capitolo 4.pdf - Confindustria
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glio l’adattabilità del mercato del lavoro con la sicurezza dei lavoratori dentro<br />
e fuori il mercato stesso.<br />
Il recente dibattito europeo ha infatti messo in luce la necessità di accompagnare<br />
la progressiva deregolamentazione del mercato del lavoro con<br />
la creazione di un sistema di protezione sociale adeguato alle nuove esigenze<br />
di flessibilità. Esisterebbe una sorta di trade-off fra rigidità del mercato<br />
del lavoro e grado di protezione sociale del lavoratore nelle situazioni<br />
di disoccupazione. In Italia, ad esempio, l’elevata protezione dei lavoratori<br />
contro l’ipotesi di licenziamento si accompagna ad un’indennità di disoccupazione<br />
di ammontare non elevato e di breve durata. In Danimarca, dove<br />
il tasso di occupazione è pari al 76%, la maggiore flessibilità in uscita dal<br />
mercato del lavoro viene compensata da un esteso e relativamente generoso<br />
sistema di protezione sociale.<br />
La rigidità<br />
del mercato<br />
del lavoro<br />
e le sue<br />
determinanti<br />
In generale, un mercato del lavoro si configura come rigido quando la<br />
domanda e l’offerta di lavoro che lo caratterizzano non si adeguano (o si<br />
adeguano molto lentamente) alle fluttuazioni dell’economia. Nel dibattito<br />
corrente il concetto di rigidità del mercato del lavoro viene tuttavia spesso<br />
identificato con quello, più circoscritto, di rigidità dei rapporti di lavoro generata<br />
dalle istituzioni (derivanti sia dalle disposizioni legislative che dai<br />
contratti di lavoro) create a protezione dei lavoratori.<br />
Gli sviluppi teorici ed empirici più recenti 2 mostrano che normative<br />
stringenti a protezione del lavoro (employment protection legislation — Epl<br />
—) risultano mediamente correlate sia con il livello di occupazione osservato<br />
in ciascun paese che con la composizione demografica di occupati e disoccupati.<br />
In particolare, sembrerebbe esserci un legame inverso fra grado<br />
di protezione dei rapporti di lavoro e tasso di occupazione (fig. 4-6). Nei<br />
mercati del lavoro più regolamentati si riscontra inoltre mediamente una<br />
maggiore incidenza degli occupati indipendenti (cfr. par. 4.5), che può rappresentare,<br />
insieme al fenomeno del sommerso, un modo per sfuggire alle<br />
rigidità del sistema (cfr. Riquadro I lavoratori non coperti dall’art. 18 dello<br />
Statuto dei lavoratori).<br />
A partire dalla metà degli anni Novanta, l’Ocse ha cominciato ad elaborare<br />
una serie di indicatori per poter classificare i paesi membri in base<br />
al grado di regolamentazione del mercato del lavoro. La qualità di questi<br />
indicatori è stata migliorata nel tempo e la versione più aggiornata e qualitativamente<br />
migliore fa riferimento alla fine degli anni Novanta 3 .<br />
La figura 4-7 mostra come si posizionano i diversi paesi Ocse in base ad<br />
un indicatore generale di Epl, che tiene conto del grado di flessibilità dei rapporti<br />
di lavoro sia in entrata che in uscita. L’indice è il risultato della ponderazione<br />
di tre diverse componenti: i) la protezione dei lavoratori permanenti<br />
contro i licenziamenti (12 indici di base relativi a: procedure, notifiche<br />
e liquidazioni, difficoltà di licenziamento); ii) la regolamentazione delle forme<br />
di lavoro temporaneo (6 indici relativi a: contratti a termine, agenzie di<br />
lavoro interinale); iii) la regolamentazione dei licenziamenti collettivi.<br />
La combinazione dei diversi elementi porta alla definizione di un indice<br />
generale di Epl compreso fra 0 e 6 4 , sulla base del quale l’Italia si colloca ai<br />
2<br />
Per una rassegna esaustiva delle principali conclusioni raggiunte dalla letteratura teorica<br />
ed empirica negli ultimi anni, si veda Oecd, Employment Outlook 1999, pagg. 47-132.<br />
3<br />
Cfr. Oecd, Employment Outlook 1999, pp. 47-67.<br />
4<br />
Tutta la procedura seguita — dalla definizione degli indici di base, alla ponderazione<br />
effettuata per passare all’assegnazione del valore dell’indice finale — comporta naturalmente<br />
un certo grado di soggettività di cui occorre tener conto.<br />
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