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Tingitanus Zoubeir ben Bouchta Asma Gherib

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Tingis:<br />

Volevi dire i giardini delle mie nonne Esperidi!<br />

Deianira:<br />

Le coincidenze del cielo hanno voluto che diventassero le<br />

mie. Gli dèi avevano confidato ad Ercole dove si trovavano<br />

le mele d’oro e lui ha subito ubbidito al richiamo di Atene,<br />

chiedendo al gigante Atlante di portargli le mele. Vedere<br />

Atlante con le mele d’oro in mano era come un miracolo, ma<br />

egli, avido, si impossessò delle mele. Tra i due sarebbe<br />

scoppiata una guerra se ad Ercole non fosse balenata in<br />

mente l’idea di fingere la spossatezza a causa del peso che<br />

portava sulle proprie spalle, il peso dell’universo. Infatti, con<br />

la scusa di voler mettere un cuscino sulle spalle e sistemare<br />

meglio il carico, chiese ad Atlante di reggere il peso del cielo<br />

al suo posto. Atlante, caduto nel tranello, lasciò cadere<br />

i pomi d’oro, Ercole li raccolse subito e, come un lampo,<br />

volò via per restituirli alle dee d’Olimpia che rimisero i pomi<br />

nel loro giardino offrendolo ad Ercole come dimora del suo<br />

regno fino a quando non avesse portato a termine le dodici<br />

fatiche. Oh giardino delle Esperidi! Giardino d’amore<br />

<strong>ben</strong>edetto dai pomi d’oro!<br />

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