gustolocale rivista gennaio 2008
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L’educazione e le buone maniere sono in via di estinzione, la voglia<br />
di lavorare anche e così pure l’assunzione di responsabilità.<br />
È risaputo che ci si sposa sempre più tardi, che si comincia a<br />
parlare di figli e famiglia dopo i trent’anni e che le coppie tendono<br />
a sciogliersi come neve al sole alla prima difficoltà. Ma va tutto<br />
bene: facciamo festa, divertiamoci e soprattutto, non facciamoci<br />
delle domande per non correre il rischio di non saperci dare<br />
delle risposte. Il lavoro del cuoco, del cameriere, del lavapiatti<br />
è un’occupazione troppo invadente, troppe ore, troppo poco<br />
tempo libero, troppi giorni di festa occupati, troppe occasioni di<br />
divertimento perdute. Lasciamolo fare agli extracomunitari che<br />
hanno bisogno e non si lamentano anche se prendono poco e<br />
pazienza se praticano altre religioni, perché tanto con un pezzo di pane e formaggio, una zuppa e un’insalata si<br />
possono combinare.<br />
Tutti i giorni o quasi mi chiamano gestori e proprietari di locali pubblici chiedendomi nominativi di cuochi e camerieri<br />
con un po’ di esperienza da inserire nell’attività e quasi sempre non so trovare una soluzione al loro problema.<br />
Poi ci sono i “solisti”, coloro che creano i piatti e la “linea” di cucina a loro immagine e somiglianza, magari lamentandosi<br />
periodicamente perché la clientela è poca e il locale non decolla. Tutto deve essere fatto dalle loro mani<br />
perché un qualsivoglia intervento altrui risulterebbe “inquinante”. D’altro avviso sono coloro che in un ristante non<br />
ci sono mai o quasi mai, presi come sono dai viaggi, dalle manifestazioni, dalle amicizie mondane, dal marketing<br />
e così via. Infine ecco quelli che invece ci sono sempre, che lavorano in famiglia, che hanno la moglie in sala o<br />
in cucina, la suocera che prepara torte e pasta fatta in casa, il suocero che fa le commissioni e va al mercato, il<br />
fratello o la sorella che, finite le otto ore in fabbrica, il sabato e la domenica danno una mano dove serve senza<br />
mai guardare l’orologio e fare domande.<br />
Un grande mondo dentro la medesima attività, situazioni del tutto diverse che “confluiscono” nel piatto del commensale<br />
per cercare di dargli felicità. Ognuna di queste persone agisce con la convinzione di essere nel giusto,<br />
salvo andare letteralmente “in panico” quando alle 11 e 30, con il personale seduto a mangiare, arrivano la finanza,<br />
i NAS, l’ispettorato del lavoro, l’ufficio igiene, la polizia provinciale e quella forestale che controlla lo spiedo. Questo<br />
è il nostro lavoro, un’autentica passione, che può finire da un momento all’altro per la più banale delle cause.<br />
Desidero augurare a tutti quelli che fanno questo mestiere meraviglioso e dannato di trovare un po’ di tranquillità,<br />
un po’ di tempo da dedicare a loro stessi e alle loro persone care. E se questo dovesse significare un piccolo<br />
spicchio di guadagno mancato, ben venga: la salute e la serenità non hanno prezzo!<br />
BUON ANNO A TUTTI<br />
Anno nuovo, vita vecchia<br />
Amedeo Sandri<br />
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