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parola di dio e dottrina degli uomini - CENTRO STUDI BIBLICI "G ...

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Ezechiele e in contrapposizione a questa teologia <strong>di</strong>ce: no, ognuno è responsabile del suo<br />

male per cui se io compio il male Dio castiga me, non castiga mio figlio. Quin<strong>di</strong> ognuno è<br />

responsabile del proprio peccato. Dio non punisce il nipote per il male compiuto da un<br />

nonno. Quin<strong>di</strong> il male che ti capita è la conseguenza del tuo peccato. Ma anche questa<br />

teoria non sod<strong>di</strong>sfaceva. Allora c’è un autore teatrale compone uno dei drammi più belli<br />

contenuti nella bibbia, il libro <strong>di</strong> Giobbe, dove presenta la persona più brava, più santa e<br />

più pia <strong>di</strong> questo mondo. Nel volgere <strong>di</strong> poco tempo, nello stesso giorno gli muoiono tutti i<br />

figli, gli muore tutto il bestiame, gli si incen<strong>di</strong>ano i campi, gli crolla persino la casa e gli<br />

sopravvive la moglie, tutte le <strong>di</strong>sgrazie in un solo momento! E’ Giobbe stesso che lo <strong>di</strong>ce<br />

perché poi la moglie lo punzecchia: ecco, ecco tu, tutto il tuo amore <strong>di</strong> Dio! Lo tortura;<br />

allora l’autore <strong>di</strong>ce: vedete, non è vero. Non è vero che il male è un castigo <strong>di</strong> Dio per le<br />

colpe <strong>degli</strong> <strong>uomini</strong> perché vedete che a quest’uomo santo è capitato tutto il male del<br />

mondo. Allora la risposta rimane insoluta fino a che arriva Gesù.<br />

Ebbene in Gesù, nel cap. 5 del vangelo <strong>di</strong> Giovanni che abbiamo accennato c’è una<br />

proposta <strong>di</strong> interpretazione. Abbiamo visto questa mattina che Gesù non ha osservato il<br />

sabato e quando le autorità lo rimproverano lui <strong>di</strong>ce: il Padre mio lavora e anch’io lavoro.<br />

Cosa vuol <strong>di</strong>re Gesù Loro credevano che Dio aveva creato per 6 giorni e il settimo si era<br />

riposato. Quin<strong>di</strong> il mondo era stato creato perfetto e poi per colpa del primo uomo e della<br />

prima donna lo avevano rovinato per cui si rimpiangeva un para<strong>di</strong>so perduto. Ebbene per<br />

Gesù no, la creazione non è terminata. Il Padre mio, <strong>di</strong>ce, lavora e anch’io lavoro e Gesù<br />

ha bisogno della nostra collaborazione perché la creazione venga al compimento.<br />

Allora Gesù sta interpretando il genesi, il libro del genesi, il racconto della creazione con<br />

questo significato: non c’è da rimpiangere un para<strong>di</strong>so perduto, ma c’è da rimboccarsi le<br />

maniche per costruirlo questo para<strong>di</strong>so. Il racconto del genesi non è il rimpianto <strong>di</strong> un<br />

para<strong>di</strong>so perduto, ma la profezia <strong>di</strong> un para<strong>di</strong>so da costruire. Allora il male che c’è<br />

nell’umanità fa parte <strong>di</strong> questa fase <strong>di</strong> crescita, ma noi siamo i responsabili che questo<br />

male venga sempre più assorbito e sempre più <strong>di</strong>minuito. Voi sapete che all’origine <strong>di</strong> tanti<br />

mali e tante trage<strong>di</strong>e, gratta, gratta c’è sempre l’egoismo e l’avi<strong>di</strong>tà dell’uomo. Se quello<br />

che oggi si impegna, si impiega per <strong>di</strong>struggere, si impiegasse per proteggere e per dare<br />

vita, quante malattie <strong>di</strong> meno! Quanti sol<strong>di</strong> si spendono in un bombar<strong>di</strong>ere, in armi mici<strong>di</strong>ali<br />

e non vengono investiti in campo farmaceutico etc. Quin<strong>di</strong> è compito dell’umanità, ma <strong>di</strong><br />

cui noi, ognuno <strong>di</strong> noi siamo responsabili <strong>di</strong> collaborare alla creazione <strong>di</strong> Dio.<br />

Domanda: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete non saranno<br />

rimessi, come si concilia questo passo del vangelo con l’amore <strong>di</strong> Dio<br />

Risposta: Gesù, il giorno della risurrezione appare ai suoi <strong>di</strong>scepoli riuniti nel cenacolo,<br />

non ha parole <strong>di</strong> rimprovero, ma soltanto parole d’amore e <strong>di</strong>ce: pace a voi! E’ l’invito alla<br />

felicità, poi soffia, manda il suo Spirito e pronuncia questa espressione. Il termine peccato<br />

non riguarda la colpa dell’uomo, ma riguarda un atteggiamento <strong>di</strong> vita, quin<strong>di</strong> non si tratta<br />

<strong>di</strong> perdonare le colpe <strong>degli</strong> <strong>uomini</strong>, ma <strong>di</strong> cancellare un atteggiamento sbagliato della vita.<br />

Gesù non sta dando un potere ad alcune persone, ma una responsabilità a tutta la<br />

comunità. Gesù sta in<strong>di</strong>cando questo: voi comunità avete lo Spirito che è amore, questo<br />

amore deve brillare. Quanti vivono nelle tenebre e si sentono attratti da questa luce<br />

d’amore, nel momento che entrano dentro il raggio d’azione <strong>di</strong> questo amore, hanno il<br />

passato completamente cancellato, questo si tratta il cancellare i peccati.<br />

Quin<strong>di</strong> io vivo nell’ingiustizia, vivo in una <strong>di</strong>rezione sbagliata <strong>di</strong> vita, vedo la luce d’amore<br />

della comunità cristiana, me ne sento attratto, dal momento che entro dentro il raggio<br />

d’azione <strong>di</strong> questa luce imme<strong>di</strong>atamente il mio passato peccatore ingiusto è<br />

completamente cancellato. Se io invece, pur vedendo brillare questa luce dell’amore mi<br />

ritraggo e più brilla la luce rimango dentro nelle tenebre, rimango sotto la cappa del mio<br />

peccato. Gesù l’ha già detto nel cap. 3°: chi fa il male o<strong>di</strong>a la luce. Un delinquente non<br />

ama la luce. Il delinquente ha bisogno del buio, la luce gli dà fasti<strong>di</strong>o. Allora chi pur<br />

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