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Acqua la sfida del futuro

Acqua, la sfida del futuro - Scuola di Giornalismo - Università degli ...

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EDITORIALE<br />

5<br />

Fecondo<br />

è il principio<br />

di non<br />

appagamento<br />

e preziosa<br />

<strong>la</strong> sete<br />

di giustizia<br />

ma <strong>la</strong> soluzione<br />

terroristica<br />

è il modo<br />

più sicuro<br />

per paralizzare<br />

l’uno e l’altra<br />

Emilio Rossi con Giovanni Paolo II<br />

e in basso con Indro Montanelli.<br />

Entrambi gambizzati dalle Br trent’anni fa<br />

Terrorismo: assoluto disprezzo per le alternative e desiderio di morte e megalomania<br />

Contrassegno di un’epoca<br />

<br />

Guardando al passato<br />

occorrono normalità<br />

non statica ma paziente,<br />

continuità non indulgente,<br />

cambiamento nel profondo<br />

EMILIO ROSSI<br />

Da ragazzo sentivo par<strong>la</strong>re, al più, <strong>del</strong><br />

terrorismo <strong>del</strong>l'Ottocento russo e/o<br />

genericamente anarchico, come di<br />

deviazione rara. Non avevo letto Malraux.<br />

Mai avrei immaginato di dover un giorno e a<br />

lungo convivere, persino rimanendovi coinvolto<br />

personalmente, con un terrorismo assunto,<br />

su varia sca<strong>la</strong>, a contrassegno di un'epoca.<br />

Cercar di capire perché ciò sia potuto accadere<br />

porta lontano, porta in profondità nei<br />

meandri e negli abissi <strong>del</strong><strong>la</strong> preistoria. Non é<br />

un caso che Glucksmann, all’indomani <strong>del</strong>l'11<br />

settembre, si sia richiamato a Dostoevskij.<br />

Non è un caso che più recentemente<br />

Enzensberger si sia rifatto al<strong>la</strong> biografia tragicamente<br />

simbolica <strong>del</strong> “perdente Radicale”,<br />

per denunciare nel terrorismo “un amalgama<br />

di desiderio di morte e di megalomania”.<br />

Come a dire che terreno di incubazione <strong>del</strong><br />

terrorismo è <strong>la</strong> disperazione, generata dall'impotenza<br />

e spinta a sbloccarsi nell'ebbrezza<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> distruttività e persino <strong>del</strong><strong>la</strong> auto<br />

distruttività. Chissà se le cose stanno proprio<br />

così e solo così. Anche perché c'è terrorismo<br />

e terrorismo, con note in parte comuni o per<br />

lo meno affini, in parte diverse e radicalmente<br />

diverse. Basti pensare da un <strong>la</strong>to (estremismo<br />

is<strong>la</strong>mista) al terrorismo a sfondo religioso,<br />

orientato sul miraggio di una corposa<br />

ricompensa ultraterrena e preceduto da un<br />

ammirato consenso comunitario per il martire:<br />

remunerazione quest'ultima che può<br />

essere presente anche in certe forme di terrorismo<br />

di minoranza (basco o ir<strong>la</strong>ndese, ad<br />

esempio). Dall'altro <strong>la</strong>to, invece, l’attenzione<br />

va al terrorismo che Alberto Ronchey definisce<br />

endogeno, al terrorismo occidentale anti<br />

sistema, marcatamente ideologico, esercizio<br />

di violenza in funzione di un’utopia rivoluzionaria<br />

assunta ad assoluto (è il caso <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

R.A.F. tedesca e <strong>del</strong>le Brigate Rosse in Italia).<br />

Da situazioni di partenza e di prospettiva<br />

assolutamente differenti, emerge l'evidenza<br />

di tratti comuni: una insostenibilità reale, o<br />

presunta, <strong>del</strong>l'esistente, una cultura <strong>del</strong>l'impazienza<br />

e <strong>del</strong><strong>la</strong> radicalità, <strong>la</strong> presunzione di<br />

un progetto da perseguire quale che ne sia il<br />

prezzo, anche a carico di innocenti, un<br />

invincibile disprezzo per le alternative, per<br />

valori altri, per <strong>la</strong> pietà<br />

quasi fosse tradimento,<br />

infine una sorta di ascesi<br />

ob<strong>la</strong>tiva come giustificazione<br />

e persino motivazione<br />

nobilitante, per intanto<br />

rimunerata col conseguimento<br />

oggi si direbbe di<br />

una <strong>del</strong>irante "second life",<br />

di un gioco di ruolo nel<br />

caso disumano e tutt’altro<br />

che virtuale. Tutto questo o<br />

qualcosa <strong>del</strong> genere può in<br />

effetti apparentare fenomeni<br />

diversi, addirittura<br />

antagonistici, come quelli<br />

su un versante alimentati<br />

dall’integralismo religioso<br />

o su tutt'altro versante da<br />

inquadrare in una immaturità<br />

di ritorno, in un tendenziale<br />

nichilismo. Si direbbe:<br />

ma<strong>la</strong>ttia <strong>del</strong>l'infanzia<br />

o ma<strong>la</strong>ttia <strong>del</strong><strong>la</strong> senescenza.<br />

