maggio 2013 - I Siciliani giovani
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Palermo/ Cantieri navali<br />
La mafia<br />
sottovalutata<br />
A Palermo non fanno a<br />
tempo ad abbassarsi<br />
gli echi dei proclami di<br />
improvvidi osservatori<br />
di un presunto declino<br />
inarrestabile delle<br />
cosche mafiose che la<br />
cronaca s'incarica di<br />
palesare esattamente il<br />
contrario<br />
di Giovanni Abbagnato<br />
L'ultimo esempio di queste “scoperte”,<br />
di norma frutto di gravi sottovalutazioni,<br />
ha riguardato il cantiere navale,<br />
l'ultimo stabilimento industriale del<br />
Capoluogo ancora degno di tale definizione,<br />
nonostante il suo notevole ridimensionamento<br />
produttico e occupazionale.<br />
Uno stabilimento che fin dall'inzio del<br />
'900 ha rappresentato un sito da aristocrazia<br />
operaia, significativamente sindacalizzata<br />
e capace di una notevole attività<br />
vertenziale, fin dai tempi del segretario<br />
della Fiom Giovanni Orcel, assassinato<br />
nel 1920. Maestranze, quelle del Cantiere,<br />
in grado di condurre, oltre ad evolute<br />
vertenze contrattuali, un contrasto con la<br />
mafia del quartiere Montalbo-Acquasanta,<br />
da sempre interessatissima al controllo<br />
delle attività economiche nel cantiere<br />
e nel porto.<br />
www.isiciliani.it<br />
Questo scontro è culminato nel 1947 in<br />
uno scontro nel quale gli sgherri del boss<br />
Nicola D'Alessandro spararono a degli<br />
operai che a loro volta stavano per impiccare<br />
un mafioso e pretesero l'allontanamento<br />
del dirigente fascista Emilio<br />
Ducci, voluto dalla proprietà dei Piaggio<br />
e connivente con i mafiosi.<br />
Nei decenni successivi si è attenuata<br />
notevolmente la capacità di reazione democratica<br />
e antimafiosa degli operai e<br />
della dirigenza politico-sindacale e tanto<br />
era impunita quanto risaputa la presenza<br />
invasiva nello stabilimento dei mafiosi<br />
dell'Acquasanta, soprattutto i Galatolo.<br />
Questa antica ed influente dinastia mafiosa<br />
controllava, il quartiere del cantiere,<br />
avendo addirittura in mano la locale<br />
Stazione dei Crabinieri, e facendo il bello<br />
e cattivo tempo nello stabilimento<br />
controllando i subappalti e il caporalato<br />
dei lavoratori avventizi.<br />
Le denunce di Basile<br />
Verso la fine degli anni '80 la situazione<br />
esplose quando le indagini della Procura<br />
di Palermo dimostrarono la fondatezza<br />
delle denunce dell'operaio Gioacchino<br />
Basile - minacciato dai mafiosi, licenziato<br />
dalla Fincantieri e perfino<br />
espulso dal sindacato della Cgil – circa<br />
l'asfissiante controllo del cantiere ancora<br />
ad opera dei Galatolo e dei loro affiliati. I<br />
conseguenti provvedimenti giudiziari, oltre<br />
a colpire alcuni esponenti influenti<br />
della cosca, suscitarono alcune utili iniziative<br />
extragiudiziarie come l'adozione<br />
di un protocollo di legalità, ma senza approfondire<br />
adeguatamente le responsabilità,<br />
personali ed oggettive, del management<br />
del cantiere che pure dalle carte<br />
giudiziarie non usciva con una buona immagine.<br />
Sembrava a qualcuno che il clamore di<br />
quella indagine, con i suoi sviluppi giudiziari,<br />
potesse avere creato una sorta di<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 68<br />
cordone di legalità attorno allo stabilimento,<br />
ma, in realtà, chi viveva nel quartiere<br />
coglieva i segni non scalfiti del potere<br />
dei Galatolo, con i suoi esponenti e<br />
affiliati a piede libero, non solo nel cantiere,<br />
ma anche nel porticciolo turistico<br />
dell'Acquasanta.<br />
La realtà raccontata da recentissime indagini,<br />
culminati in una retata di mafiosi,<br />
hanno confermato il controllo mafioso<br />
dei Galatolo – direttamente ma anche<br />
mediante il prestanome Giuseppe Corradengo,<br />
tutt'altro che insospettabile come<br />
titolato dai giornali - non solo del cantiere<br />
di Palermo, ma anche di quelli di Trapani,<br />
Messina e di altri cantieri del nord<br />
come Porto Marghera e La Spezia.<br />
Questa vicenda suscita parecchi dubbi<br />
e, tuttavia, è probabilmente utile concentrare<br />
la riflessione in due domande-chiave.<br />
Nello specifico, c'è da chiedersi se<br />
non c'è una costante sottovalutazione<br />
della capacità di adattamento della mafia<br />
anche da parte degli organi investigativi<br />
tendenti a svolgere indagini troppo legate<br />
ad episodi eclatanti e non ad un controllo<br />
costante del territorio che potrebbe<br />
monitorare per tempo l'effettiva presenza<br />
e pericolosità delle famiglie mafiose.<br />
Le responsabilità aziendali<br />
Dalle azioni repressive a seguito delle<br />
denunce di Basile ad oggi sono trascorsi<br />
circa 25 anni in cui del declino del controllo<br />
mafioso del territorio del cantiere<br />
navale non si è accorto nessuno. Inoltre,<br />
c'è da chiedersi come mai il management<br />
del Cantiere reiteratamente non ha notato<br />
nulla di sospetto dentro lo Stabilimento e<br />
se non sarebbe il caso di approfondire responsabilità<br />
di gestione aziendale, a partire<br />
delle procedure per l'affidamento e la<br />
gestione complessiva dei subappalti in<br />
Fincantieri, visto che la Magistratura sostiene<br />
che da Palermo si controllavano<br />
anche gli altri cantieri del nord?