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Economia Contro la crisi Parma potenzia la filiera 52,5 milioni di euro la cifra investita nel parmense: la Regione premia 12 progetti su pomodoro, carne, parmigiano e grano biologico Una risposta alla necessità di rilanciare l’economia rurale. Questo il senso dei finanziamenti stanziati dalla Regione Emilia Romagna per i progetti di filiera nel parmense: un investimento di 52,5 milioni di euro, di cui oltre 14 milioni pubblici e il rimanente proveniente da fondi privati, destinati a 12 progetti riguardanti 170 imprese. Dodici progetti per dodici catene produttive, di cui 10 costituite da nuove aggregazioni di imprese. «Questa - sottolinea l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni - è la nostra risposta alla crisi: i progetti di filiera tendono infatti a rendere il prodotto agricolo difficilmente sostituibile da quelli presenti sul mercato nazionale ed internazionale. In questo senso il L’assessore regionale Tiberio Rabboni: «Il territorio di Parma si è mosso con prontezza e lungimiranza» territorio parmense si è mosso con prontezza e lungimiranza». «Sono cifre importanti - gli fa eco Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia di Parma - utili a qualificare quella produzione rurale, che per noi va di pari passo con la valorizzazione del territorio». Diversi i settori coinvolti nell’ambizioso finanziamento: cinque progetti provengono dalla montagna, altrettanti dal settore lattiero caseario, dove la parte del leone la fa il Parmigiano Reggiano, i cui produttori hanno saputo svilup- [38] settembre 2010 IL MESE MAGAZINE pare una grande capacità aggregativa che ha coinvolto aziende agricole, caseifici, allevamenti e imprese, tutti alla ricerca di una forma di commercializzazione più efficace. Due progetti riguardano il pomodoro, due la carne, uno attiene al grano biologico, due alla filiera del legno. Aziende di giovani» ha spiegato il vicepresidente della Provincia Pier Luigi Ferrari, «più aperte all’innovazione. Da tutto il territorio hanno concorso all’iniziativa della Regione, che ringraziamo per l’impegno e l’impulso dato ad aggregarsi in filiera. Oggi quest’approccio è fondamentale per affrontare la crisi di reddito dell’agricoltura: legando il prodotto all’industria di trasformazione, al mercato e al consumatore finale, la si può superare». Tra i progetti che riceveranno finanziamenti, spicca sicuramente per originalità quello riguardante il grano biologico: capofila del progetto sarà l’azienda “Conti Angelo”, che gestisce il mulino di Fornovo, la quale ha coinvolto numerose aziende delle nostre colline e delle nostre montagne per valorizzare il grano biologico prodotto nel parmense. Riguarda i prodotti biologici anche il progetto portato avanti dal Consorzio Oasi Nevianese, che ha riunito consorzi e produttori locali del settore lattiero caseario. Infine, di grossa rilevanza il progetto di cui capofila è Copador: una delle aziende leader nel settore dei pomodori ha riunito alcune aziende del territorio per realizzare un intervento sulla struttura di Collecchio con la creazione di nuove linee, oltre che per commercializzare nuovi prodotti. [Matteo Sartini] I NUMERI 170 le imprese coinvolte dai 12 progetti di filiera del parmense che hanno ricevuto il finanziamento regionale: un investimento di 52,2 milioni di euro, di cui oltre 14 pubblici due i progetti finanziati Legno ed energia pulita per la montagna Dei 5 progetti di filiera afferenti alla montagna finanziati dalla Regione Emilia Romagna, due riguardano il settore del legno. Il primo è stato elaborato e condotto dal Consorzio delle Comunalie Parmensi e prevede il rafforzamento dell’integrazione tra proprietari di boschi e imprese di trasformazione e commercializzazione: le ditte boschive coinvolte potranno migliorare il loro parco macchine, in modo da garantire una migliore imprenditorialità per l’esbosco, lo stoccaggio e la prima lavorazione, mentre i proprietari forestali avranno la possibilità di realizzare miglioramenti boschivi, di adeguare la viabilità e di vendere il legname. Il secondo progetto, promosso dal Consorzio volontario Forestale Monte Fuso, prevede che le aziende agro-forestali di base forniscano il legname che verrà trasformato dalle aziende in cippato: metà del cippato sarà utilizzato dall’impresa stessa, mentre l’altra metà sarà venduta direttamente sul mercato o all’impresa di commercializzazione. [M.S.]
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