Acqua la sfida del futuro
Acqua, la sfida del futuro - Scuola di Giornalismo - Università degli ...
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Domenica 27 maggio 2007<br />
Le nuove tecnologie<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> sicurezza rendono<br />
l’alta velocità un sistema<br />
trenta volte più sicuro<br />
<strong>del</strong>l’auto e cinque <strong>del</strong>l’aereo<br />
Le linee veloci<br />
L’alta velocità si sta diffondendo<br />
in Italia: dopo <strong>la</strong><br />
Torino-Novara e <strong>la</strong> Firenze-Roma-Napoli,<br />
da marzo<br />
2007 è attiva <strong>la</strong> Padova-<br />
Venezia. A settembre 2008<br />
sarà aperta <strong>la</strong> Mi<strong>la</strong>no-<br />
Bologna ed entro dicembre<br />
2009 verranno inaugurate<br />
<strong>la</strong> Bologna-Firenze e<br />
<strong>la</strong> Novara-Mi<strong>la</strong>no.<br />
Il prof. Piccolo e l’Ing. Pesce<br />
durante <strong>la</strong> giornata di studi<br />
Il treno <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />
UNIVERSITÀ E TERRITORIO 9<br />
A San Nico<strong>la</strong> Varco<br />
diventa intelligente<br />
Una giornata di studi<br />
per il trasporto ferroviario<br />
FRANCESCO DEFFERRARI<br />
I nuovi treni ad alta velocità,<br />
già in servizio sul<strong>la</strong><br />
Roma-Napoli e sul<strong>la</strong> Torino-Novara<br />
possono raggiungere<br />
e superare i 300<br />
km all’ora. A velocità così<br />
elevate, per riuscire a fermarsi<br />
in tempo è necessario<br />
un preavviso di almeno 10<br />
km. I vecchi semafori di<br />
segna<strong>la</strong>zione erano inadeguati,<br />
perché possono dare<br />
un preavviso di soli 4 o 5<br />
km. Per questo le ferrovie<br />
italiane, anche con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
<strong>del</strong>l’Università di<br />
Salerno che si è occupata<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> validazione <strong>del</strong> software,<br />
hanno sviluppato un<br />
sistema che può fermare<br />
automaticamente il treno se<br />
<strong>la</strong> linea non è libera, utilizzando<br />
una frequenza simile<br />
al Gsm dei telefonini. L’innovazione<br />
tecnologica nel<br />
segna<strong>la</strong>mento ferroviario<br />
per l’alta velocità è stata<br />
oggetto di una giornata di<br />
studi tenuta il 16 maggio<br />
al<strong>la</strong> Facoltà di Ingegneria<br />
dal dipartimento di ingegneria<br />
<strong>del</strong>l’informazione ed<br />
ingegneria elettrica diretto<br />
dal professore Antonio Piccolo,<br />
che da anni si occupa<br />
di trasporti.<br />
Il professore Vito Cardone,<br />
preside <strong>del</strong><strong>la</strong> facoltà, ha<br />
aperto i <strong>la</strong>vori sottolineando<br />
che «è fondamentale che<br />
nei trasporti i diversi settori<br />
<strong>del</strong>l’ingegneria si integrino,<br />
come accaduto in questa<br />
occasione, senza mai rimanere<br />
compartimenti stagni».<br />
L’assessore ai trasporti<br />
<strong>del</strong> comune di Salerno, Pasquale<br />
Amoroso, ha quindi<br />
aggiunto che «si sente l’esigenza<br />
di una comunicazione<br />
tra università e territorio<br />
per fornire servizi ai cittadini<br />
e creare sviluppo economico.<br />
Lo sviluppo <strong>del</strong> trasporto<br />
su ferro con sistemi<br />
interconnessi è un’esigenza<br />
fondamentale di cui il <strong>futuro</strong><br />
non può fare a meno per<br />
dare sollievo al problema<br />
<strong>del</strong> traffico privato».<br />
Per introdurre gli interventi<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> giornata l’ingegnere<br />
Antonio Pesce <strong>del</strong> CIFI,<br />
Collegio Ingegneri Ferroviari<br />
Italiani, ha tracciato<br />
una breve storia <strong>del</strong><strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione<br />
ferroviaria, anche<br />
perché il problema <strong>del</strong><br />
distanziamento dei treni è<br />
stato spesso <strong>la</strong> mol<strong>la</strong> per le<br />
innovazioni nel trasporto<br />
ferroviario. Se i primi treni<br />
partivano a tempo e si affidavano<br />
al “bastone pilota”,<br />
che <strong>la</strong>sciato in stazione dal<br />
Alta tecnologia, una nuova formazione<br />
Gli ingegneri di domani<br />
