Manuale di Esperanto (pdf) - Federazione Esperantista Italiana
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Bruno Migliorini <strong>Manuale</strong> <strong>di</strong> <strong>Esperanto</strong><br />
NOTA DEL REVISORE<br />
Rivedere il "<strong>Manuale</strong> <strong>di</strong> <strong>Esperanto</strong>" <strong>di</strong> Bruno Migliorini è un compito imbarazzante; è un pò<br />
come rivedere la traduzione della Bibbia fatta da San Girolamo. Si tratta, infatti, <strong>di</strong> un testo<br />
che per la larghissima <strong>di</strong>ffusione avuta nei suoi settanta e più anni <strong>di</strong> vita e per la<br />
competenza dell'autore si presenta come un testo classico <strong>di</strong> cui sembra sacrilego<br />
spostare anche solo una virgola.<br />
Tuttavia, per sod<strong>di</strong>sfare le richieste degli insegnanti <strong>di</strong> averne una versione aggiornata,<br />
che potesse continuare a circolare in Italia secondo il desiderio espresso da Elio e Bruno<br />
Migliorini, è stato necessario cimentarsi nell'impresa.<br />
Illustro ora i criteri seguiti.<br />
Si è proceduto, innanzitutto, ad un confronto dell'ultima e<strong>di</strong>zione con l'e<strong>di</strong>zione originale<br />
del 1923 (Migliorini 1923), allo scopo <strong>di</strong> eliminare piccoli errori spesso involontariamente<br />
accumulatisi nelle molteplici e<strong>di</strong>zioni successive.<br />
A questo punto si è fatta una rilettura critica della parte "spiegazioni grammaticali", cioè la<br />
prima parte <strong>di</strong> ogni lezione.<br />
Le variazioni del testo italiano resesi necessarie per il sapore un po’ "arcaico" <strong>di</strong> alcune<br />
parole ed espressioni sono state minime, nell'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> una decina. Si tratta <strong>di</strong> un piccolo<br />
ulteriore esempio della "conservatività" dell'italiano, o almeno dell'italiano usato nei testi<br />
scolastici, illustrata da B. Migliorini in tante delle sue opere sull'italiano.<br />
Le variazioni "<strong>di</strong> merito" sono state sostanzialmente solo due.<br />
La prima riguarda il morfema end, che, essendo stato ufficializzato dall'Accademia <strong>di</strong><br />
esperanto negli anni cinquanta, non poteva ovviamente essere trattato nel 1923.<br />
La seconda riguarda un confronto poco chiaro fra i morfemi op e foj. La scarsa chiarezza<br />
forse è dovuta ad un uso particolare del morfema op, che comunque non è stato possibile<br />
accertare in altre grammatiche dell'epoca, né si presenta nell'uso linguistico attuale.<br />
Si è anche spostato da una lezione alla successiva la spiegazione del morfema in per<br />
motivi <strong>di</strong> opportunità <strong>di</strong> trattazione insieme ad altri suffissi.<br />
È stato esaminato anche il problema della terminologia grammaticale usata da B.<br />
Migliorini, ma sostanzialmente essa è stata lasciata immutata. Migliorini, come è chiaro,<br />
scriveva per il pubblico colto del suo tempo. Non sarebbe del tutto<br />
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