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Luglio - Settembre Bollettino - Diocesi di Rimini

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54<br />

<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />

Relazione <strong>di</strong> S.E. Mons. Enrico<br />

Solmi Vescovo <strong>di</strong> Parma<br />

Il foglio che avete o che avrete in mano vede un attimo la sintesi del mio<br />

intervento che presentato qui ha un titolo impegnativo: Fondamenti teologici<br />

della nuzialità, nello stesso tempo ha un valore paragonabile a un sonnifero<br />

ecc. Ecco ho preferito mettere questo titolo: Sacramento più antico.<br />

Sono contento che il tema del matrimonio e della famiglia sia stato contestualizzato<br />

bene per la nostra realtà emiliana e riminese. Perché noi adesso<br />

parlando <strong>di</strong> matrimonio, <strong>di</strong> Sacramento, <strong>di</strong> spiritualità dobbiamo avere davanti<br />

queste famiglie. Io ho davanti a me l’immagine molto semplice <strong>di</strong> una vecchia<br />

signora a cui avevano tolto la sua vecchia vigna. Ci doveva venire una strada,<br />

e ,mentre il geometra del comune metteva i suoi picchetti bianchi e rossi,lei<br />

girava sotto la vigna, teneva in mano un grappolo d’uva e girava intorno. Certamente<br />

una conoscenza più precisa <strong>di</strong> quella vigna sotto tanti profili l’aveva<br />

quel geometra. Ma li c’è una altra conoscenza: fatta <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita, della casa<br />

vicina che stava abbandonando per una casa migliore, ma non era dove si era<br />

sposata e via <strong>di</strong> questo genere. Noi dobbiamo guardare le famiglie con questi<br />

occhi. Certamente ci serve l’occhio del sociologo che fa una ra<strong>di</strong>ografia, ma ci<br />

serve l’occhio del cuore perché noi a queste famiglie siamo mandati e , anche<br />

loro, queste famiglie sono mandate a noi presbiterio preti, insieme siamo la<br />

famiglia <strong>di</strong> Dio che è la Chiesa.<br />

Mi piace pensare a due brani del Magistero. Uno mi pare che sia nella<br />

“Gau<strong>di</strong>um e spes” al numero 50, dove si parla dei Presbiteri che debbono approfon<strong>di</strong>re<br />

la conoscenza dei temi della famiglia anche attraverso esperti per<br />

aiutare le famiglie. L’altro brano l’ho preso da un documento prezioso anche se<br />

ormai lontano nel tempo dalla CEI: , al<br />

numero 19: che <strong>di</strong>ce che gli sposi debbono offrire ai presbiteri “una cor<strong>di</strong>ale<br />

amicizia attraverso la quale sostenerli nell’esercizio e nel compimento della<br />

loro vocazione”. Ci mettiamo quin<strong>di</strong> in una reciprocità <strong>di</strong> attenzione, <strong>di</strong> premura,<br />

e <strong>di</strong> aiuto. Riconosciamo anche un altro fatto, parlo almeno per me: noi<br />

preti gran parte della nostra sapienza umana l’abbiamo ricevuta in famiglia . E<br />

tante vocazioni, non <strong>di</strong>co tutte, sono nate da quell’incontro con il Signore che<br />

è avvenuto attraverso nostra madre, nostro padre e attraverso il clima che la<br />

famiglia ci ha donato. Comunque sia al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questa trasmissione spirituale<br />

c’è anche una trasmissione <strong>di</strong> sapienza che ci è venuta dalla famiglia, caso mai<br />

da una famiglia sana, da una famiglia povera forse, ma legata insieme da valori<br />

importanti. E nello stesso tempo, oggi anche noi preti incontriamo la famiglia<br />

ferita, non c’è bisogno <strong>di</strong> andare tanto lontano perché qualche ferita la trovia-<br />

Attività del Presbiterio

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