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parola di dio e dottrina degli uomini - CENTRO STUDI BIBLICI "G ...

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concessa soltanto con il concilio vaticano II, la libertà <strong>di</strong> coscienza. C’è stato un papa,<br />

Gregorio XVI° che appena due secoli fa, nel 1832 scriveva in una enciclica contro la libertà<br />

<strong>di</strong> coscienza e la definiva: pestilentissimo errore. Vi leggo questo brano perché è<br />

importante anche per comprendere certe attualità della chiesa. ”Quella perversa opinione<br />

che per inganno <strong>di</strong> <strong>uomini</strong> malvagi si è propagata da tutte le parti che la salvezza eterna<br />

dell’anima si può ottenere con qualunque professione <strong>di</strong> fede purché si viva secondo la<br />

norma del giusto e dell’onesto è da questa la pestifera fonte dell’in<strong>di</strong>fferentismo. Oggi si<br />

parla <strong>di</strong> relativismo, quella volta si parlava <strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferentismo, ma è lo stesso argomento, e<br />

(ascoltate), nasce quella sentenza assurda ed erronea o meglio quel delirio che la libertà<br />

<strong>di</strong> coscienza deve essere affermata e riven<strong>di</strong>cata da ogni uomo”.<br />

Quin<strong>di</strong> la libertà <strong>di</strong> coscienza dell’in<strong>di</strong>viduo è un errore ed era un delirio due secoli fa. Poi<br />

c’è voluto il concilio vaticano dove si scrive che “la chiesa pertanto fedele alla verità<br />

evangelica segue la via <strong>di</strong> Cristo e <strong>degli</strong> Apostoli quando riconosce la forma <strong>di</strong> libertà<br />

religiosa come rispondente alla <strong>di</strong>gnità dell’uomo e alla rivelazione <strong>di</strong> Dio e la favorisce”.<br />

Mentre papa Gregorio non poteva appellarsi al vangelo per le sue affermazioni, il Concilio<br />

vaticano è giunto alle sue conclusioni perché nasce in una chiesa più fedele alla verità<br />

evangelica.<br />

Ecco allora il perché <strong>di</strong> questi incontri: più noi saremo fedeli alla verità evangelica, più<br />

scopriremo l’azione liberante e liberatrice del Signore.<br />

Bene, in questa prima parte abbiamo visto quin<strong>di</strong> il conflitto <strong>di</strong> Gesù che si presenta come<br />

<strong>parola</strong> <strong>di</strong> Dio con i detentori della <strong>dottrina</strong> <strong>di</strong> Dio.<br />

Oggi pomeriggio, cambieremo argomento e vedremo in che cosa si concretizza in maniera<br />

pratica questa unica <strong>parola</strong> <strong>di</strong> Dio: nell’unico comandamento che Gesù ci ha lasciato.<br />

2 a Conferenza<br />

Nella prima parte abbiamo visto l’insegnamento <strong>di</strong> Gesù che desta stupore e le autorità<br />

religiose si chiedono: ma costui da dove gli viene questo insegnamento che non ha<br />

stu<strong>di</strong>ato E abbiamo visto la nascita <strong>di</strong> questo conflitto che corre lungo tutto il vangelo.<br />

Gesù non insegna spinto dalla legge <strong>di</strong> Dio come le autorità religiose, ma spinto<br />

dall’amore del Padre. E questo è il conflitto che si trova nei vangeli non solo dalle autorità,<br />

ma tra lo stesso popolo. Le autorità che impongono la legge, il popolo che è sottomesso a<br />

questa legge e Gesù invece che offre e propone un amore. Quin<strong>di</strong> mentre le autorità<br />

impongono una legge contrabbandata come autorità <strong>di</strong> Dio, Gesù propone un amore come<br />

offerta incon<strong>di</strong>zionata da parte <strong>di</strong> Dio.<br />

Abbiamo detto che per Gesù Dio è amore e l’amore non si può formulare attraverso delle<br />

leggi, ma soltanto a delle opere che comunicano vita. Allora adesso in questa seconda<br />

parte, oggi pomeriggio ve<strong>di</strong>amo un capitolo molto importante, uno <strong>di</strong> quei capitoli dei<br />

vangeli che se compresi cambiano ra<strong>di</strong>calmente il nostro rapporto con Dio e <strong>di</strong><br />

conseguenza con gli <strong>uomini</strong>. E’ il capitolo 13, quello della lavanda dei pie<strong>di</strong>.<br />

Nel vangelo <strong>di</strong> Giovanni ci sono due lavande. La prima, è quella nel cap.12 a Betania,<br />

dove la comunità rappresentata da Maria aveva unto i pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Gesù quale espressione <strong>di</strong><br />

amore riconoscente da parte della comunità. Sapete l’antecedente: Quando Gesù sta per<br />

risuscitare Lazzaro, Marta la sorella del morto, gli <strong>di</strong>ce: Signore puzza già, è già <strong>di</strong> 4 giorni.<br />

L’effetto della morte è la puzza. Una volta che Gesù ha risuscitato Lazzaro la comunità<br />

celebra al posto del banchetto funebre, l’immagine dell’eucaristia, e Maria prende un<br />

profumo che inonda tutta la casa. Qual è il significato <strong>di</strong> questo episo<strong>di</strong>o Mentre l’effetto<br />

della morte è la puzza, l’effetto della vita è un profumo per tutta la casa. La verità che<br />

Gesù trasmette ai suoi e che costoro hanno sperimentato è che la morte non solo non<br />

interrompe la vita, ma le consente <strong>di</strong> manifestarsi in una maniera ancora più grande, più<br />

bella <strong>di</strong> quella che era l’esperienza <strong>di</strong> prima. Quin<strong>di</strong> la morte non ha come effetto la puzza,<br />

ma un profumo <strong>di</strong> vita. Allora c’era stata la comunità che come amore riconoscente verso il<br />

Signore, verso il suo Dio le aveva unto i pie<strong>di</strong> con questo profumo. Adesso ve<strong>di</strong>amo<br />

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