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Ndrangheta a Lecco_#7E45 - Trasparente

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Maxi-processo De Pasquale, 30 anni al «clan»<br />

I fratelli Ernesto e Beppino ne dovranno scontare 11 e 8, l’accusa ne aveva chiesti diciotto<br />

a testa<br />

La “stangata” che ci si attendeva non è arrivata. Al maxi-processo al clan De Pasquale -<br />

14 imputati in tutto, accusati di 30 reati a vario titolo (associazione a delinquere,<br />

detenzione e spaccio di droga, possesso di armi, ricettazione, truffa e contraffazione) -<br />

la sentenza di primo grado ha ridimensionato le richieste del pm Luca Masini. Dopo<br />

due ore di camera di consiglio, il giudice Ambrogio Ceron ha letto la sentenza alle 12.15<br />

di ierinell’aula al primo piano del Palazzo di Giustizia.<br />

Le pene più consistenti sono toccate - come ci si attendeva - al «boss» del clan, Peppino<br />

De Pasquale e al fratello Ernesto: 8 anni e 4 mesi al primo e 11 anni e 5 mesi al secondo,<br />

a cui si aggiungono il pagamento delle spese legali e l’interdizione dai pubblici uffici<br />

fino a che non sarà scontata la pena. Per entrambi il pm Masini nella sua requisitoria,<br />

durante l’udienza del 20 aprile scorso, aveva chiesto una pena di 18 anni e 6 mesi e<br />

complessivamente condanne per oltre sessant’anni.<br />

Una riduzione che si spiega in parte col fatto che il collegio giudicante ha respinto di<br />

fatto i due capi d’accusa più pesanti: il reato associativo e lo spaccio. Le condanne degli<br />

altri co-imputati (tutti obbligati a pagare le spese processuali): 4 anni e 4 mesi per<br />

Daniele Pozzi di Solza, considerato l’uomo incaricato delle truffe alle banche; 3 anni e 4<br />

mesi Sami Chabchoubi, tunisino residente a Monte Marenzo, accusato di estorsione;<br />

un anno e 3 mesi per Antonio Molinari di Brescia, che era accusato di essere invece il<br />

falsificatore; un anno a Genevieve Marie Azzolini di Seregno; 4 mesi a Donato<br />

Gabellone di Bonate Sopra e infine due mesi (pena sospesa) per Claudia Mora, la<br />

moglie del «boss».<br />

Sono stati assolit i restanti sei imputati nel maxi-processo. Si tratta di Bruno De<br />

Pasquale di Carenno (per cui è stata chiesta l’immediata sospensione dei domiciliari),<br />

Angelina De Pasquale di Monte Marenzo; Cosimo De Pasquale, Luca Gerardo De<br />

Pasquale e Salvatore De Pasquale (tutti di Calolziocorte) Vincenzo Cattaneo di Calusco.<br />

«Mi sento moderatamente soddisfatto - ha commentato l’avvocato Luciano Bova, che<br />

difendeva la maggior parte degli imputati (e anche quelli con le posizioni più pesanti) -.<br />

A fronte di quelle che erano state le richieste del pm, è evidente che la sentenza<br />

ridimensiona la posizione dei miei assistiti».<br />

Il giudice Ceron non ha ravvisato il reato dell’associazione a delinquere, sul quale il<br />

sostituto procuratore Masini aveva in prevalenza costruito il proprio impianto<br />

accusatorio. Anche la non recidività del reato ha influito sulla mitezza delle pene. «Se si<br />

fosse provata la reiteratezza infraquinquennale - aggiunge Bova - sarebbe subentrata la<br />

legge Cirielli con un aumento di due terzi della pena. Se farò appello? Attendo che il<br />

collegio depositi le motivazioni e dopodiché deciderò se appellarmi». Di sicuro si<br />

appellerà Claudio D’Ercole, difensore di Daniele Pozzi.<br />

«Ritengo eccessiva la pena comminata al mio assistito», ha spiegato il legale.<br />

Soddisfatto invece Paolo Camporini, legale di Bruno De Pasquale. «La sentenza ha<br />

demolito l’impianto accusatorio - spiega l’avvocato di Como - e sono soddisfatto<br />

soprattutto per il mio cliente». Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 45<br />

giorni. Da lì scatterà il termine del ricorso (già nell’aria) del pm.<br />

Andrea Morleo<br />

12 maggio 2009, Il Giorno<br />

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