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Ndrangheta a Lecco_#7E45 - Trasparente

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La famiglia De Pasquale a capo del clan<br />

Ruoli, gerarchie e compiti imprescindibili<br />

L’operazione “Ferrus equi” ruota attorno agli esponenti di spicco della<br />

famiglia De Pasquale, domiciliata a Calolziocorte, che nel corso degli anni si<br />

erano spartiti alcuni settori della malavita e al loro interno avevano creato un<br />

vero e proprio clan con tanto di gerarchia e compiti.<br />

A capo di tutto la guardia di finanza ha rintracciato Peppino De Pasquale,<br />

classe 1962, nativo di Bergamo ma residente a Calolziocorte. Recidivo, già<br />

condannato per estorsione, rissa, detenzione illegale di armi, dall’agosto del<br />

2006 era libero per effetto dell’indulto. Provvedimento di cui, tuttavia, l’uomo<br />

ha “beneficiato” per mettere assieme altri affari malavitosi. Con il fratello<br />

Ernesto, infatti, era il promotore dell’associazione a delinquere sgominata<br />

dagli inquirenti e a suo carico sono state spiccate nuove accuse quali il<br />

favoreggiamento di un latitante, falso in atti pubblici, detenzione di droga e<br />

armi. Figura autorevole all’interno del clan, era lui che presiedeva le riunioni<br />

e, nel momento delle decisioni, gli spettava il beneplacito e, in sostanza,<br />

l’ultima parola. È stato arrestato lo scorso 20 novembre e tradotto in carcere.<br />

Ernesto De Pasquale, classe 1968, era il braccio destro del fratello Peppino.<br />

Recidivo, finito in carcere nuovamente dopo il beneficio dell’indulto è<br />

indagato anche per minacce e percosse nonché per truffa e favoreggiamento<br />

di latitante. E’ lui il titolare del ristorante di Monte Marenzo, ex Quadrifoglio,<br />

ora da Ernesto dove si era recato assieme ad altre persone il finanziere<br />

coinvolto nell’inchiesta. Cosimo De Pasquale alias Cocò, altro fratello,<br />

indagato per associazione a delinquere favoreggiamento di latitante, truffa nel<br />

settore delle banche e di privati, nel corso delle perquisizioni del 2005 si era<br />

autoaccusato di detenere in prima persona delle armi, senza coinvolgere così i<br />

fratelli. Essendo incensurato avrebbe di certo ottenuto dei benefici. Residente<br />

a Calolziocorte, classe 1960 ha l’obbligo di firma.<br />

De Pasquale Salvatore alias Turi, papà di Emanuela Francesca, classe 1949,<br />

nativo di Vibo Valentia dopo essere stato condannato in via definitiva per<br />

tentato omicidio volontario aveva beneficiato in appello del patteggiamento e<br />

dell’indulto, tornando libero. L’uomo, al momento detenuto in carcere, è<br />

indagato per associazione a delinquere e detenzione di armi. Il suo compito,<br />

infatti, era quello di occultare il munizionamento e le armi da fuoco. Solo lui,<br />

infatti, sapeva dove tutta la merce era stata riposta (sotterrata, incastonata in<br />

alcuni muri perimetrali, nascosta nella stalla fra i maiali,…) e nel corso delle<br />

intercettazioni i finanzieri sono riusciti a sentire l’indicazione che l’uomo<br />

forniva alla figlia Emanuela per far sparire alcune armi, non opportunamente<br />

occultate.<br />

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