Norme di attuazione – Allegato E - Autorità di Bacino del fiume Tevere

sull’asta principale del Tevere (Montedoglio, Corbara e Alviano) e traverse (Ponte
Felice, Nazzano e Castel Giubileo) ancora sull’asta principale del Tevere oltre ad
un’altra serie di dighe e traverse esistenti sugli affluenti di vario ordine, tutte costruite tra
gli anni ’40 e gli anni ’80 del secolo appena terminato. Il trasporto solido annuo a Roma
(misurato alla stazione di Ripetta a circa 40 km dalla foce) si è così ridotto dai circa 10
milioni di m 3 di fine ‘800, a circa 5 milioni di m 3 nel periodo 1932-1963 prima della
costruzione della grande diga con serbatoio di Corsara ed è andato via via diminuendo
fino all’attuale mezzo milione di m 3 all’anno.
La diminuzione del trasporto solido del fiume unitamente agli interventi di arginatura nel
tratto finale da Castel Giubileo alla foce hanno provocato a partire dalla fine degli anni
’60 del secolo scorso l’approfondimento dell’alveo, che ha raggiunto (Mikhailova et al,
1999) quote inferiori a zero metri s.l.m. fino a circa 9 km a monte della diramazione del
canale di Fiumicino dal braccio di Fiumara Grande (oltre 30 km dalla foce lungo il
fiume). L’approfondimento del fondo dell’alveo provoca fenomeni di instabilità delle
sponde, che nel Tevere da Castel Giubileo alla foce consistono essenzialmente, come
già detto, in fenomeni di erosione accelerata.
7.3. Condizioni e limiti di applicabilità dell’ Ingegneria Naturalistica (I.N.)
L’impiego delle tecniche di I.N. è legato in generale al soddisfacimento di alcune
condizioni:
a) individuazione e riproduzione di specie autoctone, soprattutto erbacee ed
arbustive, con caratteristiche di radicazione adatte ai fini antierosivi e di
consolidamento; in particolare di specie con possibilità di riproduzione vegetativa diretta
nell’ambiente naturale o in serra o vivaio;
b) disponibilità di materiali locali quali pietrame e legname;
c) disponibilità (scontata) di materiali commerciali quali geosintetici, stuoie,
gabbioni, reti metalliche, etc.;
d) disponibilità di mano d’opera specializzata;
e) disponibilità di normali macchine di movimento terra, perforazione, taglio, etc.
Nel caso dell’alveo del Tevere, vista l’importanza di una buona sistemazione spondale
legata all’utilizzo e alla salvaguardia del fiume, le restrizioni all’impiego dell’I.N. si
riducono al solo punto a).
Il limite all’impiego dell’I.N. nei grandi corsi d’acqua è fornito dal fatto che quando si ha
a che fare con fiumi come il Tevere, che possono raggiungere portate di piena
dell’ordine di 3.000 m/s 3 , molte opere cosiddette “naturali” possono essere
letteralmente spazzate via dalla piena. Infatti i limiti tecnici di impiego dell’I.N., nonché
la scelta e la collocazione degli interventi sono funzione di vari parametri, tra cui i
principali sono: la velocità di deflusso (che è correlata con la portata liquida e la
pendenza del fondo) e il diametro e la quantità del trasporto solido.
L’Autorità di bacino del fiume Tevere consiglia per il dimensionamento delle opere di
sistemazione idraulica nelle bonifiche (quindi non sull’asta principale del fiume), di
prendere in considerazione portate di riferimento con tempi di ritorno di 15-25 anni. Ad
un tale tempo di ritorno per il Tevere a Roma corrisponde una portata superiore a 2.000
m 3 /s (Bersani e Benciverga, 2001).
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