Ndrangheta a Lecco_#7E45 - Trasparente
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I locali alla moda, le pizzerie per le famiglie, i palazzi in centro. La<br />
criminalità al Nord non investe in Borsa, ma in attività<br />
economiche che ci riguardano molto da vicino<br />
Lì in riva all’Idroscalo di Milano, la megadiscoteca Café Solaire crea quasi un effetto<br />
spiaggia, una goduria nelle notti afose dell’estate milanese. Musica house, ombrelloni e<br />
tavolini, birre ghiacciate e mojito, camicie aperte e piercing all’ombelico,. Per entrare a<br />
divertirsi, ragazze e ragazzi pagano dai 12 ai 18 euro. Non possono sapere che i loro soldi<br />
finiranno nelle tasche della ‘ndrangheta. Per l’esattezza, in quelle del clan di Franco Coco<br />
Trovato, uno dei più feroci boss del Nord Italia, legato ai De Stefano di Reggio Calabria,<br />
condannato all’ergastolo per omicidio, traffico di droga, associazione mafiosa. Nel<br />
dicembre 2006, il Café Solaire è finito sotto sequestro, insieme alla pizzeria biologica Bio<br />
Solaire e alla discoteca Madison, in un’operazione della Direzione distrettuale antimafia di<br />
Milano. Secondo l’accusa il gestore dei locali, Vincenzo Falzetta detto “banana”, era il<br />
referente imprenditoriale del clan, quello che aveva il compito di reinvestire nell’economia<br />
pulita gli enormi profitti illeciti derivati soprattutto dalla vendita di cocaina. “Si era così<br />
costituita una catena di locali pubblici, in cui fra l’altro lavoravano quasi solo parenti o<br />
persone legate alla ‘famiglia’”, si legge nella Relazione sulla ‘ndrangheta redatta dal<br />
presidente della Commissione parlamentare antimafia Francesco Forgione e approvata il<br />
20 febbraio 2008, “che rispondevano a una pluralità di esigenze: riciclare la liquidità in<br />
eccesso, spacciare all’interno di essi o intorno a essi altra cocaina e usare i locali, al riparo<br />
da occhi indiscreti, per riunioni strategiche” (la relazione è disponibile sul nostro sito<br />
www.altreconomia.it). Ora il locale ha cambiato gestione.<br />
Leggenda vuole che la mafia salga al Nord soltanto per investire in Borsa e riciclare i soldi<br />
in complicate architetture finanziarie internazionali. La realtà è completamente diversa. In<br />
Lombardia, in Piemonte e in altre regioni “non tradizionali” non esistono soltanto colletti<br />
bianchi, ma padrini e picciotti che all’occorrenza sparano. E quando gli investigatori<br />
svelano il loro patrimoni, non trovano quote di fondi e conti correnti alle Bahamas, ma<br />
palazzi, appartamenti, box, negozi, bar, ristoranti, locali notturni, autorimesse,<br />
concessionarie, imprese edili, società commerciali, cooperative di servizi. I soldi della<br />
mafia non scappano lontano, al contrario restano sotto casa conquistano pezzi delle nostre<br />
città, quando addirittura non li costruiscono (vedi articolo a pagina 11). Se abitiamo al<br />
Nord, la mafia ci sembra una cosa lontana, invece può toccarci direttamente nei modi più<br />
impensabili. Il night club “For a King”, per esempio, stava in un edificio di proprietà della<br />
Sogemi, la società municipalizzata che gestisce l’Ortomercato di Milano, dunque pagava<br />
l’affitto alla collettività dei cittadini, almeno per l’unico mese in cui è rimasto aperto. Il 3<br />
maggio 2007 è stato sigillato perché faceva capo a un personaggio legato a Salvatore<br />
Morabito, un narcotrafficante della ‘ndrangheta di Africo. Indagando su di lui, la Squadra<br />
mobile di Milano aveva bloccato in quei giorni l’importazione di un carico di 207 chili di<br />
cocaina pura all’81 per cento. L’Ortomercato, dove ogni mattina si riforniscono<br />
fruttivendoli<br />
e supermercati di tutto il Nord Italia, è da decenni un punto di incontro tra economia<br />
legale e illegale. Morabito entrava nella struttura in Ferrari, con un pass da facchino<br />
rilasciato dalla Sogemi.<br />
Gran parte dei proventi della cocaina sono investiti in immobili residenziali, e ogni clan<br />
possiede patrimoni di tutto rispetto, naturalmente gestiti attraverso società pulite e<br />
presentabili. Quello di Costantino Mangeruca, legato alla cosca crotonese Farao-Marincola,<br />
ammontava a 30 milioni di euro. Nell’ottobre del 2007 i carabinieri di Crotone lo hanno<br />
messo sotto sequestro: comprendeva numerose proprietà in Calabria e nell’hinterland di<br />
Milano: sei edifici a Pregnana Milanese e 25 appartamenti a Cornaredo, dove l’anziano<br />
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