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Cardiologia negli Ospedali n° 160 Novembre/Dicembre 2007 - Anmco

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CUORI ALLO SPECCHIO<br />

Edoardo Verna<br />

no di <strong>Cardiologia</strong> Nucleare (GICN) affiliato all’ANMCO e<br />

all’AIMN di cui sono stato il primo Segretario povero, cioè<br />

rigorosamente “senza portafoglio”. Non ho tratto nessun<br />

particolare vantaggio pratico o di carriera da questa modesta<br />

partecipazione alla vita della comunità cardiologica,<br />

ma credo sia stato molto importante per me conoscere<br />

persone culturalmente oneste, indipendenti, animate da<br />

curiosità e desiderio di crescere e di fare bene stringendo<br />

con loro legami di stima ed amicizia che spero di conservare.<br />

Sono anche queste motivazioni che arricchiscono la<br />

vita professionale e che spingono a continuare a lavorare<br />

indipendentemente dai livelli di visibilità o importanza<br />

raggiunta all’interno delle Associazioni e nonostante le<br />

difficoltà.<br />

In che modo l’ANMCO dovrebbe riprendere il<br />

dialogo con i giovani e con quali finalità?<br />

Non mi stupisce il tentativo di reiterare l’iniziativa ideale<br />

di Fazzini istituendo un nuovo Gruppo di Lavoro “ANMCO<br />

Giovani”. C’è un problema di continuità e rinnovo generazionale.<br />

Attualmente meno del 10% degli Associati<br />

all’ANMCO ha meno di 40 anni e una percentuale ancora<br />

minore vede i giovani coinvolti nelle attività delle Aree o<br />

a livello delle Regioni. Bisogna comprenderne i motivi.<br />

Oggi è più difficile inserirsi in una <strong>Cardiologia</strong> ospedaliera.<br />

Bisogna passare attraverso le scuole di specialità<br />

dell’Università che controlla e preclude l’accesso alla vita<br />

professionale e le possibilità di crescita all’interno della<br />

maggior parte dei molti ospedali “clinicizzati”. Finchè<br />

sono “specializzandi” i nostri Medici giovani rientrano<br />

maggiormente nella sfera di influenza della SIC. Di seguito,<br />

non è molto probabile che un giovane Cardiologo possa<br />

trovare tempo per pensare all’ANMCO in un contesto<br />

professionale di sotto-occupazione generata da restrizioni<br />

economiche e legislative che limitano l’assunzione di nuovi<br />

Medici ospedalieri e di mortificazione e appiattimento<br />

della carriera. Molti validi giovani Medici se ne vanno<br />

<strong>negli</strong> istituti di cura accreditati o privati dove possono<br />

trovare gli spazi che l’istituzione ospedaliera tradizionale<br />

gli ha negato.<br />

In questo scenario l’ANMCO ha ancora bisogno di sondare<br />

le opinioni della generazione dei Cardiologi del futuro<br />

e trovare nuova ispirazione per “ricreare la <strong>Cardiologia</strong><br />

ospedaliera” e un’associazione capace di riprendere il<br />

controllo del proprio ruolo professionale. ANMCO Giovani<br />

Giovanni Maria Santoro<br />

l’organizzazione dipartimentale, i diversi livelli di assistenza,<br />

i percorsi diagnostico - terapeutici erano concetti<br />

già ben rappresentati nel documento di sintesi del lavoro<br />

del gruppo “<strong>Cardiologia</strong> 2000”. Per quanto mi riguarda,<br />

l’aver pensato in anticipo agli sviluppi della <strong>Cardiologia</strong><br />

italiana mi ha consentito di arrivare preparato alla realtà<br />

che poi si è concretizzata in particolare nei primi anni<br />

2000. Un altro aspetto che mi fa piacere ricordare, perché<br />

rispecchia in modo preciso la mia visione della professione,<br />

è l’attenzione che ponemmo a definire il concetto di<br />

responsabilità del dirigente, non in senso medico - legale,<br />

ma nel senso di responsabilità organizzativa e di<br />

dedizione verso la struttura di appartenenza. Allo stesso<br />

modo mi sembra molto attuale l’enfasi che allora fu data<br />

al concetto di competenza professionale, considerando<br />

questa come l’unica garanzia per il futuro della nostra<br />

specialità. Trovo questo concetto, oggi ancor più di ieri,<br />

estremamente importante soprattutto considerando la<br />

riorganizzazione per intensità di cure verso la quale molti<br />

ospedali di piccole e medie dimensioni sono indirizzati. Se<br />

la <strong>Cardiologia</strong> vorrà continuare ad esistere come specialità<br />

indipendente, sarà necessario mantenere un elevatissimo<br />

livello di professionalità, che differenzi il Cardiologo<br />

dall’Internista, dal Rianimatore, dal Medico dell’urgenza.<br />

In che modo l’ANMCO dovrebbe riprendere il<br />

dialogo con i giovani e con quali finalità?<br />

Lo spirito che animò il Prof. Fazzini nella costituzione del<br />

Gruppo fu quello di affiancare all’esperienza dei “vecchi”<br />

l’entusiasmo, il coraggio e la capacità di guardare<br />

al nuovo che sono tipiche dei giovani. Penso che questa<br />

sia un’eredità importante. L’istituzione del Gruppo<br />

ANMCO Giovani va in questa direzione, anche se non sono<br />

convinto che questa iniziativa sia di per sé sufficiente a<br />

garantire il coinvolgimento dei Cardiologi che iniziano la<br />

professione. Come ho già detto, credo che nei prossimi<br />

anni la battaglia per la sopravvivenza della <strong>Cardiologia</strong><br />

come specialità indipendente sarà durissima. Non mi<br />

riferisco agli ospedali di terzo livello dove continueranno<br />

ad esistere dipartimenti o strutture ad indirizzo monospecialistico<br />

cardiologico. Penso agli ospedali, come<br />

quello dove lavoro, di medie dimensioni (che poi sono la<br />

maggioranza degli ospedali italiani) dove la <strong>Cardiologia</strong><br />

rischia di essere sezionata e incorporata in dipartimenti<br />

diversi: quello dell’area critica (per la parte di UTIC), quel-<br />

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