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Programma Pastorale 2010 - Amalfi - Cava De' Tirreni

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PRESENTAZIONE DELL’ARCIVESCOVO<br />

Nella felice coincidenza con il decimo anniversario del mio ingresso in<br />

questa Arcidiocesi di <strong>Amalfi</strong>-<strong>Cava</strong> de’ <strong>Tirreni</strong>, la Provvidenza mi concede di<br />

consegnare il <strong>Programma</strong> <strong>Pastorale</strong> <strong>2010</strong>/2011 che segna l’avvio di un nuovo<br />

triennio di pianificazione pastorale.<br />

Esso viene significativamente contrassegnato da questo titolo:<br />

“Solidali come il Buon Samaritano… condividiamo la vita e i suoi doni”<br />

Si è in continuità con la precedente programmazione intitolata “Camminiamo<br />

insieme” che ci ha visto muovere i primi passi in un sinergico impegno<br />

pastorale teso a dare concretezza a un volto di Chiesa accogliente e quanto mai<br />

vicino alle attese e alle speranze della gente che incontra sui suoi passi e in sintonia<br />

con la felice intuizione del servo di Dio Giovanni Paolo II che indicava<br />

la rotta da intraprendere e mantenere con l’avvento del nuovo millennio: “fare<br />

della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta<br />

davanti nel millennio che inizia” (NMI, 43), unico espediente per “essere fedeli<br />

al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo”.<br />

Ricordiamo le ragioni della scelta di un progetto pastorale<br />

La logica della continuità non sta tanto nell’aver adottato un progetto<br />

pastorale globale, organico e dinamico, poiché sappiamo bene che anche attraverso<br />

altre vie una Chiesa particolare può predisporre i passi del cammino di<br />

fede del proprio popolo. Tuttavia, la nostra scelta fin dall’inizio è stata motivata<br />

dalla convinzione che il rapido mutamento socioculturale della realtà italiana in<br />

genere e della nostra arcidiocesi in particolare, innescando un profondo mutamento<br />

anche nel tipo di sentimento religioso vissuto dalla nostra gente, esigeva<br />

una risposta che non poteva più essere fondata su scelte pastorali parziali, isolate<br />

e sconnesse fra loro, come in una pastorale “a compartimenti stagno” e che si<br />

rendeva urgente una prassi pastorale globalmente rinnovata ripensata fin dalle<br />

sue fondamenta nei suoi linguaggi, dei suoi stili e nei suoi metodi.<br />

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