MUSICAL’armonica jazz di Toots Thielemansdi Piero Bottali56 56“Ogni mattina alle 7,15 mia moglie mi porta a letto uno yogurt, ed a quell’ora iosto già suonando l’armonica a bocca”. Ecco, in questa breve confessioneautobiografica e intimistica è compendiato Toots Thielemans, grande esecu-“Io riesco a sentire il massimodi questo piccolo strumento che si trovafra il sorriso e il pianto8 - 2010tore che ha scelto l’armonica cromatica quale strumentopreferito per esprimere la sua musica. Nato a Bruxelles,Belgio, nel 1922, Jean Baptiste “Toots” Thielemansè emigrato negli Stati Uniti d’America nel 1952,All’età di tre anni ha cominciato a suonare il piano e subitodopo l’armonica come passatempo, e più tardi lachitarra. Il suo primo idolo fu, non a caso, Django Reinhardte più avanti Charlie Parker. La sua lunghissima,elettrizzante carriera d’artista si può semplicemente ridurrenella seguente frase: ha suonato con i più grandiartisti del mondo, da Ella Fitzgerald a Dizzie Gillespie,da Bill Evans a Pat Metheny, da Billy Joel a Jaco Pastorius,da Billy Ekstine a Oscar Peterson, da Quincy Jonesa Franco Cerri. E anche con Mina, accompagnata nel1974 nella trasmissione Milleluci nella canzone Non giocopiù. La sua delicata armonica l’abbiamo ascoltata nellacolonna sonora dei film Un uomo da marciapiede,Getaway, Sugarland Express, Cinderella Liberty, tantoper citare i più noti. Altrettanto corposa, e forse anchepiù, la sua produzione discografica, della quale non cisentiamo di consigliare un cd piuttosto di un altro perchésempre di superba fattura. Innumerevoli i premi e iriconoscimenti da tutto il mondo. Musicista completo,Thielemas col suo strumento si avventura indifferentementenei più diversi generi musicali, pur rimanendosempre protagonista, e senza mai tradire la sua vena jazzche lo accompagna da quasi sessant’anni. Il suo jazz èun po’ come lui: discreto e carico di sympathos, dolce epieno di gioia di vivere, niente esibizionismi o gigionerieo irritanti virtuosismi fatti solo per stupire. Ma chestrumento è l’armonica a bocca cromatica? Non ci si facciaconfondere dalla sua piccolezza: questo strumentopuò produrre ben tre ottave complete di semitoni, cioèquanto una chitarra, molto più di un violino e di un saccodi altri strumenti maggiormente appariscenti. Le dimensioniridotte dell’armonica cromatica sono inversamenteproporzionali alla difficoltà nel suonarla: la com-“plessa esecuzione, l’attenzione continua nel soffiare-aspirareper ottenere le note ‘normali’ (toni), il movimentorapidissimo del registro premuto con l’indice destro percavare quelle ‘alterate’ (semitoni), uniti al controllo dell’intensitàdel fiato sulle delicate ance d’acciaio possonofacilmente distogliere da una corretta esecuzione nonchédall’improvvisazione jazzistica. Non per Toots Thielemans:il ‘Grande Vecchio dell’armonica jazz’ suona ilsuo strumento con totale abbandono, passione, assolutapadronanza e solo apparente facilità, ottenuta a prezzodi assidua, rigorosa disciplina. Parlando della sua armonicae del suo suono, dice: “Io riesco a sentire il massimodi questo piccolo strumento che si trova fra il sorrisoe il pianto”. Ricorrenti ma non prepotenti, a conclusionedi una frase musicale, i suoi cluster, caratteristicigrappoli di note di bell’effetto ma di quasi impossibileesecuzione con un’armonica a bocca. Con l’etàsono cominciati gli acciacchi: in un video Thielemansracconta spiritosamente di aver tentato di sostituire ipolmoni ammaccati col soffio di un asciugacapelli direttamentesull’armonica. Ora dice che i polmoni vannobene ma va male la bolletta dell’elettricità... Come iBeatles, anche Thielemans è stato fatto barone per meritimusicali, non dalla regina Elisabetta ma da re AlbertoII del Belgio. •Toots Thielemans
