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maggio 2013 - I Siciliani giovani

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Nel paese di Camporeale, provincia di<br />

Palermo, nel cuore della Sicilia, assediato<br />

da tutta la mafia della provincia palermitana,<br />

c'era un sindaco democristiano,<br />

un democristiano onesto, di nome Pasquale<br />

Almerico, il quale essendo anche<br />

segretario comunale della DC, rifiutò la<br />

tessera di iscrizione al partito ad un patriarca<br />

mafioso, chiamato Vanni Sacco<br />

ed a tutti i suoi amici, clienti, alleati e<br />

complici. Quattrocento persone. Quattrocento<br />

tessere. Sarebbe stato un trionfo<br />

www.isiciliani.it<br />

IL FILO<br />

Il potere<br />

in Italia<br />

di Giuseppe Fava<br />

Questa è la povera storia di un sindaco siciliano<br />

di tanti anni fa, uno che non vole scendere a<br />

patti con la mafia. Il partito lo scaricò, i mafiosi<br />

lo ammazzarono. Solo un giornalista coraggioso<br />

si ricordò di lui, e ce ne ha tramandato il nome<br />

____________________________________<br />

La Fondazione Fava<br />

La fondazione nasce nel 2002 per mantenere<br />

vivi la memoria e l’esempio di Giuseppe Fava,<br />

con la raccolta e l’archiviazione di tutti i suoi<br />

scritti, la ripubblicazione dei suoi principali libri,<br />

l'educazione antimafia nelle scuole, la promozione<br />

di attività culturali che coinvolgano i <strong>giovani</strong><br />

sollecitandoli a raccontare. Il sito permette<br />

la consultazione gratuita di tutti gli articoli di<br />

Giuseppe Fava sui <strong>Siciliani</strong>.<br />

Per consultare gli archivi fotografico e teatrale,<br />

o altri testi, o acquistare i libri<br />

della Fondazione, scrivere a<br />

elenafava@fondazionefava.it<br />

mariateresa.ciancio@virgilio.it<br />

____________________________________<br />

Il sito “I <strong>Siciliani</strong> di Giuseppe Fava”<br />

Pubblica tesi su Giuseppe Fava e i <strong>Siciliani</strong>, da<br />

quelle di Luca Salici e Rocco Rossitto, che ne<br />

sono i curatori. E' un archivio, anzi un deposito<br />

operativo, della prima generazione dei <strong>Siciliani</strong>.<br />

Senza retorica, senza celebrazioni,<br />

semplicemente uno strumento<br />

di lavoro. Serio, concreto<br />

e utile: nel nostro stile.<br />

politico del partito, in una zona fino<br />

allora feudo di liberali e monarchici, ma<br />

il sindaco Almerico sapeva che quei<br />

quattrocento nuovi tesserati si sarebbero<br />

impadroniti della <strong>maggio</strong>ranza ed<br />

avrebbero saccheggiato il Comune. Con<br />

un gesto di temeraria dignità, rifiutò le<br />

tessere.<br />

La segreteria della DC<br />

Respinti dal sindaco, i mafiosi ripresentarono<br />

allora la domanda alla segreteria<br />

provinciale della DC, retta in quel<br />

tempo dall'ancora giovane Giovanni<br />

Gioia, il quale impose al sindaco Almerico<br />

di accogliere quelle quattrocento richieste<br />

di iscrizione, ma il sindaco Almerico,<br />

che era medico di paese, un galantuomo<br />

che credeva nella DC come<br />

ideale di governo politico, ed era infine<br />

anche un uomo con i coglioni, rispose<br />

ancora di no. Allora i postulanti gli fecero<br />

semplicemente sapere che, se non<br />

avesse ceduto, lo avrebbero ucciso, e il<br />

sindaco Almerico, medico galantuomo,<br />

sempre convinto che la Dc fosse soprattutto<br />

un ideale, rifiutò ancora.<br />

La segreteria provinciale s'incazzò, sospese<br />

dal partito il sindaco Almerico e<br />

concesse quelle quattrocento tessere. Il<br />

sindaco Pasquale Almerico cominciò a<br />

vivere in attesa della morte. Scrisse un<br />

memoriale indirizzato alla segreteria<br />

provinciale e nazionale del partito<br />

denunciando quello che accadeva e<br />

indicando persino i nomi dei suoi<br />

probabili assassini. E continuò a vivere<br />

nell'attesa della morte. Solo,<br />

abbandonato da tutti. Nessuno gli dette<br />

retta, lo ritennero un pazzo visionario<br />

che voleva continuare a comandare da<br />

solo la città emarginando forze politiche<br />

nuove e moderne.<br />

Due scariche di lupara<br />

Talvolta lo accompagnavano per strada<br />

alcuni amici armati per proteggerlo.<br />

Poi anche gli amici scomparvero. Una<br />

sera di ottobre mentre Pasquale Almerico<br />

usciva dal municipio, si spensero tutte<br />

le luci di Camporeale e da tre punti<br />

opposti della piazza si cominciò a sparare<br />

contro quella povera ombra solitaria.<br />

Cinquantadue proiettili di mitra, due<br />

scariche di lupara. Il sindaco Pasquale<br />

Almerico venne divelto, sfigurato, ucciso<br />

e i mafiosi divennero i padroni di<br />

Camporeale. Pasquale Almerico, per<br />

anni, anche negli ambienti ufficiali del<br />

partito venne considerato un pazzo alla<br />

memoria.<br />

I <strong>Siciliani</strong>,<br />

gennaio 1983<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 88

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