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Ndrangheta a Lecco_#7E45 - Trasparente

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70 usurai della 'ndrangheta sotto processo: nel Lecchese<br />

strangolavano le aziende in difficoltà<br />

70 persone rinviate a giudizio per prestito a usura e reati connessi nell'ambito<br />

dell'inchiesta sull'organizzazione degli strangolatori d' aziende sgominata nel 1991: si<br />

apre oggi a <strong>Lecco</strong> il maxiprocesso.<br />

Si parla di mafia e delle sue connessioni con l' economia lecchese al maxiprocesso che<br />

si apre quest' oggi al palazzo di giustizia di via Cornelio, presidiato per evitare problemi<br />

di ordine pubblico. Davanti al giudice delle indagini preliminari sfileranno, infatti, la<br />

settantina di persone per le quali il sostituto procuratore della Repubblica, Luigi<br />

Bocciolini, ha chiesto il rinvio a giudizio per prestito a usura e reati connessi nell'<br />

ambito dell' inchiesta sull' organizzazione degli "strangolatori d' aziende" sgominata a<br />

fine ' 91. Le indagini congiunte di magistratura, carabinieri e polizia, ma soprattutto i<br />

minuziosi controlli contabili di centinaia di aziende e persone singole da parte della<br />

Guardia di finanza, alzarono un coperchio su un giro miliardario e tagliarono i tentacoli<br />

di una piovra del prestito ad usura che aveva stretto la gola a numerosi operatori<br />

economici del Lecchese in difficolta' . Reclamando il pagamento del prestito concesso e<br />

degli esorbitanti interessi, la gang riusciva ad obbligare gli imprenditori a cedere le loro<br />

attivita' . In qualche caso i "clienti" dovevano entrare essi stessi, dietro minacce piu' o<br />

meno velate, nell' organizzazione criminale per contattare le vittime successive o<br />

aiutare nel riciclaggio del denaro. Un' inchiesta che aveva tolto a <strong>Lecco</strong> la maschera di<br />

"isola felice" al riparo dal grande crimine. Tanto piu' che e' arrivata a ridosso dell'<br />

incriminazione di Franco Trovato Coco, boss della ' ndrangheta in Lombardia con casa,<br />

affetti e affari in citta' , e dell' operazione "Wall Street", coordinata dal sostituto<br />

procuratore della direzione distrettuale antimafia, Armando Spataro, che hanno<br />

definitivamente fatto entrare il nome della citta' manzoniana tra quelle usate dalla<br />

grande criminalita' per riciclare il denaro, con l' arresto di persone appartenenti alle<br />

famiglie Coco, Flachi' e Schettini, di cui si e' tra l' altro tornati a parlare in citta' anche<br />

sabato con l' udienza del tribunale per le misure di pubblica sicurezza e sorveglianza<br />

speciale. Dunque una stretta connessione di fatti e di episodi in un disegno criminale<br />

che di giorno in giorno si fa piu' chiaro. <strong>Lecco</strong> veniva usata proprio per riciclare il<br />

denaro della droga e convertirlo in attivita' piu' "pulite". Non per niente tra le posizioni<br />

che il gip Giovanni Gatto dovra' oggi esaminare vi e' quella di Vincenzo Musolino,<br />

cognato di Coco, anche lui gia' in carcere e indagati in entrambe le inchieste, come in<br />

quelle dei pannelli solari d' oro e dei rifiuti tossici. Lo stesso questore Lorenzo<br />

Chernetig e il presidente del tribunale Nicola Laudisio, entrambi alle prime battute in<br />

citta' , hanno confermato che il Lario e' ormai da tempo terreno di grande e piccola<br />

criminalita' dalle radici ben salde nella societa' civile. Proprio in questa stagione di lotta<br />

che richiede, come ha detto ancora il questore, un lavoro minuzioso "delle forze dell'<br />

ordine e di tutte le categorie della societa' , dalla pubblica amministrazione alla chiesa e<br />

fino al cittadino comune", le "colpe" della giustizia lecchese (carenze di organico e<br />

logistiche, un settore civile paralizzato) si fanno ancora piu' sentire. Cinquemila<br />

pratiche si trascinano da quasi trent' anni e gli avvocati lecchesi minacciano, se la<br />

situazione non si risolvera' , di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell' uomo.<br />

Franca Gerosa<br />

27 ottobre 1993<br />

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