Qualche indicazione<br />

ne viene anche per dare<br />

una fisionomia - più azzardata<br />

sarebbe una prognosi<br />

- <strong>del</strong> terrorismo nostrano.<br />

Che oggettivamente rive<strong>la</strong> una sua esasperata<br />

artificiosità e gratuità, un suo provincialismo<br />

insieme acerbo e decadente, come di<br />

esercitazione fuori luogo e fuori stagione,<br />

priva di efficacia strategica fosse pure semplicemente<br />

simbolica. Non perché l'Italia sia<br />

una democrazia ideale, terra di libertà sempre<br />

responsabile, luogo di legalità, di povertà<br />

sconfitte, di carichi equamente distribuiti, di<br />

correttezza comunicativa, di condivisione<br />

In Italia, egoismi settoriali, rissosità endemica,<br />

voglia di sottrarsi al<strong>la</strong> fatica e al sacrificio<br />

continuano ad essere ma<strong>la</strong>nni<br />

che richiedono cure opposte a nuove avventure,<br />

a violenze e a devastazioni di coscienze<br />

pronta al<strong>la</strong> faticosa opera comune, al<strong>la</strong> ricerca<br />

<strong>del</strong> bene comune e <strong>del</strong>l'amicizia civica.<br />

Ma perché, al contrario, le cose che non<br />

vanno, gli egoismi settoriali, <strong>la</strong> rissosità<br />

endemica, il furbesco arrangiarsi al<strong>la</strong> giornata,<br />

<strong>la</strong> voglia di sottrarsi al<strong>la</strong> fatica e al sacrificio,<br />

<strong>la</strong> stessa micro o macro criminalità, proprio<br />

perché hanno radici antiche cui si sono<br />

aggiunte via nuove negligenze, sono ma<strong>la</strong>nni<br />

che richiedono cure opposte a nuove avventure,<br />

a nuove faziosità e violenze<br />

e devastazioni di coscienze<br />

e di convivenze.<br />

Gli appelli al<strong>la</strong> nazionalità e<br />

alle regole comuni non sono<br />

prediche di anime belle o,<br />

peggio, espedienti di comodo.<br />

Appartengono a una<br />

terapia salva vita. Non di assalti<br />

traumatici, non di azzardi<br />

disperati abbiamo bisogno.<br />

Al contrario di normalità<br />

paziente ma non statica, di<br />

continuità non indulgente,<br />

di cambiamento nel profondo<br />

e nel<strong>la</strong> continuità. Dobbiamo,<br />

col tempo che ci<br />

vorrà, diventare un paese<br />

serio. Fecondo è il principio<br />

di non appagamento, preziosa<br />

è <strong>la</strong> sete di giustizia<br />

ma <strong>la</strong> violenza terroristica è<br />

il modo più sicuro per paralizzare<br />

l’uno e l’altra, anzi<br />

per ribaltarli. Con <strong>la</strong> violenza<br />

terroristica non si fanno<br />

passi in avanti, si rischia di<br />

farne rovinosamente all’indietro.<br />

L'Italia ha non uno ma più<br />

passati gloriosi al suo attivo.<br />

Ed é, <strong>la</strong> sua, una dotazione<br />

forse unica. Ha però anche<br />

pesanti tare e con i precedenti<br />

che ci troviamo alle<br />

spalle, nel<strong>la</strong> rischiosa imprevedibilità<br />

che, più che<br />

mai in passato, contraddistingue<br />

il panorama mondiale,<br />

non possiamo permetterci<br />

distrazioni, tanto<br />

meno <strong>la</strong> pratica di sport<br />

estremi.<br />

Esplorando giorno dopo<br />

giorno l’aerofotografia <strong>del</strong> nostro tessuto<br />

nazionale, dobbiamo prendere sul serio ogni<br />

segnale appena rilevabile di malessere strisciante<br />

e di possibile degenerazione patologica.<br />

E segnali purtroppo ci sono in varie<br />

sedi.<br />

La ragione farebbe prevedere che nuovi f<strong>la</strong>gelli<br />

terroristici non si sviluppino, trovando<br />

anticorpi più che in passato. Ma <strong>la</strong> prudenza<br />

in questo campo e con i nostri trascorsi non<br />

é mai eccessiva.<br />

E prudenza vuol dire, ad esempio, vigi<strong>la</strong>nza<br />

verso ogni cattivo maestro. Vuol dire anche<br />

impegno - per ciascuno nel proprio ruolo - a<br />

far migliore il Paese, correggere quelle trasandatezze,<br />

quelle smagliature di regole a<br />

vantaggio <strong>del</strong> proprio “particu<strong>la</strong>re”, quelle<br />

iniquità anche omissive che <strong>del</strong>l'eversione<br />

terroristica mai saranno giustificazione, ma<br />

oggettive condizioni di colposo favoreggiamento.

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