Acqua la sfida del futuro

Domenica 27 maggio 2007
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PAESI NOSTRI
A sinistra
la nuova piazza
del paese
e nelle altre foto
le suggestive
immagini
del borgo vecchio
distrutto
dalle bombe
della II guerra
mondiale
Il borgo antico della memoria
San Pietro Infine, il paese rinato dalle bombe della II guerra mondiale
La storia la respiri. La tocchi
con mano. E ti resta
dentro. Queste le sensazioni,
le emozioni che suscita
una passeggiata tra le strade
del vecchio borgo di San
Pietro Infine. Un borgo
distrutto dai bombardamenti
della seconda guerra
mondiale. La distruzione di
San Pietro, del paese originario,
è, però, solamente
esteriore. Resta vivo, e
quanto mai solido, il ricordo
delle sofferenze della
comunità. E della sua rinascita.
Sono trascorsi sessant’anni
dalle battaglie
combattute in queste terre,
primo avamposto naturale
allo sbarco degli americani
a Salerno. Ma il tempo
sembra essersi fermato.
Posizionato al confine tra
tre regioni, Campania,
Molise e Lazio, San Pietro
Infine nasce nel decimo
secolo. Il nome originario
era Castrum Sancti Petri
‘ad flexa’. Quest’ultimo
toponimo si
spiega perché
l’antico villaggio
romano
si situava
al centro della
diramazione
di due
strade differenti:
una che
portava in
Campania,
l’altra in Molise.
Con il
tempo e l’evoluzione linguistica
da ‘ad flexa’ si è arrivati
all’attuale denominazione
di San Pietro Infine. Per
difendersi dall’arrivo dei
barbari, gli abitanti si trasferirono
sul Monte Sambucaro
costruendo il borgo,
con una struttura reticolare,
basata su tre assi principali
paralleli, tagliati da due
decumani. La vita scorreva
tranquilla, tra un pettegolezzo
alla fontana e la coltivazione
degli ulivi. Tutto
cambia con la guerra, destinata
a stravolgere la vita del
vecchio borgo. I Sanpietresi
si trovano a metà tra tedeschi
ed americani, facili
bersagli di entrambi. Il borgo
è oggetto di frequenti
Uno scenario
incantevole,
tra le macerie
le rovine
e i ricordi
di quella
tragedia
immane
bombardamenti. L’unico
modo per salvarsi è chiedere
aiuto alla montagna. E
così, a mani nude, vengono
scavate dieci grotte comunicanti,
in cui si assiepano
al riparo oltre cinqucento
abitanti. La vita all’interno
delle ‘grotti’ (così i cittadini
chiamano i rifugi di un
tempo) è resa ancora più
difficile dalle condizioni
igieniche precarie. Ogni
giorno, con qualsiasi condizione
climatica, gruppi di
sanpietresi percorrono chilometri
per prelevare qualche
bicchiere d’acqua alla
fontana della Vergine. Con
il rischio di morire sotto il
fuoco nemico e di non trovare
più le case di un
tempo. Le bombe fanno
crollare, uno dopo l’altro, i
simboli di San Pietro: il
municipio, la chiesa di San
Michele, il vecchio asilo, i
frantoi e le cisterne di raccolta
dell’acqua piovana. Le
stesse cisterne che i tedeschi
poi avvelenano per far
allontanare la popolazione
da quel borgo distrutto. O
per salvare i cittadini da
una morte sicura.
Il trauma della guerra si
riflette sulla scelta di
costruire il nuovo paese, in
pianura, lontano dal vecchio
centro abitato. Quasi a
voler recidere ogni legame
con tanta barbarie, i sanpietresi
scelgono di spostarsi.
Molti decidono di emigrare,
verso il Canada soprattutto.
Quelli che restano
cercano di riprendere
una
vita normale,
anche se, l’ombra
della guerra
continuerà
ad aleggiare sul
paese per anni.
San Pietro Infine
oggi appare
come un
paese tranquillo,
che si ritrova
nella sua
piazza principale, già ribattezzata
‘Trinità dei monti’
per la sua maestosa e affascinante
scalinata che conduce
alla chiesa di San
Nicola, costruita di recente
e custode del Crocifisso
scheggiato da un bombardamento,
ma rimasto miracolosamente
integro. Un
paese che combatte il progressivo
invecchiamento
della popolazione e la fuga
dei giovani. La scuola elementare,
ad esempio, è
composta da un unico ciclo,
mentre alle medie quest’anno
non si è formata la
prima classe. Ma il vecchio
borgo, quegli ‘sgarrupi’
prima dimenticati e consegnati
all’oblio, potrebbe
diventare la grande risorsa
di San Pietro Infine. Una
comunità che ha deciso di
non voler dimenticare, un
paese che vuole avere una
memoria, un borgo che sta
lì, con le sue montagne a
fare, beffardamente, da
eterne sentinelle.
Pagina a cura di
FABIO SETTA
DILETTA TURCO
I numeri
Provincia: Caserta
Comunità montana Monte
Santa Croce
Altitudine: 140 m s.l.m.
