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maggio 2013 - I Siciliani giovani

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Il processo “Iside 2”<br />

“Badalamenti spingeva – confermò ai<br />

giudici il pentito Calderone - spingeva<br />

moltissimo, avrebbe fatto la qualunque,<br />

voleva risolvere questo processo in qualsiasi<br />

modo e in qualsiasi maniera, tutta<br />

Cosa Nostra si muoveva intorno al processo<br />

contro i Rimi.<br />

Non ci si ferma però qui. Sparpagliati<br />

qua e là ci sono altri episodi.<br />

Nel processo sulla loggia massonica<br />

Iside 2 scoperta a metà degli anni ’80 a<br />

Trapani, la loggia dove erano scritti mafiosi,<br />

politici, colletti bianchi, super burocrati,<br />

venne fuori la circostanza che per<br />

un periodo a controllare l’aeroporto di<br />

Trapani c’erano dei massoni, che si sarebbero<br />

fatti carico di fare scomparire alcuni<br />

piani di volo particolari, tra questi<br />

quelli relativi a missioni con aerei privati<br />

che Andreotti avrebbe fatto per giungere<br />

senza essere notato in Sicilia. Trapani per<br />

lui sarebbe stato un aeroporto sicuro.<br />

Le accuse del giudice Almerighi<br />

Il nome di Andreotti compare poi sullo<br />

sfondo della vicenda processuale relativa<br />

alla corruzione dell’ex pm di Trapani Antonio<br />

Costa.<br />

Nel processo contro il senatore a vita a<br />

Palermo un giorno andò a deporre un<br />

giudice, Mario Almerighi, che da Andreotti<br />

fu definito, per la testimonianza<br />

resa, «pazzo» e «falso teste».<br />

Almerighi infatti riferì dei contatti tra<br />

il senatore Andreotti e il presidente di<br />

Cassazione, Corrado Carnevale, svelò la<br />

confidenza ricevuta da un suo collega,<br />

Piero Casadei Monti, allora capo di gabinetto<br />

del ministro della Giustizia Virginio<br />

Rognoni. E il «segreto» svelato passava<br />

per l’indagine sul giudice Costa, arrestato<br />

nel 1985.<br />

Accadeva che la Cassazione, presidente<br />

Carnevale, accogliendo una richiesta<br />

www.isiciliani.it<br />

della difesa dell’ex pm Costa, fece celebrare<br />

il processo a Messina, sottraendolo<br />

alla competenza del Tribunale nisseno.<br />

La cosa portò il pm che indagava,<br />

Claudio Lo Curto, a fare un esposto al<br />

Csm e al ministro Rognoni. Ma tutto finì<br />

in archivio.<br />

Secondo la testimonianza di Almerighi,<br />

il Csm avrebbe insabbiato il «procedimento»,<br />

stando alle confidenze del<br />

capo di gabinetto del ministro, «per le<br />

pressioni di Andreotti» che all’esito di<br />

questa testimonianza rispose dandogli<br />

del pazzo. Almerighi querelò Andreotti<br />

per quelle dichiarazioni ingiuriose, e vinse<br />

la causa.<br />

Le indagini di Carlo Palermo<br />

Il nome di Andreotti compare poi nel<br />

racconto dell’ex pm Carlo Palermo, il<br />

magistrato sfuggito ad un attentato a Pizzolungo<br />

(Erice) il 2 aprile 1985.<br />

A Trapani era giunto dopo che era stato<br />

sollevato da indagini che conduceva da<br />

pm di Trento. Mentre era pm a Trento<br />

Carlo Palermo conduceva una indagine<br />

su traffici di armi e droga, su riciclaggio<br />

di denaro e su politici collusi e corrotti.<br />

Un'inchiesta molto scottante. Il 15 dicembre<br />

1983 da pm trentino andò alla<br />

Farnesina a Roma per sentire come teste<br />

l’allora ministro degli Esteri. Giulio Andreotti.<br />

Finita quell’attività partì per<br />

Brindisi dove doveva partecipare ad un<br />

convegno. All’arrivo in serata nella città<br />

pugliese trovò una chiamata del presidente<br />

del Tribunale di Trento che gli comunicava<br />

che il procuratore generale<br />

della Cassazione aveva minacciato la sua<br />

sospensione dal servizio per avere fatto<br />

una attività di indagine nei confronti di<br />

parlamentari senza autorizzazione.<br />

Fu il primo atto questo che lo avrebbe<br />

portato nel febbraio 1985 a prendere servizio<br />

alla Procura di Trapani e dove dopo<br />

40 giorni dall’insediamento trovò lungo<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 31<br />

“Carlo Palermo<br />

sopravvisse<br />

ma fu indotto<br />

a lasciare<br />

le indagini<br />

e la toga”<br />

la strada che ogni giorno percorreva una<br />

autobomba il cui timer fu azionato dalla<br />

mafia alcamese.<br />

Carlo Palermo si salvò, vennero stritolati<br />

dal tritolo Barbara Rizzo Asta ed i figlioletti<br />

della donna, Salvatore e Giuseppe,<br />

che in auto percorrevano la stessa<br />

strada. Carlo Palermo sopravvisse ma per<br />

lo Stato fu come fosse morto. Dapprima<br />

gli fu proposto di cambiare identità e lasciare<br />

l’Italia, al suo rifiuto fu fatto in<br />

modo che lasciasse la toga e le sue indagini.<br />

Il sostegno a Giammarinaro<br />

L’ultima presenza certa di Andreotti a<br />

Trapani risale al 1991, quando venne a<br />

sostenere un suo “figlioccio”, il salemitano<br />

Pino Giammarinaro, eletto alla Regione<br />

con 50 mila preferenze e qualche<br />

mese dopo costretto a fuggire dalla Sicilia<br />

per evitare l’arresto.<br />

Pochi anni addietro Andreotti partecipò<br />

ad una cena in Senato offerta da un consorzio<br />

ittico di Mazara. Apprezzò molto<br />

ciò che venne servito a fine cena commentò<br />

che una cena del genere l’avrebbe<br />

potuta fare solo tornando in Sicilia, a<br />

Mazara, ma considerato quello che gli<br />

era capitato (l’incontro col mafioso nel<br />

frattempo svelato dal processo di Palermo)<br />

aveva deciso di non tornarvi più.<br />

Sarà stato vero? Oramai oggi non può<br />

più sapersi, questo è l’ultimo e meno importante<br />

dei segreti che si è adesso portato<br />

nella tomba.

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