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maggio 2013 - I Siciliani giovani

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Quindi alcuni di loro interrompono lo<br />

studio per il lavoro, mentre quelli che<br />

continuano a studiare non riescono ad ottenere<br />

a scuola i loro diritti. I bambini di<br />

famiglia burjuva possono frequentare<br />

qualsiasi università vogliano, anche se<br />

non studiano, perché queste sono private.<br />

Gli studenti devono indossare un solo tipo<br />

di uniforme. Non siamo contro le uniformi<br />

ma vengono imposte come se fossero<br />

militari. In alcune università c'è la polizia<br />

che non vuole che gli studenti abbiano<br />

una propria visione ideologica e quindi li<br />

opprimono”.<br />

Polizia nelle università<br />

E della condizione delle donne curde cosa<br />

puoi dirci?<br />

“In Turchia le donne Turche e Curde<br />

hanno gli stessi problemi. Ma con una<br />

leggera differenza per le donne Curde. I<br />

loro figli sono stati perseguitati e le "Madri<br />

del Sabato", come le chiamiamo noi,<br />

sono madri che cercano i loro figli dispersi.<br />

In linea generale l'uomo predomina<br />

sulla donna. Accade che le donne non<br />

possano camminare da sole in strada e che<br />

gli uomini irrompono in ogni parte della<br />

vita di una donna, limitandone i diritti”.<br />

In Turchia parlare della situazione curda<br />

può essere pericoloso, perciò hai chiesto di<br />

non essere ripreso per timore di rappresa-<br />

glie della polizia. Hai voluto invece essere<br />

rappresentato da un quadro con un fiore.<br />

“Il colore del fiore è rosso, verde e giallo.<br />

Fatto artigianalmente da un amico in<br />

prigione, i colori simboleggiano la bandiera<br />

Curda. Noi lo guardiamo come un<br />

fiore che si apre alla libertà”.<br />

www.isiciliani.it<br />

“Territori militarmente occupati:<br />

il Kurdistan o un quartiere siciliano.<br />

Da un esercito in divisa<br />

oppure da un potere mafioso”<br />

Nella civile<br />

Italia, invece...<br />

Via delle Salette, quartiere di San Cristoforo,<br />

Catania. Un vento primaverile<br />

spazza le strade e svuota i cassonetti stracolmi<br />

per via dello sciopero dei netturbini,<br />

accanto a questi un uomo e una donna<br />

anziani litigano: “stu cassunettu è do me!”<br />

l’altro risponde: “No, arrivai prima iù!”<br />

Si, litigano perché la miseria e la povertà<br />

li ha portati a questo punto, sono armati<br />

di due bastoni con uncini e con questi rovistano<br />

i cassonetti, chissà o per cercare<br />

qualcosa da poter vendere, o semplicemente<br />

per cercare qualcosa da mangiare.<br />

Certo è strano che a Catania in Sicilia,<br />

in Italia, fra gli otto paesi più ricchi del<br />

mondo si possa assistere a queste scene.<br />

“Mi chiamo Cettina, sono già una donna<br />

matura, quasi anziana e da tanti anni<br />

lavoro presso un’organizzazione religiosa,<br />

come donna delle pulizie, e dai preti non<br />

me l’aspettavo che mi sfruttassero! Infatti<br />

è da diversi mesi che mi danno sempre<br />

meno lavoro e nelle ore che mi rimangono<br />

mi fanno lavorare anche di più.<br />

Ho paura, ogni settimana mi dicono di<br />

ridurre i giorni di lavoro, ho paura che mi<br />

vogliano licenziare, cosa farò? Come andrò<br />

avanti con un figlio che non riesce a<br />

trovare lavoro?”<br />

“Non riesce a trovare lavoro”<br />

“Ho sedici anni e mi chiamo F. ho tanta<br />

voglia di fare un regalo alla mia ragazza,<br />

ho tentato di trovare un lavoro e l’ho trovato,<br />

mi danno venti euro alla settimana<br />

per scaricare i camion pieni di confezioni<br />

d’acqua, mi ammazzo di fatica e a causa<br />

di questo non vado più a scuola, anche<br />

perché la scuola non mi piace più, non mi<br />

dà più niente!<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 45<br />

Mi hanno proposto di “iri a’ spacciari,<br />

mi dissuru ca si vadagna bonu, a’ cosa<br />

m’interessa, accussì ci possu fari u rialu a’<br />

me carusa, i me cumpagni mi dissuru di<br />

stari attentu, picchi a galera è brutta e su<br />

dicuni iddi ca’ l’hannu pruvatu, fossi è<br />

veru!”<br />

Questi frammenti di storia vissute nel<br />

quartiere di San Cristoforo a prima vista<br />

possono non essere paragonate alla storia<br />

di Halil ragazzo curdo che vive in Turchia?<br />

Certo a San Cristoforo non c’è la<br />

guerra, almeno quella guerreggiata, ma<br />

esiste la guerra “a bassa intensità”.<br />

Una guerra “a bassa intensità”<br />

L’esercito turco che opprime con le<br />

armi il popolo curdo potrebbe essere la<br />

mano armata delle mafie o la mala politica<br />

che ti toglie il diritto di avere diritti, togliendoti<br />

le scuole senza possibilità di futuro,<br />

che ti compra un voto “per un pacco<br />

di pasta”.<br />

Un potere politico e mafioso che speculando<br />

sulla povertà dei quartieri fa in<br />

modo di organizzare “un’economia mafiosa”<br />

che costringe intere famiglie a vendere<br />

droga. Famiglie che durante la notte<br />

subiscono le irruzioni armate dentro casa<br />

da parte delle forze dell’ordine che cercano<br />

gli stupefacenti, unica risorsa per guadagnare<br />

quel tanto per vivere la giornata,<br />

perché quelli che guadagnano veramente<br />

sono i pusher e le cosche mafiose del<br />

quartiere.<br />

Certo, diversi anni fa anche qui c’era<br />

una guerra guerreggiata e i morti ammazzati<br />

erano a decine sui selciati delle strade<br />

di San Cristoforo, adesso non si spara più<br />

per uccidere ma la guerra esiste ancora,<br />

così come non esiste la libertà di ogni abitante<br />

del quartiere di scegliere la propria<br />

vita, la propria onestà, di essere considerati<br />

uomini e donne in un Paese che si<br />

dice democratico e si chiama Italia.

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