Superificie: 14,1 kmq
Abitanti: 1.011 (Sanpietresi)
Densità: 71,7 ab/Kmq
Famiglie: 406
Abitazioni: 504
Santo Patrono: SS. Maria
dell’Acqua (12 settembre)
Manifestazioni: Festa
dell’emigrante, Festa SS
Maria dell’Acqua, Giorno
della memoria,
Prodotti tipici: Olio d’oliva,
formaggi caprini, taralli
pepe e finocchietto
Come arrivare: da
Salerno A30 uscita Caserta
nord direzione Roma.
Proseguire fino al
casello di San Vittore del
Lazio. Percorrere la nazionale
Casilina per 1 Km.
Imboccare la statale Ss 6
fino al bivio di San Pietro
Infine.
Miracoli e misteri
C’era una volta
tanto tempo fa...
L’antico borgo di San Pietro Infine conserva,
tra le sue mura diroccate, la memoria
della storia ed il fascino del mistero.
Sono diversi, infatti, i miracoli e le leggende
tramandate di generazione in generazione,
che, ancora oggi, caratterizzano i
racconti degli abitanti.
Il più noto riguarda l’apparizione della
Vergine Maria dalle acque della fontana
del paese. Si narra che, il 13 settembre del
1100, la Madonna si manifestò ad una
pastorella. Alla giovane, di nome
Remigarda, fu chiesto di riferire quanto
accaduto all’intera popolazione, ma ella
non fu ascoltata, a causa della sua deformità
corporale. La Vergine, allora, trasformò
la fanciulla in una bellissima creatura.
Convinti del miracolo, i Sanpietresi
costruirono, nel luogo dell’apparizione,
un santuario, la Chiesa della SS Maria
dell’Acqua.
Tra i misteri della zona, celebre la pioggia
di pietre che colpì il paese diversi decenni
fa, senza creare nessun danno, nè ad
oggetti, nè a persone. Le pietre, si tramanda,
caddero dal palazzo Comparelli, che,
stando ad altri racconti popolari, non
concesse mai il dono di un figlio alle famiglie
che vi abitarono.
Arte contadina
La tradizione
della stramma
«All’età di dodici anni ho imparato l’arte
della stramma, ed ora, nel paese, questa
tradizione artigianale sta scomparendo
del tutto». La signora Maria Carmina, 84
anni ben portati, è una delle ultime rappresentanti
di questa antica arte di intreccio
della pianta boschiva della stramma,
vocabolo dialettale per indicare l’ampelodesma.
«Ricordo che durante tutto il
periodo estivo ci svegliavamo ogni mattina
alle tre per salire sul monte Sambucaro
a raccogliere la pianta. Per noi era un vero
e proprio lavoro, perchè i prodotti realizzati
erano merce di scambio con le comunità
vicine in un’epoca di stenti come il
dopoguerra». La raccolta della stramma,
ci racconta nonna Maria Carmina, si
effettua con una falce a seghetto. Dopo la
prima fase di essiccazione, la pianta viene
battuta con i mazzuocchi e resa malleabile.
L’ultima fase è quella della lavorazione
vera e propria. Stuoini, scope, cestini,
sporte, cappelli, tappeti, sono alcuni dei
prodotti realizzati con questa antica tradizione
che rischia, però, di estinguersi
definitivamente: «Purtroppo ai giovani
non sembra interessare l’artigianato di un
tempo» conclude la sorridente signora
Maria Carmina.
Le iniziative
Un museo
e un parco
per ricordare
San Pietro Infine e la
seconda guerra mondiale:
un binomio inscindibile. Il
celebre regista americano
John Houston, a cui è
dedicata una lapide, scelse
il paese per girare il suo
documentario sulla guerra,
La battaglia di San
Pietro, che sarebbe dovuto
servire da propaganda negli
Stati Uniti al fine di
convincere i giovani americani
ad arruolarsi. Adesso
i tristi eventi bellici che
hanno condizionato la
storia del piccolo borgo
casertano diventeranno
traino per il rilancio, economico
e turistico, della
zona. In estate vedrà luce
un museo tridimensionale
che ricostruirà il periodo
ante e post guerra: San
Pietro Infine sarà rappresentata
nel suo declino e
nella sua rinascita. Promotrice
del progetto,
l’amministrazione comunale
guidata dal sindaco
Fabio Vecchiarino: «Il
nostro obiettivo è incentivare
il turismo attraverso
il patrimonio storico che
ci contraddistingue. Questo
del museo è un progetto
partito da oltre tre anni,
tempo servito per realizzare
anche le infrastrutture
necessarie ad ospitare
gli appassionati ma soprattutto
le scuole». La
realizzazione è stata affidata
a Carlo Rambaldi, già
creatore di ET, l’extraterrestre
di Spielberg. Il
museo sarà allestito nel
vecchio frantoio all’ingresso
dell’antico borgo.
«Il museo, i cui lavori sono
coordinati dall’architetto
Paolo Vacca» prosegue
il primo cittadino
«sarà il fiore all’occhiello
del Parco della Memoria,
diretto dalla dottoressa Di
Florio. La nascita di questa
struttura rappresenta
per tutti i cittadini una
conferma ulteriore al
valore civile del paese, già
testimoniato dalla medaglia
d’oro che la nostra
comunità ha ricevuto nel
2003, in occasione del
60esimo anniversario della
liberazione ad opera
degli americani. Da San
Pietro Infine, d’altra parte,
ha avuto origine il secondo
risorgimento italiano».