi e bambini.Assicura sonni tranquilli eumore lieto”.A parte la discutibile messain gioco dei bambini, cheperaltro nell’antico Egittovenivano svezzati propriocon birra e miele, un autenticopeana che troverà nelcorso dei decenni successiviampi riscontri scientifici: daitumori all’osteoporosi, daldiabete 2 alla gotta e al sistemaimmunitario, assuntain modiche quantità, labirra sembrerebbe un autenticotoccasana.“Il troppo stroppia”, dicevanoi nostri nonni, e questoadagio ben si applica airisultati di un recente studiocondotto dall’Universitàdi Montpellier (consultabilesu www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2832015)che proverebbe una strettacorrelazione tra consumo dibirra e punture di zanzareportatrici di malaria.Accantonato il pensiero malignoche la zona di Montpelliercomprende i migliorivini francesi delle collinedella Linguadoca, vediamoperché le zanzare sarebberoghiotte di orzo e luppolo.La ricerca è stata condottain Burkina Faso, un paesedell’Africa occidentale tra ipiù colpiti dalla malariaprovocata dalle zanzareAnopheles gambiae, esponendo25 volontari consumatoridi birra al contattocon 2.500 insetti e 18 bevitoridi acqua alla presenzadi 1.800 zanzare.Gli odori emanati dal primogruppo hanno attiratole zanzare che hanno invecepressoché ignorato il secondoportando i ricercatoriad affermare che il legametra consumo di birra ediffusione della malaria esistee che il problema dovrebbeessere tenuto in considerazionenelle politichedi sanità pubblica quandosi discute di misure preventivee di controllo.Ma i ricercatori sono spessoin disaccordo e infattiquelli dell’Università di Berkeley,California, hanno modificatogeneticamente ilSaccharomyces cerevisiae(il lievito di birra) e l’hannoreso capace di produrrea basso costo l’acido artemisinico,base del principalefarmaco antimalarico.L’artemisinina attualmentesi estrae dalla Artemisia annua,una pianta la cui raritàgiustifica l’alto costo delfarmaco e ne limita la diffusione,nonostante sia moltoutile, soprattutto perchérisulta efficace anche controi ceppi del parassita malarico,il plasmodio falciparum,divenuti resistenti adaltre medicine.Bere o non bere, allora? Dicerto, la birra non è mai statasolo una bevanda alcolica:già presso i Sumeri venivadefinita “pane liquido”, asignificare l’alto contenutodi carboidrati e vitamine(gruppo B), e veniva persinousata come retribuzionedei lavoratori. Un affare serioal punto che il Codice diHammurabi prevedeva perchi annacquava la bevandala pena di morte per annegamentoproprio nella birra.E del complesso mondo dellabirra si possono trovareinsolite informazioni visitando,anche on line, ilGuinness Storehouse, dal1759 autentico tempio dellabevanda in St. James’sGate a Dublino, da dove untempo si partiva per i pellegrinaggia Compostela inSpagna e le cataste di bariliequivalevano ad un monumentonazionale.In fondo, come diceva ilgrande chitarrista FrankZappa: “Un Paese è veramenteun Paese quando hauna compagnia aerea e unabirra. E, alla fine, è di unabella birra che si ha più bisogno”.•8 - 201047

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