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Norme di attuazione – Allegato E - Autorità di Bacino del fiume Tevere

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<strong>Allegato</strong> D: LINEE E SCHEMI GUIDA PER L’IMPIEGO DI TECNICHE DI INGEGNERIA<br />

NATURALISTICA (I.N.)<br />

L’impiego <strong>del</strong>l’Ingegneria Naturalistica come <strong>di</strong>fesa dall’erosione <strong>del</strong>le sponde, nel caso <strong>del</strong><br />

<strong>Tevere</strong>, è particolarmente consigliato perché permette <strong>di</strong> avere intorno al <strong>fiume</strong> una fascia <strong>di</strong><br />

naturalità, che può consentire sia la continuità vegetativa lungo le sponde, sia un raccordo<br />

naturale con le altre attività presenti a monte <strong>del</strong>le sponde, costituite spesso nella parte<br />

valliva <strong>del</strong> corso d’acqua in questione, da attività <strong>di</strong> tipo agricolo.<br />

Particolarmente adatti gli interventi <strong>di</strong> Ingegneria Naturalistica potrebbero rivelarsi anche<br />

nelle nuove oasi naturalistiche al <strong>di</strong> fuori dei muraglioni urbani <strong>di</strong> Roma. Si ricorda a questo<br />

proposito la sistemazione <strong>del</strong>l’oasi <strong>del</strong> WWF sul <strong>Tevere</strong> a Nazzano, dove il largo impiego <strong>di</strong><br />

materiali naturali: tronchi, ex traversine in legno <strong>di</strong> rotaie, viminate, etc. unite allo sviluppo<br />

<strong>del</strong>la vegetazione autoctona (soprattutto canneti) ha permesso la fruizione <strong>del</strong> luogo, senza<br />

<strong>di</strong>sturbare l’avifauna presente.<br />

Gli interventi sull’asta fluviale vanno concepiti secondo il principio che la <strong>di</strong>versità morfologica<br />

si traduce in bio<strong>di</strong>versità, invertendo la tendenza alla riduzione <strong>del</strong>le aree <strong>di</strong> pertinenza <strong>del</strong><br />

corso d’acqua ed alla rettificazione e cementificazione <strong>del</strong> corso d’acqua, considerando gli<br />

interventi <strong>di</strong> I.N. e la vegetazione igrofila in particolare <strong>di</strong> interesse idraulico per la protezione<br />

flessibile dall’erosione.<br />

Infatti la vegetazione igrofila sulle sponde migliora i parametri geomeccanici dei terreni<br />

costituenti le sponde nei confronti <strong>del</strong>le sollecitazioni idrauliche, <strong>di</strong> contro però la vegetazione<br />

potrebbe ridurre la sezione <strong>di</strong> deflusso (ma non è questo il caso <strong>del</strong> <strong>fiume</strong> <strong>Tevere</strong> nell’area<br />

<strong>del</strong> P.S.5) con interferenze negative per l’aumento <strong>del</strong> coefficiente <strong>di</strong> scabrezza. Solo<br />

adottando una strategia <strong>di</strong> ampliamento <strong>del</strong>le sezioni e <strong>di</strong> riappropriazione degli spazi<br />

golenali, sottratti dall’agricoltura intensiva e dalla realizzazione <strong>di</strong> infrastrutture, si potrà<br />

intervenire efficacemente con tecniche <strong>di</strong> sistemazione naturalistica.<br />

Per quanto concerne l’intervento più necessario per il <strong>Tevere</strong> nell’area <strong>del</strong> P.S.5 e cioè la<br />

sistemazione <strong>del</strong>le sponde in erosione accelerata, sono vali<strong>di</strong> gli interventi <strong>di</strong> stabilizzazione<br />

dei versanti franosi costituiti principalmente da opere combinate con materiali naturali morti<br />

(palificate in legno, viminate) e materiali naturali vivi (fascinate vive, gradonate vive, etc.).<br />

Particolarmente importanti risultano le palificate in legno, che però hanno dei limiti <strong>di</strong><br />

applicazione costituiti da sponde subverticali con terreno al piede troppo profondo da<br />

raggiungere, materiali <strong>del</strong> fondo troppo molli in cui il palo non ha una presa sicura, altezze<br />

<strong>del</strong>le sponde troppo elevate ed in cui per ragioni <strong>di</strong> spazio non è possibile effettuare<br />

gradonature <strong>del</strong> versante, che consentano lungo la sponda palificate parallele a quote via via<br />

maggiori verso l’esterno <strong>del</strong>l’aveo, etc.<br />

Nella progettazione <strong>del</strong>le opere vive vanno tenute in conto due situazioni:<br />

- la resistenza <strong>del</strong>l’opera <strong>di</strong> Ingegneria Naturalistica a fine lavori con le piante non<br />

sviluppate e quin<strong>di</strong> non in grado <strong>di</strong> fornire il contributo <strong>del</strong>la parte viva alla resistenza<br />

<strong>del</strong>la struttura; tale situazione nella verifica <strong>del</strong>la portata transitabile nella sezione è<br />

quella più favorevole ai fini <strong>del</strong>la scabrezza.<br />

- la resistenza <strong>del</strong>l’opera <strong>di</strong> Ingegneria Naturalistica dopo due anni con le piante<br />

sviluppate nelle ra<strong>di</strong>ci e nella parte aerea, in grado <strong>di</strong> fornire il contributo <strong>del</strong>la parte<br />

viva alla resistenza <strong>del</strong>la struttura; tale situazione nella verifica <strong>del</strong>la portata<br />

transitabile nella sezione è quella più sfavorevole per l’aumento <strong>del</strong>la scabrezza<br />

indotto dalla presenza <strong>di</strong> piante.<br />

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