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capitolo 4.pdf - Confindustria

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alle riforme proposte 3 . Peraltro, anche per l’Irap, così come per l’Irpef, la<br />

modulazione dell’attuazione della delega e quindi la specifica quantificazione<br />

degli oneri e l’indicazione della copertura sono demandate al Dpef e<br />

alle conseguenti leggi finanziarie annuali.<br />

Analisi micro<br />

L’indicatore<br />

utilizzato<br />

Per valutare l’impatto microeconomico di due degli aspetti salienti della<br />

riforma, la riduzione dell’aliquota Irpeg e l’eliminazione della Dit e dell’Irap,<br />

abbiamo utilizzato un modello economico-aziendale, simile come concezione<br />

a quello utilizzato dalla Commissione Ue 4 , che consente di calcolare<br />

la pressione fiscale, definita come aliquota media effettiva (Ame), a partire<br />

da un bilancio aziendale 5 . Il conto economico e lo stato patrimoniale<br />

sono stati redatti in base alla normativa civilistica italiana a cui, separatamente,<br />

si sono applicate le regole fiscali. Per lo sviluppo prospettico (10<br />

anni) del conto economico e dello stato patrimoniale ci si è basati su un’analisi<br />

strutturale dei bilanci delle imprese del campione Mediobanca 6 . I calcoli<br />

sono relativi a società non appartenenti ad un gruppo.<br />

Le aliquote medie effettive (Ame) sono definite come il rapporto tra la<br />

somma dei valori attuali delle imposte pagate dall’impresa nell’arco di vita<br />

dell’investimento e la somma dei valori attuali dei flussi della remunerazione<br />

del capitale, sia proprio che di terzi. La sensitività dei risultati rispetto<br />

ai metodi di finanziamento è stata condotta considerando alternativamente<br />

il caso in cui i nuovi investimenti siano finanziati al 100% con capitale<br />

proprio o con capitale di terzi (debito a medio/lungo termine al tasso<br />

del 5,5% o con debito a breve al tasso del 6,5%).<br />

A parità di rendimento dell’investimento, l’utile d’esercizio nel caso di<br />

finanziamento con capitale di terzi differisce da quello nel caso di finanziamento<br />

con capitale proprio esattamente dell’ammontare degli oneri finanziari<br />

pagati sul nuovo debito. Per poter comparare correttamente le due<br />

situazioni si è quindi considerata la remunerazione del capitale come somma<br />

del risultato d’esercizio prima delle imposte e interessi passivi maturati<br />

sul debito acceso per il finanziamento dei nuovi investimenti. In questo<br />

modo il peso del fisco viene valutato sul rendimento dell’investimento,<br />

indifferentemente dal fatto che tale rendimento vada a remunerare il capitale<br />

proprio o di debito. Infine, poiché nella pratica il finanziamento avviene<br />

sempre in parte con capitale proprio e in parte con capitale di terzi,<br />

3<br />

Cfr. Relazione tecnica al disegno di legge delega per la riforma del sistema fiscale, pag.<br />

45: «Tanto maggiori saranno questi effetti, tanto più elevata potrà essere la quota di risorse<br />

da destinare ad una più consistente riduzione dell’Irap, fino a un suo superamento».<br />

4<br />

Cfr. Commissione Ue, Toward an internal market without tax obstacles COM(582) 2001<br />

5<br />

La ricostruzione del bilancio di partenza è stata effettuata seguendo la metodologia<br />

di riclassificazione dei bilanci di Mediobanca. Nel caso specifico è stato però necessario avere<br />

molto più dettaglio sulla struttura dello stato patrimoniale, con riferimento alle immobilizzazioni<br />

tecniche. Nel bilancio da noi considerato abbiamo disaggregato: Terreni, Fabbricati<br />

industriali, Impianti e macchinari, Attrezzature industriali e commerciali, Altri beni<br />

materiali, Immobilizzazioni in corso e acconti. Nel conto economico una differenza rilevante<br />

rispetto alla classificazione di Mediobanca è che la posta relativa ai dividendi da partecipazioni<br />

(parte degli oneri finanziari) è comprensiva anche delle imposte versate dall’azienda<br />

partecipata.<br />

6<br />

Dal lato del conto economico il modello consente di variare: i tassi annuali di crescita<br />

dei ricavi; l’incidenza della struttura dei costi attinenti la gestione caratteristica (materie prime,<br />

lavoro etc.); il grado di ammortamento del capitale immobilizzato; l’incidenza della struttura<br />

dei costi attinenti la gestione patrimoniale e straordinaria; la modalità di utilizzo degli<br />

utili netti (autofinanziamento versus dividendi); dal lato dello stato patrimoniale: l’andamento<br />

dello stock di immobilizzazioni (nuovi investimenti, disinvestimenti); il grado di rotazione<br />

del capitale investito e della sua componente a più alta velocità di rinnovo.<br />

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