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ecomusei e sviluppo locale - Agenda 21 Est Ticino

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condivisione o il riconoscimento del valore di un luogo, infatti, mancherebbe<br />

quell' appropriazione dello spazio della memoria che fornisce maggiore<br />

completezza alle nostre identità. Se la narrazione può, quindi, divenire fonte<br />

per la creazione di un senso di appartenenza ad un luogo allora è a questo<br />

passaggio, divenuto più comprensibile attraverso il racconto, che bisogna<br />

guardare e ripensare. Il racconto del passato è spesso ricco di imprecisioni e<br />

versioni contrastanti, significative proprio laddove mettono in evidenza la<br />

discrepanza fra la storia ufficiale e quella sociale (Micoli, 2007): il ricordo, la<br />

narrazione la memoria diventano un modo per cogliere le giustapposizioni nel<br />

passato delle vite degli altri. Valorizzando le storie individuali o di una<br />

comunità, i loro luoghi ed oggetti ci si può avvicinare ad una forma di “messa<br />

in scena” del proprio vissuto che diviene patrimonio collettivo. Questo tipo di<br />

approccio di “narrazione affettiva” è stato già utilizzato per diversi <strong>ecomusei</strong><br />

quali l' ecomuseo urbano di Torino, uno simile è stato utilizzato per arricchire l'<br />

ecomuseo urbano di Milano-Niguarda e fra i vari progetti dell' Ecomuseo dei<br />

Comuni dell' <strong>Est</strong> <strong>Ticino</strong> c'è l'intenzione di raccogliere alcune testimonianza di<br />

“soggetti dotati di memorie”.<br />

In un' intervista Todorov afferma: “il passato può essere vittima di<br />

molteplici usi, tra cui l’ allontanarci dal presente o il celare il presente.<br />

Rievocare il passato non è una giustificazione, bisogna sempre domandarsi a<br />

che fine lo si ricorda: per gettare luce sul presente o per nascondere ciò che<br />

accade? Rievocare il passato è inevitabile e auspicabile, perché esso è<br />

fortemente responsabile della nostra identità, di ciò che siamo (Todorov, 2006)”.<br />

Molti affermano che gli ultimi decenni del XX secolo e il secolo nuovo<br />

sono stati attraversati da una sorta di “ossessione” per il passato e da una<br />

“ipertrofia della memoria” (Agazzi-Fortunati, 2007: 9). Le ragioni di questa<br />

ossessione forse riguardano un nuovo modo di vivere il tempo e lo spazio,<br />

categorie che nei processi globalizzanti della cultura, si sono progressivamente<br />

modificati (Huyssen, 2003). Le tecnologie, da un lato hanno ridotto orizzonti<br />

temporali e spaziali, dall' altro hanno permesso di rompere i limiti circoscritti<br />

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