Ndrangheta a Lecco_#7E45 - Trasparente
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come Corsico, Buccinasco, Trezzano sul Naviglio, per citare i casi più clamorosi, caddero<br />
sotto il dominio dei calabresi che si specializzarono nelle rapine e nei sequestri di persona.<br />
L’ingombrante presenza dei calabresi inizialmente causò il feroce scontro con le altre<br />
organizzazioni, che fece guadagnare a Milano la terza posizione nella graduatoria delle<br />
città con il maggior numero di omicidi. Superata ben presto la fase conflittuale, i vertici<br />
della mafie operanti in città si accordarono per gestire il traffico di droga e il nuovo<br />
business del contrabbando di armi.<br />
1990: scoppia la “Duomo Connection”<br />
16 maggio 1990: l’arresto di Tony Carollo, figlio del vecchio boss Gaetano, ucciso a Liscate<br />
(MI) nel 1987, diede avvio alla cosiddetta “Duomo Connection”, l’inchiesta che confermò i<br />
legami e le connivenze di politici lombardi con la criminalità organizzata mafiosa. Partite<br />
nel 1988 da alcune intercettazioni e pedinamenti dei Carabinieri, le indagini in un primo<br />
momento svelarono un traffico di stupefacenti gestito insieme da siciliani e calabresi e poi<br />
portarono alla scoperta delle collusioni tra mafiosi e alcuni esponenti della pubblica<br />
amministrazione del Comune di Milano, aventi per scopo la gestione pilotata di<br />
lottizzazioni miliardarie. Furono chiamati in causa anche il sindaco Paolo Pillitteri e<br />
l’assessore all’urbanistica Attilio Schemmari, entrambi socialisti, ma solo il secondo fu<br />
condannato per abuso d’ufficio. Il processo, iniziato nel 1991, dopo le condanne di primo e<br />
secondo, nel 1995 fu annullato dalla Cassazione per irregolarità nelle intercettazioni e nel<br />
1996 trasferito a Brescia, dopo le proteste delle difese contro i ricorsi presentati della<br />
Procura.<br />
1993-1997: la stagione delle grandi inchieste e i primi maxi processi<br />
Tra il 1992 e il 1993 i collaboratori di giustizia Antonio Zagari e Saverio Morabito per primi<br />
rappresentarono con dovizia di particolari il pericolo costituito dalla ‘ndrangheta in<br />
Lombardia, parlando dei suoi circa ventimila affiliati e della ramificazione delle sue<br />
attività. Nel 1993 forze dell’ordine e magistratura sferrarono i primi colpi mortali alle<br />
cosche guidate dai nuovi padrini delle mafie attive al Nord: le più importanti operazioni<br />
furono “Wall Street”, “Count Down”, “Hoca Tuca”, “Nord - Sud”, “Belgio” e “Fine”. Nei<br />
quattro anni seguenti i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia milanese<br />
svilupparono una quarantina di inchieste, che portarono all’arresto di circa tremila<br />
persone per associazione mafiosa con l’apporto di oltre cento collaboratori di giustizia:<br />
furono così sgominate le organizzazioni che ruotavano attorno ai siciliani Carollo,<br />
Fidanzati, Ciulla e ai calabresi Flachi, Coco Trovato, Papalia, Sergi e Morabito e<br />
Paviglianiti, per ricordare solo i più noti. Nel 1995 si aprirono i primi maxiprocessi alle<br />
mafie di Milano e Lombardia e nel 1997 alcuni di questi si sono chiusi con pesanti<br />
condanne per gli imputati. Dalle sentenze, che confermarono in larga parte l’impianto<br />
accusatorio, emerse la nuova realtà mafiosa di questo fine decennio al Nord: venne infatti<br />
provato che a Milano e in Lombardia la ‘ndrangheta aveva esteso la sua potenza ai massimi<br />
livelli di pericolosità e che aveva stipulato con la mafia e la camorra una sorta di patto<br />
federativo per la gestione dei grandi traffici illeciti, su tutti quello della droga.<br />
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