52SOCIETÀResilienza, saper affrontarele avversità della vitaLe persone che ci stupiscono sono quelle che sanno rimetterenella loro vita l’ago della bilancia al centro nonostantequesto sia spinto verso le difficoltà.La capacità di tradurre in risorsa lo svantaggiodi Antonio GulliLa resilienza è parte diun patrimonio che inpotenza ogni uomopossiede. Se io avessi rispostoa mia nonna, quandomi ha detto “non ti preoccupare,ogni male nonviene per nuocere”, che mistava insegnando la resilienza,questa dolce donnami avrebbe sicuramenteguardato strano e, forse,avrebbe maturato qualchedubbio sul fatto cheproprio tutto il male nonnuoce. Molto spesso le paroleci disorientano, mettendocinella condizionedi quasi incredulità sullaloro stessa esistenza. Trannepoi questi termini guadagnarel’attenzione deigrandi mass media e quindidiventare d’uso comune.Questo è quello cheoramai capita da diversotempo, appunto, alla parolaresilienza. Che cosa8 - 2010“Vedere le cosein prospettivae nutrire una visionepositiva di se stessi“significa? Di cosa si tratta?È una fortuna ricevuta persorte? È un modo di essereche si può imparare? Vasubito detto che questo termineè stato mutuato dalmodo con cui i fisici hannodefinito il fenomeno relativoalla capacità dei metallidi resistere a urti improvvisisenza spezzarsi o perderele proprie caratteristicheoriginarie. In sostanza,con questo termine si intendela “capacità di un materialedi resistere a deformazionio rotture dinamiche”(cfr., UTET, 1995).Nelle scienze umane e sociali,in generale, con questaparola si intende “la capacitàumana di affrontarele avversità della vita, superarlee uscirne rinforzatoo, addirittura, trasformato”(Grotberg, 1996).Possiamo paragonarci aimetalli? Sicuramente no,però possiamo dimostraredi averne alcune caratteristiche.Per cogliere meglioil senso e il significatodi questa potenzialitàumana può risultare utileavvalerci dell’esempio diun infartuato. Fino a vent’annifa coloro che sopravvivevanoad un attaccocardiaco pensavano didover fare una lunga convalescenza,di dover evitarequalsiasi stress, ancheminimo, di essere costrettiad abbandonare la propriaattività lavorativa econdurre un’esistenza all’ombradelle mura domestiche.Attualmente, semprecon una supervisionemedica appropriata, moltepersone che sono incorsein questo accidenteritornano a fare la vitanormale e ad avere la sensazionedi essere più “sanidi prima”. Se è vero chetanti progressi sono dovutialla medicina, molto è dovutoproprio a quel particolarestato d’animo, aquel modo tutto positivoche viene suggerito per affrontareil problema. Insostanza, l’affrontare lamalattia senza per questodefinirsi malati è un ottimoespediente. Già Montaignenel ’500 scrivevacome “il sapore del benee del male dipende in buonaparte dall’opinione chene abbiamo” e rivolgendosial male scriveva: “Tuhai un bel fare, dolore, eppureio non dirò che tu seimale”. Attualmente moltaparte della psicologia hafatto proprie queste convinzioni,istituendo dei verie propri corsi in cui sipuò imparare ad affrontaregli accidenti e le disgrazieche la vita ci mettedavanti in maniera dasfruttare questa nostra capacità.Sono dei corsi specificiin cui si può impararea creare dei rapportipositivi con il prossimo ead avere la capacità dichiedere aiuto e sostegnonei momenti di difficoltà;a evitare di vedere le crisicome problemi insormontabili;ad accettare il cambiamentocome fattore costituentela vita stessa; amuoversi perseguendo deipropri obiettivi; ad agirecon convinzione e non assumereatteggiamenti passivi;a imparare dal propriopassato anche quandoquesto si è presentatoavverso; a prendersi curadi se stessi mantenendouna visione fiduciosa rispettoalla vita. In sostanza,a vedere le cose in prospettivae a nutrire una visionepositiva di se stessi.Le tecniche per conseguirequesti obiettivi possonoessere le più varie. Unadi queste – al costo di unquaderno e di una penna– può essere quella di scriveree raccontare ciò cheaccade, descrivendo, oltreil trauma e l’evento stressante,sentimenti e pensierial riguardo. È utileaggiungere che il processodi oggettivazione messoin atto attraverso lascrittura permette di conoscercimeglio facendociguadagnare un certo distacco.Ma il modo sereno di vi-