All’improvvisosportivo lui, docente universitaria lei, una meravigliosacoppia che ha saputo farsi una ragione della mancanzadi figli. E che saprà affrontare anche la malattia dilui, la sua regressione, la sua aggressività, il suo definitivoperdersi in un altrove che altro non è se non la sua infanzia.Di questo parla il nuovo film di Pupi Avati, clamorosamenteassente dalla Mostra di Venezia. Si intitola “Unasconfinata giovinezza” e lo interpretano Fabrizio Bentivoglioe Francesca Neri.Pupi Avati, una grande storia d’amore, ma tristissima.Ma non disperata. Il film non è certo consolatorio, peròha una visione pacificatrice, per raccontare una malattiacome l’Alzheimer non serve usare toni negativi. È un maleche colpisce più i parenti che il malato, perso in un mondotutto suo. Io credo che darà una sensazione di vicinanza,di affetto, ai molti che hanno una persona cara malatadi Alzheimer.Come entra Chicca nel mondo del marito?Accogliendolo come il bimbo che non ha mai avuto, giocandocon lui, andando al parco, comprandogli dei balocchi.Sapendo che finirà anche questa fase e accettandola.È raro che si parli di malattia al cinema.Veramente non se ne parla più da nessuna parte, né dimalattia né di morte. Li abbiamorimossi, siamo ormaitutti eternamente consumatori.E quando arriva una stangata,siamo impreparati. Invecel’unico modo che abbiamoper superare il dolore èparlarne e ancora parlarne. Ècosì, per esempio, che ho superatoil lutto per la morte dimia madre, una donna eccezionaleche non ero pronto aperdere.IL PROIETTOREL’Alzheimer sul grande schermodi Maricla Tagliaferriti sfuggono le parole, ti inceppi, ti smarrisci. Chi ti ama ha unastretta al cuore: e se fosse qualcosa di grave? E se fosse Alzheimer? È così chequesto devastante terzo incomodo entra nella vita di Lino e Chicca, giornalistaFrancesca Neri e Fabrizio Bentivoglio in una scenadel film “Una sconfinata giovinezza”, di Pupi AvatiPerché proprio l’Alzheimer?Perché è diversa da tutte le altremalattie, proprio per questaregressione infantile che provoca. Ho avuto parecchiconsulenti che mi hanno confortato nella mia ipotesi: laprofessoressa Luisa Bartorelli, presidente del Centro AlzheimerRiuniti, il professor Roberto Bernabei, primariogeriatra al Gemelli di Roma, lo psichiatra Paolo Crepet.Era il ritorno all’infanzia che mi interessava di più.Come mai?Alla mia età sento il fascino del “ritorno a casa”. A miomodo regredisco, riscopro cose che avevo abbandonatoo dimenticato. Pensi che sono tornato a mangiaregolosamente gelati, che non toccavo da almeno cinquant’anni.Il semiologo Noam Chomsky ha studiatole origini del linguaggio attraverso le forme regressive,fino ad arrivare al nocciolo della comunicazione. Nelmio piccolo, uso il “ritorno indietro” per capire megliole persone. Le guardo e cerco di immaginarle com’eranoda piccoli, cerco di vedere il bambino che sono stateprima della professionalità, della durezza, della cosiddettamaturità. La regressione è un formidabile strumentodi indagine umana. Ed è anche tranquillizzante:la gente ti fa meno paura se la guardi come quelloche poteva essere e non è stato.La malattia come occasione di conoscenza?Ogni malattia è una rivoluzione, che rimette in gioco tuttala gerarchia dei tuoi valori. Io so cosa vuol dire ammalarsi.Nel 1988 ho avuto un infartomolto serio. Mentre miportavano in ospedale sentivogli infermieri che dicevano“questo non ce la fa”. È statoterribile. Avevo paura e ancora,vivendo con un cuore piùpiccolo, la paura è rimasta. Mane sono uscito rafforzato. Anchedal punto di vista creativo:il mio pensiero va più afondo, guardo il mondo conocchi diversi, sto più attento acose che prima magari nonavrei guardato. Sono orgogliosodel mio infarto. •8 - 201057
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