Ndrangheta a Lecco_#7E45 - Trasparente
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La mafia in Lombardia<br />
di Lorenzo Frigerio – Libera Lombardia<br />
Milano nuova frontiera del crimine organizzato. Nonostante le numerose avvisaglie delle<br />
infiltrazioni mafiose nel territorio lombardo, per molti anni si è sostenuto tutt’al più che<br />
Milano fosse solamente il centro del riciclaggio del denaro sporco. Il capillare<br />
insediamento della mafia in Lombardia va invece fatto risalire agli inizi degli anni<br />
Sessanta, quando i boss si stabilirono a Milano e nell’hinterland.<br />
1960-1970: il decennio dell’iniziale “contagio”<br />
Tra i primi ad arrivare Giuseppe Doto, più conosciuto come Joe Adonis, cresciuto alla<br />
scuola di don Vito Genovese in America, durante il proibizionismo. Uscito di scena nel<br />
1962 Lucky Luciano, Doto gli subentrò nella gestione degli affari delle cosche al Nord:<br />
bische, night club, estorsioni e anche traffico di stupefacenti e preziosi, stando ai rapporti<br />
della questura di Milano. Nel maggio 1963, a conferma della presenza mafiosa, in viale<br />
Regina Giovanna, in uno scontro a fuoco tra le cosche rivali della prima guerra di mafia, fu<br />
ferito Angelo La Barbera. Quando, nel 1971, il vecchio Doto fu inviato al confino, ormai era<br />
troppo tardi: proprio l’estensione, nel 1965, del provvedimento di confino anche ai mafiosi<br />
produsse, infatti, un massiccio “esodo” di uomini delle cosche nel Nord Italia e il<br />
conseguente rafforzamento delle stesse attività illecite.<br />
Anni Settanta: Luciano Liggio e i sequestri di persona<br />
Nel 1970 Milano era ormai una base operativa dei siciliani, tanto che a giugno vi si tenne<br />
un’importante riunione con Gerlando Alberti, Giuseppe Calderone, Tommaso Buscetta,<br />
Gaetano Badalamenti, Totò Riina e Salvatore “Cicchiteddu” Greco, l’ex capo della<br />
commissione. Nel corso degli anni Settanta, arrivarono in Lombardia Gerlando Alberti,<br />
Gaetano Carollo, i fratelli Fidanzati e poi, tra i tanti, i Ciulla, i Guzzardi e i Bono. Arrivò<br />
anche Luciano Liggio che, nel 1972, diede il via all’intensa stagione dei sequestri di<br />
persona: tra le sue vittime più illustri gli imprenditori Pietro Torielli e Luigi Rossi di<br />
Montelera. Tradito da un’intercettazione telefonica, la “primula rossa” fu arrestata il 16<br />
maggio 1974, in via Ripamonti. Quello che si aprì nel 1975 contro Liggio e trenta imputati<br />
fu un vero e proprio processo di mafia, come ricordato dalla Commissione parlamentare<br />
antimafia nella relazione del 1976. In essa si registrò con preoccupazione l’avanzata delle<br />
cosche al Nord, certamente favorita, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta,<br />
dall’invio al confino di quasi 400 uomini che, oltre ai sequestri, si dedicarono alle rapine, al<br />
contrabbando di tabacchi, stupefacenti e pietre preziose e al fiorente mercato dell’edilizia,<br />
controllando il lavoro nero nei cantieri di Milano e dell’hinterland.<br />
Anni Settanta: Francis Turatello, il re delle bische<br />
Negli stessi anni si affermò sulla scena criminale Francis Turatello, detto “Faccia d’angelo”<br />
fin dai tempi in cui muoveva i primi passi in periferia. Il feroce criminale, noto<br />
inizialmente più per le scaramucce con Renato “Renè” Vallanzasca, s’impadronì in seguito<br />
del controllo delle tante bische clandestine sparse in città e del giro della prostituzione.<br />
L’appartenenza alla mafia di Turatello fu sempre discussa, ma è certo che Cosa Nostra gli<br />
permise affari, tradizionalmente considerati “disonorevoli”, ma utili a distogliere<br />
l’attenzione delle forze dell’ordine dal traffico di stupefacenti e dal riciclaggio di denaro<br />
sporco. Turatello e la sua banda, composta per lo più da catanesi, si dedicarono con<br />
successo anche alle rapine e ai sequestri di persona, in società con la gang dei marsigliesi di<br />
Albert Bergamelli. Dopo l’arresto del 2 aprile 1977 in piazza Cordusio, “Faccia d’angelo”<br />
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