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maggio 2013 - I Siciliani giovani

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Ha confermato il ritrovamento di una<br />

scheda sim distrutta e poi nascosta in una<br />

grata e ha dichiarato anche che dal suo appartamento<br />

mancava la corda di una tenda,<br />

quella usata per strangolare Lea.<br />

Il coraggio di Denise<br />

Ultima ad avvicinarsi al microfono è<br />

stata Denise. La ragazza si è mostrata subito<br />

decisa, disposta a rispondere a qualsiasi<br />

tipo di domanda le venisse rivolta.<br />

La sua testimonianza è stata breve, ha dovuto<br />

solo riconoscere dei gioielli che portava<br />

la madre il giorno della sua scomparsa.<br />

Questo piccolo esame è servito per<br />

identificare ancora il corpo di Lea Garofalo,<br />

dato che, per adesso, non si è ancora<br />

riusciti ad estrarre il suo Dna dai resti.<br />

Prima di andarsene Denise ha però voluto<br />

chiarire una cosa. Era stato detto infatti<br />

che lei aveva partecipato alla festa<br />

organizzata da suo padre Carlo in occasione<br />

del suo diciottesimo compleanno. Era<br />

il 4 dicembre del 2009, pochi giorni dopo<br />

la scomparsa di sua madre. «Io a quella<br />

festa non ci sono mai andata, non volevo<br />

neanche che la organizzasse. Mia madre<br />

era appena scomparsa. Io non avevo niente<br />

da festeggiare, forse gli altri sì».<br />

Tramite il suo legale, Carlo Cosco ha<br />

infine chiesto di poter testimoniare in au-<br />

la. Dopo essersi sempre dichiarato inno-<br />

cente fino alla prima udienza del processo<br />

di secondo grado, il principale imputato<br />

per la morte di Lea Garofalo si siederà per<br />

la seconda volta davanti ai giudici.<br />

www.isiciliani.it<br />

CARLO COSCO: “NDRANGHETA?<br />

IO NON LE APPARTENGO”<br />

25 aprile. La quarta udienza di secondo<br />

grado di giudizio per l’omicidio di Lea<br />

Garofalo si è aperta martedì 16 aprile<br />

<strong>2013</strong> con la testimonianza dei consulenti<br />

di medicina legale dell’università degli<br />

Studi di Milano. I periti hanno riportato<br />

alla Corte i risultati dei resti rinvenuti nel<br />

tombino indicato dal collaboratore di giustizia<br />

Carmine Venturino, tra via Canonica<br />

e Via Lomazzo; risultati che – nonostante<br />

le difficoltà ad identificare la donna<br />

- «sono coerenti con i racconti del Venturino»,<br />

afferma il perito. Il cadavere, infatti,<br />

bruciato ad altissime temperature, i cui<br />

resti sono stati meccanicamente frammentati<br />

in seguito alla combustione, è stato<br />

identificato grazie alle protesi dentarie<br />

comparate ad una lastra trovata dalla figlia<br />

Denise tra gli oggetti della madre.<br />

Dai dati scientifici dei consulenti tecnici<br />

si è poi passati all’interrogatorio di Carlo<br />

Cosco da parte del suo avvocato. Una difesa,<br />

quella di Daniele Sussman Steinberg,<br />

interamente costruita sull’amore di<br />

Carlo Cosco per la figlia Denise, sui difficili<br />

anni passati separati quando lui era in<br />

carcere, sulle sue preoccupazioni derivate<br />

dalla decisione di Lea Garofalo, all’epoca<br />

ventunenne, di trasferirsi a Bergamo con<br />

la figlia di quattro anni. Solo paure e ansie<br />

per la figlia Denise dunque. Tanto che, per<br />

punire la madre di sua figlia per un litigio<br />

con la suocera, Carlo Cosco ordina a Massimo<br />

Sabatino di recarsi a Campobasso –<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 35<br />

dove all’epoca vivevano le donne – per<br />

picchiare Lea Garofalo.<br />

«Non la volevo assolutamente uccidere,<br />

ma solo darle due schiaffi, per la storia di<br />

mia madre», chiosa l’imputato. Che rivela<br />

poi i dettagli dell’omicidio, indicando nelle<br />

ragioni che lo hanno portato a compiere<br />

quel gesto solo un raptus di follia scaturita<br />

dalle minacce di Lea di non fargli vedere<br />

più la figlia. «Mi ha detto brutte parole;<br />

che non mi faceva vedere mia figlia e<br />

queste cose qua; allora l’ho presa e l’ho<br />

sbattuta a terra. Se non mi sono consegnato<br />

subito è stato per paura di perdere<br />

mia figlia; il mio errore è stato quello».<br />

“Mai fatto parte di una 'ndrina”<br />

Raptus di follia e non omicidio premeditato<br />

collegato alla cultura mafiosa. «E’<br />

vero che fa parte di un’associazione criminale<br />

di stampo mafioso chiamata<br />

‘ndrangheta?», domanda Steiner all’imputato,<br />

«No, assolutamente no, mai fatto<br />

parte di una ‘ndrina».<br />

Con questo tentativo, la difesa ha così<br />

cercato di mostrare sotto una luce diversa,<br />

legata a dinamiche di amore tra padre e figlia,<br />

l’omicidio di Lea Garofalo. Nello<br />

stesso tempo viene screditata anche la deposizione<br />

di Carmine Venturino, che non<br />

è fondamentale solo per questo processo,<br />

ma potrebbe far aprire anche altri procedimenti<br />

penali, legati agli affari della famiglia<br />

Cosco. Insomma, il solito delitto passionale.<br />

La ‘ndrangheta? No, di quella<br />

nessuno fa parte.<br />

I PRESIDII DEGLI STUDENTI AL PROCESSO<br />

Non lasciamo sola Denise!<br />

Il 15, 16 e 21 <strong>maggio</strong> avranno luogo altre udienze del processo. Gli studenti<br />

antimafiosi fanno appello a tutte le ragazze e i ragazzi di Milano perché vengano in<br />

massa a testimoniare la loro solidarietà con Lea e Denise.<br />

Per partecipare, contattare i responsabili dei presidii nelle varie giornate:<br />

- per mercoledì 15: Lucia pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />

- per giovedì 16: Arianna pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />

- per martedì 21: Giulio pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />

Per ogni altra informazione: Presidio <strong>giovani</strong> di Libera pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />

oppure Redazione di Stampoantimafioso redazione@stampoantimafioso.it

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