Il professore Antonio Piccolo, direttore <strong>del</strong><br />
dipartimento di ingegneria <strong>del</strong>l’informazione<br />
ed ingegneria elettrica, col<strong>la</strong>bora con <strong>la</strong><br />
Rete Ferroviaria Italiana e ha organizzato il<br />
convegno sull’innovazione tecnologica nell’alta<br />
velocità.<br />
Perché <strong>la</strong> tecnologia diventa così importante<br />
nel <strong>futuro</strong> dei trasporti?<br />
E’ una sicurezza non più meccanica ma attraverso<br />
un software che ha solo una possibilità<br />
di errore su un milione e fornisce<br />
quindi un’ottima garanzia di sicurezza.<br />
L’informatica permetterà anche nuovi sistemi<br />
di videosorveglianza nelle stazioni in cui<br />
un’intelligenza artificiale sarà capace di<br />
individuare situazioni critiche o pericoli,<br />
come i furti o il terrorismo. Il sistema dei<br />
trasporti è di per sé vulnerabile per dimensioni<br />
ed estensione, e l’innovazione può essere<br />
<strong>la</strong> risposta. Bisogna anche pensare a livello<br />
almeno regionale o nazionale, <strong>la</strong> dimensione<br />
locale per i trasporti ormai è<br />
superata, <strong>la</strong> pianificazione va rivista.<br />
Cambiano le esigenze <strong>del</strong><strong>la</strong> formazione<br />
Si, nel settore trasporti entrano nuove competenze,<br />
bisogna pensare a nuove <strong>la</strong>uree<br />
specialistiche, master e corsi di formazione<br />
che vadano oltre le competenze di base. Per<br />
ora l’offerta formativa è troppo poco tecnica,<br />
il settore trasporti è un segmento innovativo<br />
e bisogna formare profili dedicati ai<br />
percorsi <strong>del</strong>l’innovazione, come le tecniche<br />
di segna<strong>la</strong>zione di cui abbiamo par<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong><br />
giornata di studi.<br />
La col<strong>la</strong>borazione con le RFI continuerà?<br />
treno precedente garantiva<br />
<strong>la</strong> linea libera, il telegrafo ed<br />
il telefono iniziarono a semplificare<br />
le cose, sino ad arrivare<br />
ai blocchi e ai sistemi<br />
automatici di segna<strong>la</strong>zione<br />
per minimizzare il rischio di<br />
errori umani.<br />
L’alta velocità infatti, come<br />
sottolinea l’ing. Francesco<br />
Favo di RFI, è diventata un<br />
sistema sicuro perché «intrinsecamente<br />
non sicuro».<br />
Proprio <strong>la</strong> necessità di prevenire<br />
gli incidenti sui mezzi<br />
<strong>del</strong>l’alta velocità ha promosso<br />
infatti lo sviluppo di<br />
nuove tecnologie e ha fatto<br />
sì che il treno diventasse un<br />
mezzo di trasporto 30 volte<br />
più sicuro <strong>del</strong>l’auto e 5 volte<br />
più sicuro <strong>del</strong>l’aereo. I nuovi<br />
sistemi di sicurezza con<br />
antenna GSM-R sono già<br />
attivi dal<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> 2005 e<br />
l’obiettivo naturalmente è<br />
estenderli a tutte le linee <strong>del</strong><br />
paese.<br />
L’Italia è stata tra le prime<br />
nazioni europee ad adottare<br />
questo sistema, che sarà utilizzato<br />
presto anche dal<strong>la</strong><br />
Cina per 5000 km di linee<br />
ferroviarie, dal Canada e da<br />
altri paesi. Un sistema che è<br />
stato concepito a livello europeo<br />
ma sviluppato in Italia,<br />
e che nel 2006 ha vinto il<br />
primo premio <strong>del</strong> Symposium<br />
WCRR, il congresso<br />
mondiale <strong>del</strong> trasporto ferroviario.<br />
E’ nata già da 15 anni con l’Ansaldo e altre<br />
aziende <strong>del</strong> settore ferroviario, da due anni<br />
col<strong>la</strong>boriamo con RFI e il nostro <strong>la</strong>voro è<br />
servito per <strong>la</strong> validazione <strong>del</strong> software necessario<br />
all’alta velocità, per verificare se il<br />
flusso di operazioni portava al risultato prefissato.<br />
E’ un software che gestisce combinazioni<br />
molto complesse. Adesso abbiamo<br />
anche <strong>del</strong>le camere di compatibilità elettromagnetica,<br />
costate 2 milioni di euro, con<br />
cui dovremo testare i componenti e per<br />
verificare che le apparecchiature non siano<br />
influenzate dai campi elettromagnetici,<br />
come quelli dei cellu<strong>la</strong>ri.<br />
f.d.<br />
