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maggio 2013 - I Siciliani giovani

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Il sindaco si sta inoltre opponendo al<br />

progetto della stessa società (in fase di approvazione<br />

presso l’Arta) di ampliamento<br />

e completamento di un impianto di smaltimento<br />

dei percolati da discarica, ritenuto<br />

pericoloso per la salute «considerato che<br />

in quel luogo, a meno di 300 metri, esiste<br />

una riserva idrica protetta, i pozzi del Comune<br />

di Furnari utilizzati per il consumo<br />

umano e a circa un chilometro il mare con<br />

porti e strutture turistiche ed alberghiere».<br />

Un episodio a sé o una strategia?<br />

È legato all’attività amministrativa del<br />

sindaco – sembra che gli inquirenti stiano<br />

indagando in tal senso – oppure c’è un<br />

filo rosso che lega l’attentato a Foti con<br />

gli altri gravissimi episodi che in poche<br />

settimane hanno colpito un maresciallo<br />

dei Carabinieri della Compagnia di Barcellona,<br />

il cronista della Gazzetta del Sud,<br />

Leonardo Orlando, l’imprenditore barcellonese<br />

Coppolino proprietario degli storici<br />

Magazzini Lea, ed un altro sindaco della<br />

zona tirrenica, Alessandro Portaro primo<br />

cittadino di Castroreale? Un “colpo di<br />

coda” dei “Barcellonesi” i cui vertici sono<br />

stati decapitati dalle ultime operazioni antimafia<br />

e dalle defezioni di alcuni dei<br />

principali esponenti del suo “gotha” che<br />

hanno deciso di collaborare con la giustizia?<br />

Di certo è inquietante la recrudescenza<br />

degli atti criminali ed intimidatori indice<br />

che sono saltati gli equilibri nel barcellonese.<br />

Per l’associazione antimafie “Rita<br />

Atria” «l’attentato intimidatorio che ha distrutto<br />

i “Magazzini Lea” di Barcellona<br />

certifica che siamo in “guerra”. Una guerra<br />

condotta a colpi di pistola, teste mozzate<br />

di animali, auto bruciate e, ora, l’incendio<br />

di ben quattro piani di un magazzino<br />

storico. Una “guerra” dichiarata da una<br />

criminalità organizzata che, persi, almeno<br />

momentaneamente, i propri riferimenti<br />

storici, tenta di riprendersi il territorio con<br />

il terrore».<br />

www.isiciliani.it<br />

Sicilia<br />

Antimafia in una<br />

piccola città<br />

A Falcone, non lontano<br />

da Furnari, intanto...<br />

di Rossana Chillemi<br />

«Micciché dice è stato un errore intitolare<br />

l'aeroporto di Palermo a Falcone<br />

e Borsellino, perché chi arriva in Sicilia<br />

si ricorda di essere in terra di mafia…<br />

No! Si ricorda piuttosto di essere in terra<br />

di antimafia!».<br />

La manifestazione “Venti di legalità democratica”,<br />

organizzata dall'associazione<br />

Un’altra storia a Falcone, piccolo centro<br />

della Messina tirrenica, è stata l’occasione<br />

di parlare dell’antimafia che parte dalla<br />

società civile e non più chiusa dietro le<br />

mura dei tribunali, un’azione sociale con<br />

cui ogni cittadino può eliminare dalla propria<br />

vita la minaccia del potere mafioso..<br />

Le due facce della mafia<br />

«La mafia ha due facce - dice Santo Laganà<br />

dell’Associazione Rita Atria - Quella<br />

impresentabile dei vari boss che si sono<br />

resi famosi per una serie di omicidi, e<br />

quella presentabile di coloro che frequentano<br />

i salotti borghesi. E' qui che occorre<br />

colpire: negli ambiti della politica, locale<br />

o nazionale, della finanza, nei settori che<br />

con le loro scelte condizionano la società.<br />

Se la mafia è questa, l'antimafia non può<br />

solo essere fatta di cortei, slogan o ricordi.<br />

È antimafia l’azione di denuncia verso i<br />

mafiosi, ma soprattutto verso i loro compari<br />

che non sono indicati come mafiosi<br />

dalla Giustizia».<br />

Oggi la denuncia non è più una questione<br />

di coraggio, ma forse d’intelligenza e<br />

ne è la prova l’esperienza di Giuseppe<br />

Scandurra, un imprenditore che ha reagito<br />

e che ne ha trascinato con sé altri, tessendo<br />

un percorso di reazione per chi li seguirà.<br />

«La risposta dello Stato deve essere<br />

sicuramente migliorata, però è anche vero<br />

che c’è gente che di fronte all’uccisione di<br />

un genitore non collabora, ma di fronte<br />

alla confisca di un bene, al sequestro di un<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 43<br />

bene decide di farlo. Anche noi dobbiamo<br />

collaborare affinché si cambi».<br />

Cambiare è possibile, basta evitare la<br />

zona grigia, quella in cui tutti sono complici<br />

ma nessuno appare esserlo, affiancando<br />

alla necessità di una politica trasparente<br />

quella di una collaborazione attiva<br />

della società, che deve avvenire attraverso<br />

un approccio culturale nuovo e la mobilitazione<br />

di idee, penetrando nelle coscienze<br />

della gente, indignandosi di fronte a chi<br />

fa affari con soggetti dalle posizioni discutibili,<br />

boicottando l'economia del malaffare.<br />

Azioni semplici ma efficaci se<br />

rese concrete da tutti e da ogni singolo cittadino.<br />

Semplici azioni da buon cittadino<br />

«Non sono obbligato ad entrare in quel<br />

negozio se so che il titolare è in odor di<br />

mafia, c è tanta altra scelta, basta prendere<br />

le distanze, scegliere da che parte stare».<br />

Non si può in ogni caso chiudere gli occhi<br />

di fronte al passato; questo nuovo vento<br />

di speranza che si respira innegabilmente,<br />

è sicuramente importante ma è la<br />

memoria, la capacità di ricordare che deve<br />

insegnare – soprattutto ai <strong>giovani</strong> – che il<br />

ricordo non può essere il confine ultimo<br />

di ciò che è stato. Ricordare sempre, parlarne,<br />

senza paura, come la madre di Attilio<br />

Manca: «Parlare di mafia non era possibile<br />

fino a qualche anno fa a Barcellona<br />

P.G. ma oggi, possiamo dire che le tre C,<br />

mi riferisco a Cassata, Canali e Cattafi,<br />

sono state estirpate e Barcellona ora è più<br />

libera».<br />

Un grande insegnamento la nostra società<br />

ha da percepire, un antidoto a questa<br />

cappa irrespirabile: il ricordo delle stragi,<br />

delle vittime cadute per mano mafiosa, la<br />

memoria che diventa maestra di una<br />

società malata e soggiogata dalle logiche<br />

dell’omertà e della connivenza, ma<br />

soprattutto il dovere che essa ha di<br />

risvegliarsi, d’ indignarsi, e di compiere<br />

l'abbraccio ad una legalità che parte dal<br />

basso, dalla coscienza dei cittadini, in un<br />

terra che per troppo tempo ha sopportato<br />

il fardello di essere conosciuta come terra<br />

di mafia.

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