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capitolo 4.pdf - Confindustria

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Non vi è dubbio che lo sviluppo della piccola e media impresa ha costituto<br />

una risposta di successo ai problemi che l’economia italiana ha dovuto<br />

affrontare in questi anni, negli ultimi venti anni. La piccola impresa ha dimostrato<br />

grandi capacità di innovare, nei processi, nei prodotti; è stata capace<br />

di adeguare rapidamente i propri mercati di sbocco e in generale è un<br />

asse portante dell’export italiano. L’essere costretti dalle rigidità del sistema<br />

a rimanere piccoli, l’essere vincolati nella scelta della dimensione ottimale<br />

più adatta alle caratteristiche del proprio mercato e delle tecnologie non può<br />

però essere considerato un punto di forza. Le difficoltà dell’Italia nel competere<br />

nei settori ad alta tecnologia, la tendenziale perdita di quote di mercato<br />

e l’essere particolarmente esposti alla crescente concorrenza dei paesi emergenti<br />

dipendono anche dal fatto che la parte più estesa del nostro sistema<br />

produttivo è, date le inferiori dimensioni medie, svantaggiata nel fare grande<br />

ricerca, nell’accedere ai flussi di capitali disponibili sui mercati internazionali,<br />

ad affermarsi e rafforzarsi nei nuovi settori che richiedono investimenti<br />

a lungo termine in tecnologia, ricerca, capitale umano. Di qui l’importanza<br />

di politiche volte a sostenere positivamente lo sviluppo e la crescita<br />

delle piccole e medie imprese, ma soprattutto volte a rimuovere le cause sistemiche<br />

che hanno contribuito a distorcere il nostro sviluppo industriale.<br />

4.7 La riforma della tassazione dei redditi d’impresa<br />

in Italia<br />

Il disegno di legge delega per la riforma fiscale presentato dal governo<br />

nel dicembre scorso, e di cui qualche elemento era stato anticipato nei<br />

provvedimenti adottati nei primi 100 giorni, punta a riordinare in modo radicale<br />

e in tempi relativamente brevi il sistema tributario statale. A regime<br />

si avrebbero 5 imposte, ordinate in un unico codice: un’imposta sul reddito,<br />

un’imposta sulle società, un’imposta sul valore aggiunto, un’imposta<br />

sui servizi, le accise. È inoltre prevista la graduale eliminazione dell’Irap.<br />

La relazione tecnica valuta in 17 miliardi di euro la riduzione netta ex ante<br />

di gettito in conseguenza delle modifiche proposte per i cinque tributi<br />

prima elencati. Nessuna valutazione viene fatta sulla completa abolizione<br />

dell’Irap, il cui gettito (per la parte relativa al settore privato) nel 2000 è<br />

stato pari a circa 21 miliardi di euro (tab. 1).<br />

Dall’attuazione della riforma «non possono derivare oneri aggiuntivi<br />

per il bilancio dello Stato» (art. 9); qualora questo vincolo venga superato<br />

il Ministro dell’Economia, informato il Parlamento, dovrà prendere le opportune<br />

misure correttive. Inoltre, i decreti attuativi sono «sottoposti al vincolo<br />

della sostanziale invarianza dei saldi economici e finanziari netti dei<br />

singoli settori istituzionali». Una «apposita normativa transitoria escluderà<br />

inasprimenti fiscali, rispetto a regimi fiscali garantiti dalla legislazione pregressa».<br />

Non è chiaro se questa clausola di salvaguardia vada in generale<br />

intesa a tutela della posizione del singolo contribuente, o vada interpretata<br />

nell’ambito della citata invarianza dei saldi netti per settore istituzionale.<br />

Solo per l’imposta sul reddito delle persone fisiche viene esplicitamente<br />

affermato che «a parità di condizioni, il nuovo regime risulti sempre<br />

più favorevole od uguale, mai peggiore, del precedente».<br />

A livello di tassazione personale si prevedono due sole aliquote di im-<br />

posta sul reddito: 23% fino a 100.000 euro e 33% oltre. La base imponi-<br />

Imposta<br />

sul reddito<br />

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