Ndrangheta a Lecco_#7E45 - Trasparente
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18 lecchesi e un 53enne di Olgiate arrestati dalla Polizia<br />
dell’operazione “Oversize”. Il Nord terra di “riciclaggio”.<br />
600 pagine di ordinanze, oltre 200 capi di accusa, 37 arresti, 5 ricercati, 6 anni di<br />
indagini e oltre 500 uomini fra Polizia di Stato di <strong>Lecco</strong>, Milano e Gico (Gruppo<br />
d`Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza). Sono<br />
questi alcuni dei numeri dell’operazione “Oversize” portata a termine nella notte fra<br />
lunedì 11 e martedì 12 dicembre dagli uomini della Polizia di Stato che ha assestato<br />
un duro colpo alla malavita organizzata operante sull’asse Calabria, Lombardia e<br />
Svizzera. Ad illustrare i particolari della vicenda, nello specifico sul troncone<br />
lecchese, sono stati stamane il questore dottor Vincenzo Ricciardi, il capo della<br />
squadra mobile Fabio Mondora, il capo di Gabinetto Angela Spada e il capo del<br />
settore prevenzione Andrea Maria Atanasio. Il concentramento di forze, come<br />
spiegato, è avvenuto alle 3 di martedì 12 dicembre presso il reparto della squadra<br />
mobile di Milano.<br />
60 pattuglie “miste”, fra agenti della polizia e baschi verdi, hanno dato il via<br />
all’operazione che ha rastrellato rappresentanti di spicco della ‘ndrangheta locale in<br />
stretto collegamento con la terra calabrese. Nel corso delle perquisizioni sono stati<br />
sequestrati 100mila euro in denaro contante, provento delle attività illecite, armi da<br />
guerra (fucili, pistole con matricola abrasa, bombe a mano,..) e ora la guardia di<br />
finanza procederà alla confisca di beni mobili ed immobili. Le indagini, come<br />
dicevamo, erano partite nel 2000 a seguito di alcuni reati per traffico di<br />
stupefacenti coordinati dal dottor Luca Masini, in particolare “Mala Avis” e “Cani<br />
della montagna”. Da queste indagini era emerso che la famiglia Coco Trovato<br />
dominava incontrastata sulla zona, controllando le attività illecite connesse allo<br />
spaccio di droga: in pratica non esisteva nessun spacciatore, italiano o straniero, che<br />
non dovesse far capo a tale nucleo. Messa a conoscenza della vicenda la DDA<br />
(Direzione Distrettuale Antimafia) aveva dato il via ad una vera e propria<br />
operazione di intelligence con intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese,<br />
pedinamenti finchè si era giunti alla ‘ndrina collegata con altre calabresi. Era<br />
emerso così uno scenario che pochi si immaginavano.<br />
Dopo gli arresti eccellenti del 1992, il clan dei Trovato era tornato ad essere attivo in<br />
particolare nelle province di <strong>Lecco</strong>, Milano, Como, Bergamo e Varese, creando uno<br />
strettissimo legame con la propria terra d’origine, la Calabria appunto. Per precise<br />
disposizioni la Lombardia era deputata ad essere la zona del riciclaggio di denaro e<br />
del transito di droga verso la Svizzera. Per nessuna ragione nella fiorente regione<br />
del nord dovevano essere compiuti omicidi o regolamenti di conti. Per questi affari<br />
la terra deputata era la Calabria. Dalla Lombardia (dove dal 1992 non si sono più<br />
registrati omicidi di mafia) poi transitavano anche le armi provenienti dalla<br />
Svizzera e dirette verso il sud Italia. Il clan criminale aveva messo in essere un<br />
impianto accuratissimo e dettagliato, studiato nei minimi particolari che aveva<br />
portato all’arricchimento spropositato di moltissimi suoi componenti. Fra i capi di<br />
imputazione c’è anche l’accusa di omicidio spiccata al figlio di Mario Coco Trovato,<br />
Giacomo, uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Francesco Durante, 28enne<br />
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