Cardiologia negli Ospedali n° 160 Novembre/Dicembre 2007 - Anmco
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CUORI ALLO SPECCHIO<br />
68<br />
Edoardo Verna<br />
Quali i pregi e quali i difetti della esperienza<br />
del Gruppo di Lavoro “<strong>Cardiologia</strong> 2000”?<br />
Non so dire se il lavoro di <strong>Cardiologia</strong> 2000 sia servito a<br />
molto. Come ho detto il nostro mandato fu limitato nel<br />
tempo. Cercammo di proporre una visione della “<strong>Cardiologia</strong><br />
ospedaliera del futuro” che non abbiamo visto realizzarsi<br />
del tutto. Purtroppo quegli anni coincisero anche<br />
con importanti cambiamenti negativi della nostra società.<br />
Nello stesso numero di “<strong>Cardiologia</strong> <strong>negli</strong> <strong>Ospedali</strong>” in cui<br />
si riferiva della nascita di <strong>Cardiologia</strong> 2000, due articoli di<br />
Fazzini e di Giovannini denunciavano lo stato di crisi della<br />
sanità italiana e le gravi conseguenze dei decreti legislativi<br />
delegati prodotti dal governo allora in carica (1992) che<br />
di fatto massacravano l’assistenza ospedaliera pubblica<br />
a favore dell’accreditamento privato svendendo all’università<br />
e alla politica la dirigenza degli ospedali. Sarebbe<br />
interessante rileggere oggi quelle osservazioni. Le conseguenze<br />
deleterie di quella svolta politica non poterono<br />
essere contrastate e oggi sono drammaticamente sotto i<br />
nostri occhi. <strong>Cardiologia</strong> 2000 non poteva fare molto.<br />
Tuttavia, terminato il breve mandato, i membri di quello<br />
sparuto gruppo hanno continuato ad operare all’interno<br />
dell’ANMCO e a servire in diversi modi l’Associazione nello<br />
spirito e con gli ideali trasmessi da chi li aveva preceduti,<br />
hanno fornito parte della dirigenza dell’ANMCO degli anni<br />
futuri, hanno dato quattro Presidenti all’Associazione e<br />
molti di loro oggi dirigono un Reparto di <strong>Cardiologia</strong>. Penso<br />
che sia stato un discreto contributo!<br />
Quanto quella esperienza è stata utile per la<br />
tua vita/crescita professionale?<br />
Ho avuto la fortuna di vivere con entusiasmo, arricchimento<br />
umano e professionale un periodo di forte crescita<br />
della <strong>Cardiologia</strong>. Come ho detto, alcuni di noi hanno<br />
raggiunto posizioni e svolto ruoli più importanti di me. Io<br />
ero “the little guy of the club” e ho continuato a partecipare<br />
marginalmente alla vita dell’ANMCO (di cui sono stato<br />
Consigliere Regionale per un certo periodo) ma con la coscienza<br />
di rappresentare qualcosa individualmente anche<br />
attraverso la crescita della nostra Associazione. Unico<br />
“emodinamista”, ho aderito fin dagli inizi e con continuità<br />
anche al Gruppo Italiano di Studi Emodinamici (GISE) di<br />
cui sono “Fellow”, facendo parte del suo Direttivo per un<br />
certo tempo. Come appassionato di Medicina nucleare ho<br />
contribuito alla nascita ed alla crescita del Gruppo Italia-<br />
Giovanni Maria Santoro<br />
Quali i pregi e quali i difetti dell’esperienza del<br />
Gruppo di Lavoro “<strong>Cardiologia</strong> 2000”?<br />
L’esperienza di “<strong>Cardiologia</strong> 2000” va inquadrata nella<br />
storia della nostra Associazione. Quando il gruppo fu<br />
istituito, cominciava ad avvicinarsi il tempo del ricambio<br />
generazionale perché stava per esaurirsi, per motivi<br />
anagrafici, la spinta della generazione di Cardiologi che<br />
avevano fondato e fatto crescere l’ANMCO. Il Prof. Fazzini<br />
era preoccupato del fatto che l’Associazione si trovasse<br />
impreparata di fronte ai profondi cambiamenti che nella<br />
prima metà degli anni ‘90 cominciavano ad investire gli<br />
ospedali italiani. Per di più aveva timore che le figure<br />
“storiche” che fino ad allora avevano guidato l’Associazione<br />
finissero involontariamente per limitare la crescita dei<br />
giovani che avrebbe dovuto sostituirle <strong>negli</strong> anni successivi.<br />
L’idea del Prof. Fazzini era la costituzione di un gruppo<br />
che potesse prima di tutto fare una serie di proposte per<br />
indirizzare in modo moderno ed innovativo la struttura organizzativa<br />
della <strong>Cardiologia</strong> italiana e nello stesso tempo<br />
avesse la caratteristica di promuovere la crescita di una<br />
generazione capace di guidare l’Associazione.<br />
A mio modo di vedere, il pregio maggiore di quella esperienza<br />
fu proprio obbligare ad immaginare il futuro della<br />
<strong>Cardiologia</strong> e a costruire intorno a questa idea un modello<br />
organizzativo che, a rileggerlo oggi a distanza di 15 anni,<br />
non è poi molto lontano da quello attuale. Un altro pregio<br />
fu quello di mettere insieme a lavorare persone diverse,<br />
con caratteristiche diverse, che ebbero però modo di conoscersi<br />
e di apprezzarsi vicendevolmente. Da lì nacquero<br />
rapporti di stima e di amicizia che poi si sono mantenuti<br />
<strong>negli</strong> anni e che ancora costituiscono un legame importante<br />
tra coloro che fecero parte del gruppo.<br />
Il limite di quella esperienza fu la mancanza di continuità.<br />
Il gruppo esaurì il suo mandato con la produzione<br />
del documento finale. Probabilmente sarebbe stato utile<br />
mantenere attivo un gruppo di giovani da affiancare agli<br />
organi direttivi con funzioni propositive e per accrescere<br />
le capacità gestionali dei componenti, in modo da prepararli<br />
ai futuri impegni nell’Associazione.<br />
Quanto quella esperienza è stata utile per la<br />
tua vita/crescita professionale?<br />
Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito alla puntuale<br />
realizzazione delle idee che avevamo “immaginato” in<br />
quella esperienza. Il concetto di centralità del paziente,