SOCIETÀvere gli eventi meno favorevolidella vita può presentarsianche come un “dono”.Cioè essere l’espres sionedi uno “spirito ben nato” dalquale dipende la tranquillitànei momenti negativi odal possesso di un’animaben equilibrata che offrecoraggio e fermezza nelledifficoltà della vita. Questoè facile constatarloquando incontriamo uncerto tipo di persone. Lasensazione di stupore cheapre all’ammirazione ci faesclamare: “Che personastraordinaria!” E, in effetti,quando si incontranoqueste persone il riconoscimentodell’eccezionalitàè quasi un dovere. Nelsentire le loro storie e nelvedere il modo con cui sicomportano spesso ci avvertiamostimolati e, rispettoal modo con cui affrontiamoi nostri problemi,anche “più piccoli”.Sono persone che vivonoun successo profondo.Non quello consacrato dairotocalchi e – una volta sidiceva – dalla celluloide;non quello certificato dalconto in banca o da grandiacquisizioni di fette dipotere.E nemmeno dal possessodella fortuna di essere natibelli al punto di trovare con -senso e “por te aperte” ovunquesi rechino.Le persone che ci stupisconoe a cui accordiamo e riconosciamointimamenteun livello di straordinarietà,al contrario, solo raramentesono “belli, ricchi efamosi”; nella stragrandemaggioranza delle volte nonsono famosi, sono scarsamentebelli e, purtroppo,preda di problemi di salutee largamente poveri. Sonopersone che si possono incontraread ogni angolo distrada oppure in quella granparte di mondo dove vivereè veramente più duro espesso la vita è sempre inbilico. E allora: che cosa cifa dire che sono personemeravigliose? Si può risponderein maniera sintetica:sono persone che sannorimettere nella loro vita“l’ago della bilancia” alcentro nonostante questosia stato spinto verso il doloree le difficoltà. Sonopersone che chiaramenterivelano la loro natura delvivere attraverso la volontàdell’affermarsi; che sannorapportarsi al mondo“sensibile” come “specchio”,sapendo esprimereun rapporto con il propriocorpo, per esempio, comeuna manifestazione concretadi una volontà operanteche sa andare al di làsia della sofferenza che deldolore che questo può infliggere.In pratica – sembraproprio per una sortebenevola – queste personemettono in azione proprioquegli aspetti sopra indicati,sapendo tradurre inrisorsa lo svantaggio; sapendofronteggiare efficacementele contrarietà edare nuovo slancio allapropria esistenza. L’esposizionealle avversità sembrarafforzarle piuttostoche indebolirle. Esse tendenzialmentesono ottimiste,flessibili e creative; sannolavorare in gruppo e fannofacilmente tesoro delleproprie e delle altrui esperienze.Ma bisogna stare attentie riflettere sulle conseguenzeche in alcune occasioniquesta capacitàpuò avere. Il rischio è di farela fine dei marinai cui ilfilosofo Pirrone si rivolsequando, trovandosi su unbattello preda di una tempesta,mostrava a quelliche vedeva più atterritil’immagine del maiale imbarcatoil quale non mostravaalcuna preoccupazione.E con quell’esempio li incoraggiava.Dare dunqueil giusto peso alle cose cisembra sempre la strategiamigliore; non per altroperché è facile vedere che– come scrive Montaigne– “ciò che acuisce in noi ildolore o il piacere sia solol’acutezza del nostro intelletto”.•8 - 201053
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