maggio 2013 - I Siciliani giovani
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www.isiciliani.it<br />
Società civile<br />
Il Sud, le mafie<br />
Le donne si raccontano<br />
Magistrate, letterate,<br />
sociologhe, amministratrici,<br />
fotografe e<br />
giornaliste. Insieme<br />
per costruire una nuova<br />
antimafia<br />
di Norma Ferrara<br />
www.liberainformazione.org<br />
Alla Casa internazionale delle donne,<br />
tre giorni di dibattiti, performance teatrali<br />
e musicali, analisi e confronto su<br />
“I Sud e le mafie e le donne” universi<br />
per troppo tempo considerati distanti e<br />
raccontati per stereotipi.<br />
L’iniziativa, organizzata in collaborazione<br />
con la Società Italiana delle Letterate,<br />
Libera e daSud, ha messo al centro<br />
l’analisi delle “trasformazioni messe in<br />
atto dalle donne nel contesto in cui vivono,<br />
portando al centro del convegno da un<br />
lato le testimonianze delle donne impegnate<br />
in prima linea contro mafie e corruzione<br />
e dall’altro la narrazione del sé e dei<br />
tanti Sud in cui le donne vivono e operano,<br />
come luogo di partenza e ”re/esistenza”<br />
alle mafie.<br />
E ha ragionato sui tanti ”Sud” come<br />
paesaggi interiori, come luoghi<br />
dell’immaginario, che entrano in relazione<br />
con le donne, diventando da luogo<br />
dell’assenza e dello spaesamento, luogo<br />
della presenza, dell’essenza e della trasformazione<br />
collettiva del sé e della società.<br />
Molte di loro sono giornaliste, impegnate<br />
nei Sud dell’informazione, come<br />
Angela Corica, Marilena Natale e Ester<br />
Castano. Altre sono amministratrici locali,<br />
“le sindache” Elisabetta Tripodi, prima<br />
cittadina di Rosarno, Maria Carmela<br />
Lanzetta, sindaca di Monasterace. Ma<br />
anche registe, scrittrici, studiose del<br />
femminismo, come Gisella Modica e<br />
Emma Baeri. Tre giorni in cui la storia di<br />
donne come Lea Garofalo, uccisa a<br />
Milano nel 2009 e Giusi Pesce, attuale<br />
collaboratrice di giustizia in Calabria,<br />
sono state al centro della riflessione<br />
attuale sul potere di cambiamento e<br />
rottura dei sistemi e della subcultura<br />
mafiosa che le donne hanno dentro e fuori<br />
dall’organizzazione criminale nei tanti<br />
Sud in cui vivono.<br />
Un punto di ri-partenza<br />
Franca Imbergamo, magistrata, ha ricordato<br />
alle donne che l’unico modo per capire<br />
e contrastare un fenomeno così radicato<br />
nella nostra società come quello criminale,<br />
nel quale le donne hanno fatto anche<br />
la loro parte, è abbandonare l’atteggiamento<br />
dell’entomologo “quello di chi<br />
studia un insetto, un qualcosa che è altro<br />
da sé. L’unico modo per essere efficaci è<br />
sporcarsi le mani, scegliere la giusta di<br />
stanza dal fenomeno che vogliamo capire,<br />
trovare il coraggio di guardare interrogandoci<br />
con <strong>maggio</strong>re franchezza, con più<br />
onestà”.<br />
Un convegno che è un punto di ri-partenza,<br />
che ha permesso a molte donne impegnate<br />
da anni sui territori di prendere la<br />
parola, confrontare i metodi dell’analisi<br />
narrativa e sociologica, per un nuovo percorso<br />
antimafia che parta soprattutto dalle<br />
tante donne che sui territori, dalla Cala-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 60<br />
bria alla Lombardia, hanno scelto da che<br />
parte stare nella battaglia antimafia.<br />
Una lotta che per molte di loro coincide<br />
con l’affermazione di sé dei propri diritti<br />
di persona, una battaglia individuale che<br />
diventa immediatamente politica. E che<br />
appartiene, dunque, immediatamente a<br />
tutti noi.<br />
Alcuni interventi della tre giorni “I Sud,<br />
le mafie. Le donne si raccontano”<br />
La sindaca di Rosarno, Elisabetta Tripodi<br />
– “Chi me lo fa fare? il mio senso civico,<br />
la necessità di non restare alla finestra<br />
a guardare il disastro che si stava compiendo<br />
sotto i nostri occhi”<br />
Maria Carmela Lanzetta, sindaca di<br />
Monasterace, interviene via skype al convegno<br />
e racconta la sua lotta contro la<br />
‘ndrangheta fatta solo di buona amministrazione,<br />
di un comune che funzioni, di<br />
un territorio che valorizzi le sue risorse<br />
culturali e storiche.<br />
Ludovica Ioppolo, ricercatrice e sociologa,<br />
impegnata con Libera. Al convegno<br />
porta il suo contributo di analisi<br />
dell’impegno antimafia delle donne sui<br />
territori, la loro lotta per “re/esistere” alle<br />
mafie, le storie di “Al nostro posto” il libro<br />
scritto a quattro mani con Martina<br />
Panzarasa, che racconta le storie di sei<br />
donne impegnate sul fronte ”antimafia”.<br />
Alessandra Clemente, figlia di “Silvia<br />
Ruotolo”, vittima innocente della camorra.<br />
Attualmente è neo assessore al Comune<br />
di Napoli. Alessandra è impegnata da<br />
anni nei percorsi di educazione alla legalità<br />
e memoria. In questi mesi ha intrapreso<br />
una nuova sfida: portare questo percorso<br />
antimafia direttamente al servizio dei <strong>giovani</strong>,<br />
attraverso l’azione dell’amministrazione<br />
pubblica. “Una sfida che mi appassiona,<br />
che mi mette anche un po’ di paura.<br />
Ma è più forte la voglia di farcela”.