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Mondo pomodoro<br />
Zuppiere, vasi, telefoni e auto-tubetti<br />
(vedi foto), ma anche oggetti di arredamento,<br />
arte, letteratura, cinema e fumetti:<br />
benvenuti nel mondo in cui tutto è a<br />
forma di pomodoro! Completano questa<br />
bizzarra collezione un pomodoro gigante<br />
e una raccolta di oltre 30 esemplari di<br />
apriscatole, concessi al museo dal collezionista<br />
Carlo Grandi. Spazio anche al<br />
pomodoro nella gastronomia, con l’evoluzione<br />
di ricette e ricettari nel tempo.<br />
rimentale delle Conserve, avviene<br />
un balzo qual<strong>it</strong>ativo enorme per<br />
innovazione tecnologica, assistenza<br />
alle imprese, controllo di<br />
qual<strong>it</strong>à e commercializzazione.<br />
È qui – e non altrove - che nasce<br />
la Food Valley. «Per questo<br />
– prosegue Giancarlo Gonizzi,<br />
coordinatore dei Musei del Cibo<br />
- il Museo del Pomodoro è strategico:<br />
esso collega, da un punto<br />
di vista storico, tutti gli altri musei.<br />
Anche geograficamente Giarola<br />
rappresenta una sorta di cerniera<br />
che unisce la Bassa (Soragna,<br />
Museo del Parmigiano) con Felino<br />
(Museo del Salame), con il futuro<br />
Elio taglia il nastro<br />
L’inaugurazione del Museo del Pomodoro<br />
avverrà sabato 25 e domenica 26 settembre<br />
2010. Sabato, dalle 10, spazio al<br />
convegno “Il pomodoro a Parma: storia,<br />
imprend<strong>it</strong>orial<strong>it</strong>à e gusto”, con interventi<br />
di Tullio Gregory, Giorgio Calabrese,<br />
Davide Paolini e Giancarlo Gonizzi.<br />
Alle 12.30 taglio del nastro e vis<strong>it</strong>a<br />
guidata al Museo. Il giorno successivo,<br />
invece, alle 21 si terrà “W la pappa col<br />
pomodoro”, il concerto di Elio e i Filarmonici<br />
di Busseto (ad ingresso libero).<br />
Museo-Cantina del Vino nella Rocca<br />
di Sala Baganza e con il Museo<br />
del Prosciutto di Langhirano,<br />
dando corpo a un vero e proprio<br />
<strong>it</strong>inerario di turismo gastronomico».<br />
«Il comp<strong>it</strong>o di questo museo<br />
- spiega infine Pier Luigi Ferrari,<br />
vicepresidente della Provincia di<br />
Parma con delega all’Agricoltura,<br />
nonché presidente del Distretto<br />
del Pomodoro - andrà oltre la funzione<br />
di custodire la memoria di<br />
un grande passato: dovrà invece<br />
essere occasione di sviluppo per<br />
un settore produttivo che, seppur<br />
colp<strong>it</strong>o dalla crisi, rimane uno dei<br />
comparti strategici del terr<strong>it</strong>orio».<br />
Il PUNTO<br />
DI ILARIA GANDOLFI<br />
Redattrice C<strong>it</strong>tàcheCambia - gandolfi@edicta.net<br />
la nostra storia<br />
in barattolo<br />
IN QUESTO NUMERO C<strong>it</strong>tàcheCambia esce dai confini<br />
urbani. Non andiamo, però, troppo lontano: in effetti Giarola<br />
– prima convento, quindi corte agricola e poi ancora<br />
fabbrica di conserva e caseificio – rimase per molti anni<br />
alla dirette dipendenze della magistratura c<strong>it</strong>tadina: solo<br />
nel 1806 divenne una frazione dipendente da Collecchio.<br />
Ma la riqualificazione della corte mer<strong>it</strong>a queste pagine soprattutto<br />
perché quello diventerà il luogo in cui il nostro<br />
terr<strong>it</strong>orio darà memoria dell’alchimia che ha reso Parma<br />
“cap<strong>it</strong>ale del cibo”. Con buona pace dei suoi cugini più famosi,<br />
Mister Prosciutto e Sua Maestà Parmigiano Reggiano,<br />
è con Re Pomodoro – come spiega in queste pagine<br />
Giampaolo Mora dei Musei del Cibo - che è nata la Food<br />
Valley. In ogni caso questa g<strong>it</strong>a fuori porta mi fa felice:<br />
innanz<strong>it</strong>utto perché il pomodoro è bello. Esteticamente,<br />
dico. Mette allegria, fa venire l’acquolina. Il suo colore, la<br />
forma tondeggiante: c’è qualcosa di più emblematico del<br />
rapporto tra eros e gusto? Inoltre, parlare di cibo significa<br />
inev<strong>it</strong>abilmente raccontare la storia degli uomini: vuol dire<br />
ricordare la loro fatica, l’ingegno, il cuore, la mente. Mia<br />
nonna ab<strong>it</strong>ava a strada Elevata, proprio di fianco allo stabilimento<br />
della Rizzoli (vi immaginate, ora, una fabbrica di<br />
acciughe a due passi dal Barilla Center?). Certi giorni dalle<br />
finestre entrava un profumo – quello della m<strong>it</strong>ica salsa<br />
segreta – che a noi nipoti faceva venire una fame, ma una<br />
fame... La nonna - che per anni in quella fabbrica aveva<br />
lavorato: puliva le acciughe ad una ad una - sorrideva con<br />
malinconia della nostra acquolina e diceva che a lei, ormai,<br />
quell’odore dava la nausea. Tant’è. Ma ora mi basta<br />
il sapore di un’acciuga per tornare bambina, sul terrazzo<br />
della via Emilia, con la nonna a innaffiare i fiori. La storia<br />
del cibo è sempre una storia di famiglia.<br />
la storia: da monastero a<br />
fabbrica di conserve<br />
Le prime notizie su Giarola risalgono alla<br />
metà dell’Undicesimo secolo, quando divenne<br />
sede di un piccolo nucleo monastico<br />
intorno al quale si formarono una chiesa,<br />
stalle e vaccherie, ab<strong>it</strong>azioni, un mulino<br />
e un caseificio. All’inizio del quindicesimo<br />
secolo il luogo fu aspramente conteso durante<br />
la lotta tra le fazioni delle più importanti famiglie parmigiane;<br />
nel 1451 osp<strong>it</strong>ò il duca Francesco Sforza in viaggio nel Parmense,<br />
e vi si accampò parte dell’eserc<strong>it</strong>o dei Collegati comandato<br />
da Francesco II Gonzaga alla vigilia della Battaglia del Taro del 6<br />
luglio 1495. Verso la fine del 1800 avvenne l’alienazione delle<br />
terre di Giarola alla famiglia Montagna: furono loro a imprimere<br />
alle coltivazioni un andamento sempre più rivolto all’industria agroalimentare,<br />
cedendo fabbricati e terreni a t<strong>it</strong>olo di aff<strong>it</strong>to a diversi<br />
conduttori. La fabbrica di conserve iniziava la lavorazione nel<br />
1907 come Lisoni, Maghenzani & C; divenne poi “d<strong>it</strong>ta Giovanni<br />
Jenni” e infine “Conserve Azzali”, dal 1946 ai primi anni Sessanta,<br />
quando cessava la propria attiv<strong>it</strong>à.<br />
IL MESE MAGAZINE settembre 2010 [15]