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Ndrangheta a Lecco_#7E45 - Trasparente

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<strong>Lecco</strong> Operai clandestini pestati a sangue se si opponevano alle<br />

angherie. Si sospettano legami con la 'ndrangheta.<br />

«Schiavi» nei cantieri, arrestati sei imprenditori<br />

Sembra Castelvolturno, sembra di stare nei campi di pomodoro della Puglia e<br />

invece siamo nei cantieri edili della Lombardia. L' Italia si scopre una e<br />

indivisibile quando c' è di mezzo lo sfruttamento di immigrati costretti a<br />

lavorare in nero e a vivere in tuguri senz' acqua né luce. La polizia di <strong>Lecco</strong> ha<br />

arrestato sei imprenditori edili accusati di aver fatto lavorare senza nessuna<br />

tutela e con un salario da fame una decina di manovali nordafricani, privi di<br />

permesso di soggiorno. Estorsione, lesioni, favoreggiamento e sfruttamento<br />

della manodopera clandestina sono l' «etichetta» che il codice ha messo su<br />

una indagine scaturita dalla coraggiosa denuncia di uno degli immigratischiavi.<br />

Non è stato facile convincerlo a collaborare, visto che i suoi datori di<br />

lavoro per zittirlo erano arrivati a puntargli un coltello alla gola e a ferirlo; ma<br />

in cambio della rottura del silenzio il marocchino rimarrà in Italia con un<br />

permesso di soggiorno almeno temporaneo. Gli arrestati - tutti piccoli<br />

imprenditori, titolari di cantieri per villette o case da ristrutturare - hanno in<br />

alcuni casi precedenti per estorsione e usura; alcuni di loro sono imparentati<br />

con esponenti di famiglie della ' ndrangheta. In carcere sono finiti Angelo<br />

Alippi, di Abbadia Lariana, Fabio Castagna di Pasturo, Angelo Musolino di<br />

<strong>Lecco</strong> e Salvatore Marino di Mandello. Provvedimento restrittivo anche per<br />

Severino e Angelo Angora di Oggiono. Secondo la ricostruzione fatta dal capo<br />

della Mobile lecchese Silvio Esposito e dal pm Tommaso Buonanno i<br />

clandestini erano reclutati attraverso un passaparola: veniva promesso solo<br />

un salario in nero di poche centinaia di euro più l' alloggio. Che però<br />

consisteva in una garage o in un sottoscala senza luce, acqua né servizi<br />

igienici. I pochi soldi promessi, nella maggior parte dei casi, non sono mai<br />

stati versati - stando alle testimonianze raccolte in corso d' indagine -<br />

nonostante gli operai venissero fatti lavorare fino a 14 ore al giorno. Dieci le<br />

vittime individuate, ma il turn over sui cantieri degli schiavi sarebbe stato<br />

vorticoso: i più resistevano al massimo un mese, un mese e mezzo e poi<br />

gettavano la spugna cercando un altro impiego. Chi rimaneva e reclamava i<br />

propri diritti diventava oggetto di minacce e botte. La Questura di <strong>Lecco</strong> ha<br />

anche accertato un caso di estorsione ai danni di un imprenditore della zona<br />

da parte degli arrestati: era stato concordato l' acquisto di un' azienda, ma<br />

dopo il versamento di una caparra, l' affare era sfumato. Anziché restituire il<br />

denaro, gli arrestati ne avevano preteso altro.<br />

Claudio Del Frate<br />

3 ottobre 2008, Il Corriere della Sera<br />

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