maggio 2013 - I Siciliani giovani
maggio 2013 - I Siciliani giovani
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www.isiciliani.it<br />
“Cosa nostra siciliana, i casalesi,<br />
la 'ndrangheta, i camorristi, gli scissionisti campani<br />
e i discendenti della banda della Magliana”<br />
Ci sono Cosa nostra siciliana, i casalesi<br />
e i camorristi e gli scissionisti campani,<br />
la ‘ndrangheta calabrese e pure la nuova<br />
mafia autoctona figlia della vecchia banda<br />
della Magliana. Senza poi parlare delle<br />
organizzazioni straniere come quella<br />
cinese. Negli anni ’70 e ’80 le parole<br />
d’ordine delle mafie che operavano nella<br />
capitale erano quattro: eroina, politica,<br />
appalti, affari. Oggi è cambiato solo un<br />
fattore, la cocaina ha sostituito l’eroina<br />
(anche se quest’ultima sta lentamente riprendendo<br />
piede).<br />
Il conflitto sanguinoso in atto in questi<br />
anni ha proprio la droga al centro delle<br />
sue motivazioni. Attenzione, non si uccide<br />
solo per il controllo delle piazze dello<br />
spaccio. Quello si è una ragione del conflitto,<br />
ma la questione è altra e con ben<br />
altre dimensioni. Si uccide per il traffico<br />
di cocaina a livello nazionale e internazionale.<br />
Almeno il 30% (ed è la stima più<br />
ottimistica) di tutta la coca trafficata in<br />
Europa transita per il Lazio e la capitale.<br />
Miliardi di euro<br />
Parlo di un affare di molti miliardi di<br />
euro l’anno. E il cartello delle organizzazioni<br />
mafiose tradizionali (calabresi,<br />
campane e siciliane) hanno l’assoluta necessità<br />
di garantirsi un controllo totale<br />
del territorio. Si, un cartello mafioso,<br />
sperimentato e consolidato negli anni a<br />
Fondi nel basso Lazio (la presenza del<br />
più grande mercato ortofrutticolo<br />
d’Europa a fare da copertura a ogni traffico<br />
possibile) e che ora sta imponendo<br />
anche con il sangue la propria dittatura<br />
nell’hinterland e nella capitale.<br />
Perché a Roma, in continuità con quello<br />
che fu la banda della Magliana, si è ricreata<br />
un’organizzazione autoctona di<br />
stampo mafioso – a volte con l’aiuto di<br />
fuoriusciti dalle altre organizzazioni –<br />
che ha cercato di occupare spazi strategici<br />
nello spaccio e nel traffico. Hanno alzato<br />
il tiro, hanno chiesto la loro fetta<br />
della grande torta della cocaina e forse<br />
anche degli altri affari che l’incredibile<br />
liquidità garantita dal traffico e dallo<br />
spaccio di droga garantisce soprattutto in<br />
questa fase di crisi economico/finanziaria<br />
dove credito e liquidità legali sono diventati<br />
un miraggio.<br />
Da qui l’esplosione di un conflitto unidirezionale.<br />
A riprova il fatto che la <strong>maggio</strong>r<br />
parte dei “caduti”, sicuramente di<br />
quelli “eccellenti”, appartengono a questa<br />
organizzazione. il cartello non tollera<br />
nuovi concorrenti. Soprattutto non tollera<br />
che i gregari e la manovalanza cerchino<br />
di salire un gradino nella gerarchia degli<br />
affari.<br />
Ma andiamo ai numeri di questa guerra<br />
di mafia. Ufficialmente non ce ne sono.<br />
Non c’è una certa contabilità di morte.<br />
Quasi tutti gli omicidi – e si tratta di esecuzioni<br />
e non conflitti a fuoco – vengono<br />
derubricati -spero solo nei comunicati<br />
stampa e non nelle indagini – come “regolamenti<br />
di conti” strettamente locali.<br />
Questo il messaggio lanciato all’opinione<br />
pubblica. Poco più che criminalità comune.<br />
Un coro anestetizzante<br />
Poche le voci discordanti e stonate in<br />
questo coro anestetizzante. Qualche dichiarazione<br />
proveniente dalla procura<br />
(puntualmente inascoltata e pubblicata in<br />
taglio basso dai giornali) altre da parte di<br />
alcuni esponenti delle forze di polizia.<br />
Ma la versione più accreditata dalla politica<br />
e dalla stampa capitolina è quella<br />
minimalista. Si, forse la mafia c’è a<br />
Roma come in tutto il paese del resto, ma<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 13<br />
certo non è in atto alcuna guerra. State<br />
tranquilli.<br />
Ho fatto una veloce ma faticosa verifica<br />
sull’archivio dell’Ansa usando come<br />
parametri di selezione le modalità di esecuzione<br />
degli omicidi e il “curriculum”<br />
degli uccisi. Questo dopo l’ultima esecuzione<br />
alla vigilia di Pasqua in un bar di<br />
Tor Bella Monaca. In 30 mesi 64 fatti di<br />
sangue nella capitale e nell’hinterland.<br />
Ed è certo un numero calcolato per difetto.<br />
Assoluto controllo sul territorio<br />
Se poi dovessimo andare a censire il<br />
numero di intimidazioni verso imprenditori<br />
e commercianti, gli attentati incendiari<br />
a mezzi e negozi, i casi di usura,<br />
non finiremo più.<br />
Si tratta non di segnali tutti da interpretare<br />
ma delle innumerevoli prove<br />
dell’assoluto controllo che le mafie esercitano<br />
sull’intero territorio di Roma. Intero,<br />
non solo in pezzi delle più degradate<br />
periferie.<br />
Ho avuto più di una segnalazione di<br />
atti di intimidazione in pieno centro a<br />
Roma. Uno in particolare mi ha colpito<br />
perché fisicamente avvenuto a metà strada<br />
fra la Camera dei deputati e la sede<br />
dell’ordine dei giornalisti. Una zona della<br />
città dove il controllo dello Stato sul<br />
territorio dovrebbe essere fortissimo. E<br />
invece…<br />
Quanti morti dovremo censire, quante<br />
infiltrazioni, quante penetrazioni nel tessuto<br />
economico attraverso il racket e<br />
l’usura, quanti appalti truccati, quante<br />
tonnellate di cocaina trafficata dovremo<br />
contare prima che si abbia il coraggio di<br />
pronunciare la parola mafia?<br />
Mafia. Usiamola questa parola. Mafia.