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capitolo 4.pdf - Confindustria

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dente sul totale degli occupati, rispetto agli altri paesi, è più alta nei servizi<br />

alle imprese (44%) nell’industria delle costruzioni (35,5%), nei servizi<br />

finanziari, nei trasporti, nell’industria manifatturiera.<br />

Un elemento caratterizzante della realtà italiana è inoltre rappresentato<br />

dalle collaborazioni coordinate e continuative, una modalità di lavoro<br />

che ha registrato una fortissima espansione negli ultimi anni e nel 2001<br />

riguardava circa 1,9 milioni di persone. Tale aggregato comprende figure<br />

diverse: dal giovane che collabora con un’unica impresa, di cui utilizza le<br />

strutture allo stesso modo dei dipendenti d’impresa, al professionista che<br />

serve una pluralità di clienti e adopera strutture proprie.<br />

Questa eterogeneità alimenta le vivaci polemiche sulla natura del lavoro<br />

parasubordinato: vi è chi vede nel rapporto di lavoro subordinato un<br />

rapporto di lavoro dipendente mascherato, al fine di ridurre le tutele a beneficio<br />

del lavoratore, e chi una particolare modalità del lavoro autonomo.<br />

Secondo il Censis 3 , queste caratteristiche e l’accentuarsi di alcune di<br />

esse possono anche essere interpretate come segnale di un cambiamento<br />

profondo della morfologia del lavoro, che riguarderebbe non solo i lavoratori<br />

indipendenti, ma anche i subordinati di fascia medio-alta. Dalla concezione<br />

del destino lavorativo come principalmente legato a sistemi collettivi<br />

sia per i contenuti del lavoro che per le tutele, si starebbe passando a<br />

una visione del lavoro come investimento personale, le cui dimensioni centrali<br />

sono autonomia, mobilità, responsabilità, relazioni, professionismo e<br />

competenze.<br />

Le competenze — definite come mix fra sapere, saper creare e saper progettare<br />

— diventano il principale fattore personale per l’accesso al mercato<br />

del lavoro e alle carriere. Si tratta di un processo che il Censis definisce individualizzazione<br />

del lavoro. Poiché i percorsi delle persone vengono determinati<br />

sulla base dele capacità di ciascuno di progettarli e di realizzarli, il<br />

lavoro dipendente diventa solo uno dei punti del percorso lavorativo, lungo il<br />

quale si alternano posizioni indipendenti e subordinate. Questo articolato universo<br />

del lavoro individuale, che come si è detto include anche alcuni strati<br />

di lavoro subordinato (dirigenti, collaboratori, professionisti subordinati, ecc.),<br />

rappresenterebbe oltre il 50% dell’occupazione italiana 4 .<br />

Più tradizionali sono invece le ipotesi avanzate dall’analisi economica<br />

per spiegare la diffusione del lavoro autonomo. Le argomentazioni più di-<br />

scusse sono: il cambiamento tecnologico che potrebbe aver favorito più le<br />

piccole imprese; l’aumento delle tasse sul reddito e le maggiori possibilità<br />

di elusione e di evasione degli obblighi fiscali offerti dall’occupazione indipendente;<br />

le rigidità salariali e la compressione dei differenziali salariale a<br />

sfavore dei lavoratori più qualificati, i più dotati di capitale umano e forse<br />

anche della motivazione a costituirsi come autoimprenditori; le normative<br />

sui prepensionamenti e il pensionamento di anzianità che hanno favorito i<br />

pensionamenti precoci e il passaggio da attività regolari di lavoro dipendente<br />

a attività in nero, avendo comunque la garanzia di una copertura assicurativa<br />

e reddituale di base.<br />

In generale, la maggior parte della letteratura economica vede nel ricorso<br />

al lavoro indipendente uno dei modi in cui un sistema economico può<br />

cercare di aggiustarsi a fronte di una eccessiva rigidità della regolamenta-<br />

Lavoro<br />

autonomo<br />

e flessibilità<br />

del mercato<br />

del lavoro<br />

3<br />

Censis, Gli italiani al lavoro: un’impresa individuale. Dossier, mimeo, Roma maggio<br />

2002.<br />

4<br />

Cfr. Censis, cit. pag. 7.<br />

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