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Ndrangheta a Lecco_#7E45 - Trasparente

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vincere, di debellare, ma di contenere. Mi fido della mia professionalità, sono convinto<br />

che con un abile, paziente lavoro psicologico si può sottrarre alla Mafia il suo potere. Ho<br />

capito una cosa, molto semplice ma forse decisiva: gran parte delle protezioni mafiose,<br />

dei privilegi mafiosi certamente pagati dai cittadini non sono altro che i loro elementari<br />

diritti. Assicuriamoglieli, togliamo questo potere alla Mafia, facciamo dei suoi dipendenti<br />

i nostri alleati".<br />

Si va a pranzo in un ristorante della Marina con la signora Dalla Chiesa, oggetto misterioso<br />

della Palermo del potere. Milanese, giovane, bella. Mah! In apparenza non ci sono guardie,<br />

precauzioni. Il generale assicura che non c'erano neppure negli anni dell'antiterrorismo.<br />

Dice che è stata la fortuna a salvarlo le tre o quattro volte che cercarono di trasferirlo a un<br />

mondo migliore.<br />

"Doveva uccidermi Piancone la sera che andai al convegno dei Lyons. Ma ci andai in<br />

borghese e mi vide troppo tardi. Peci, quando lo arrestai, aveva in tasca l'elenco<br />

completo di quelli che avevano firmato il necrologio per la mia prima moglie. Di tutti<br />

sapevano indirizzo, abitudini, orari. Nel caso mi fossi rifugiato da uno di loro, per<br />

precauzione. Ma io precauzioni non ne prendo. Non le ho prese neppure nei giorni in cui<br />

su "Rosso" appariva la mia faccia al centro del bersaglio da tirassegno, con il punteggio<br />

dieci, il massimo. Se non è istigazione ad uccidere questa?"<br />

Generale, sinceramente, ma a lei i garantisti piacciono?<br />

Dagli altri tavoli ci osservano in tralice. Quando usciamo qualcuno accenna un<br />

inchino e mormora: "Eccellenza”.<br />

Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso da Cosanostra il<br />

3 settembre 1982. Il Generale dei Carabinieri arrivò a<br />

Palermo poco dopo l'omicidio del segretario regionale del<br />

Partito Comunista Italiano, Pio La Torre, ad opera della<br />

mafia il 30 aprile '82. Non appena giunse a Palermo, Dalla<br />

Chiesa richiese immediatamente uomini e mezzi per poter<br />

contrastare lo strapotere di Cosanostra. Chi glielo aveva<br />

promesso si rimangiò la parola data. Dalla Chiesa restò solo,<br />

disarmato. Scelse allora di operare una virata culturale nella<br />

lotta alla mafia: andò nelle scuole, parlò con studenti e<br />

cittadini palermitani. Assicurare i diritti che lo stato s'era<br />

scordato di garantire, questo il suo obiettivo.<br />

Il sindaco di Palermo Martellucci e il presidente della Sicilia D'Acquisto non furono<br />

gregari quanto piuttosto delatori istituzionali.<br />

La mafia non ci mise troppo. Avendo scelto coscientemente di sfidare Cosanostra,<br />

Dalla Chiesa pagò il conto la sera del 3 settembre 1982. Un commando composto da<br />

una decina di uomini strinse la A 112 guidata dalla moglie del Generale, Emanuela<br />

Setti Carraro, in via Carini. Pino Greco, Calogero Ganci e Antonino Madonia<br />

spararono con un AK47. Dalla Chiesa e sua moglie morirono all'istante, l'agente<br />

Domenico Russo spirò poco dopo in ospedale. Un cittadino palermitano, poco dopo<br />

la strage, scrisse su un muro di via Carini “qui è morta la speranza dei siciliani<br />

onesti”.<br />

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