Oltre il fango<br />
un raccolto di libri<br />
SARA BOTTE<br />
C’è un posto non lontano da noi in cui anche i<br />
gesti più banali come accendere <strong>la</strong> luce o aprire<br />
un rubinetto sarebbero una conquista. E’ un<br />
posto ai più sconosciuto abitato da “invisibili”<br />
che si confondono nel buio in cui vivono. Una<br />
luce s’è accesa su di loro il 25 settembre 2006,<br />
giorno <strong>del</strong><strong>la</strong> manifestazione di denuncia e sensibilizzazione<br />
svoltasi a Salerno, a cui hanno partecipato<br />
1000 immigrati marocchini, “gli immigrati<br />
di San Nico<strong>la</strong> Varco”, una località nei pressi<br />
di Eboli.<br />
San Nico<strong>la</strong> Varco è una tragica realtà in cui, in<br />
un fabbricato che sarebbe dovuto essere un<br />
mercato ortofrutticolo mai messo in funzione e<br />
abbandonato, vivono 600 immigrati senza luce,<br />
né acqua, in condizioni igieniche <strong>del</strong> tutto inappropriate.<br />
Dopo il 25 settembre qualcosa è cambiato,<br />
grazie a un intervento da parte <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
regione Campania che ha stanziato 50.000 euro<br />
per i primi interventi di bonifica emergenziale.<br />
Questi fondi hanno permesso di rimuovere i<br />
mucchi di spazzatura rimasti ed accumu<strong>la</strong>tisi<br />
per oltre 15 anni, hanno dato vita ad un bagno<br />
collettivo e all’ instal<strong>la</strong>zione di un impianto di<br />
illuminazione, purtroppo ancora inutilizzato in<br />
attesa <strong>del</strong> contratto con l’Enel.<br />
Mani tese<br />
agli immigrati:<br />
<strong>la</strong> Cgil<br />
e i volontari<br />
organizzano<br />
una scuo<strong>la</strong><br />
e un presidio<br />
sanitario<br />
Ma <strong>la</strong> prima richiesta fatta dagli<br />
immigrati, per lo più ragazzi, è<br />
stata una scuo<strong>la</strong>, un posto in cui<br />
poter imparare a leggere e scrivere<br />
in italiano e integrarsi sotto<br />
tutti gli aspetti, quindi anche<br />
linguistici, avendo nel proprio<br />
progetto migratorio di rimanere<br />
in Italia. Da questa esigenza è<br />
nata un’iniziativa <strong>del</strong><strong>la</strong> CGIL di<br />
Salerno che ha deciso di instal<strong>la</strong>re<br />
un prefabbricato per realizzare<br />
una scuo<strong>la</strong> di alfabetizzazione<br />
e un presidio sanitario a<br />
San Nico<strong>la</strong> Varco. Il presidio sanitario è stato<br />
necessario dato il tipo di <strong>la</strong>voro svolto dagli<br />
immigrati impegnati in agricoltura nel<strong>la</strong> piana<br />
<strong>del</strong> Sele, a contatto quotidiano con pesticidi e<br />
fitofarmaci altamente tossici usati senza precauzioni<br />
e istruzioni. E’ nato grazie al <strong>la</strong>voro di<br />
sette volontari che formano una equipe di specialisti<br />
tra cui un dermatologo, un infettivologo,<br />
un cardiologo, un urologo, un dentista, in aiuto<br />
ai problemi quotidiani, aggravati dalle pessime<br />
condizioni igieniche causate dal degrado abitativo.<br />
Anche <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> è stata realizzata grazie<br />
all’aiuto di sette volontari, giornalisti, professori,<br />
<strong>la</strong>ureandi vicini al<strong>la</strong> CGIL e al mondo cattolico.<br />
Da qui l’iniziativa “dona un libro a un immigrato”<br />
che ha coinvolto tutti i bambini <strong>del</strong>le scuole<br />
elementari di Salerno e provincia nel donare i<br />
propri testi usati per l’istruzione di base. Il progetto<br />
ha avuto un ottimo riscontro, e a ha permesso<br />
di arrivare al “primo giorno di scuo<strong>la</strong> a<br />
San Nico<strong>la</strong> Varco”, un inizio di cambiamento<br />
per le seicento anime, le prime lettere nel deserto.<br />
Destini messi a dura prova dal loro vissuto<br />
che li ha portati in Italia speranzosi<br />
“Volevo trovare il mio <strong>futuro</strong>”, racconta Ismail<br />
venti anni marocchino, “quando devi partire è<br />
pieno di persone che ti dicono vieni qui poi ti<br />
aiutiamo noi, ma quando arrivi cambiano faccia”.<br />
Cerchiamo di guardare in faccia questi<br />
ragazzi restituendogli <strong>la</strong> dignità di cui sono stati<br />
privati, rinchiusi in un ghetto scuro di incomunicabilità.