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parola di dio e dottrina degli uomini - CENTRO STUDI BIBLICI "G ...

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Ebbene, la chiesa primitiva ha compreso questo e ha sostituito una festa importante del<br />

mondo ebraico. Nel mondo ebraico, la festa della pentecoste che già esisteva ricordava e<br />

ringraziava il dono della legge concessa da Dio al suo popolo sul monte Sinai attraverso<br />

Mosè. Questa era la pentecoste. Ebbene proprio il giorno <strong>di</strong> pentecoste in cui gli ebrei<br />

celebravano il dono della legge, proprio il giorno <strong>di</strong> pentecoste negli atti <strong>degli</strong> apostoli<br />

(l’autore è Luca, è la seconda parte del suo vangelo) mostra la <strong>di</strong>scesa dello Spirito santo.<br />

Ecco la <strong>di</strong>fferenza che abbiamo visto in questi giorni e che la liturgia <strong>di</strong> oggi ci conferma.<br />

L’uomo non è più governato da leggi che gli sono esterne, che si deve sforzare <strong>di</strong><br />

osservare, ma Dio governa gli <strong>uomini</strong> comunicando nel loro intimo la sua stessa capacità<br />

d’amore.<br />

Lo Spirito è il respiro <strong>di</strong> Dio, è la forza <strong>di</strong> Dio che viene trasmessa all’uomo non come una<br />

realtà esterna, ma come una forza interiore. Mentre la legge non conosce la mia persona,<br />

le mie debolezze, le mie fragilità, le mie aspirazioni, lo Spirito, l’amore <strong>di</strong> Dio mi conosce<br />

personalmente e farà fiorire in me quelle parti nuove che sono ine<strong>di</strong>te. Quin<strong>di</strong> abbiamo<br />

visto ieri la <strong>di</strong>fferenza dalla legge all’amore, dalla <strong>parola</strong> <strong>di</strong> Dio a quelle che erano<br />

contrabbandate come volontà <strong>di</strong> Dio e in realtà erano parole <strong>di</strong> <strong>uomini</strong>. E tutto questo<br />

segna un passaggio completamente nuovo non solo nel rapporto dell’uomo con Dio, ma<br />

nel rapporto <strong>degli</strong> <strong>uomini</strong> fra <strong>di</strong> loro.<br />

L’antica alleanza si concludeva con questo perentorio invito: siate santi come io sono<br />

santo. Quin<strong>di</strong> Dio comandava al popolo <strong>di</strong> essere santi come lui era santo e <strong>di</strong> seguito<br />

seguiva tutta una serie <strong>di</strong> regole per <strong>di</strong>ventare santi: santi significa separati dal resto del<br />

popolo attraverso pratiche <strong>di</strong> pietà, attraverso preghiere, attraverso sacrifici, attraverso<br />

l’osservanza delle regole. Quin<strong>di</strong> l’antica alleanza terminava con queste parole: siate santi<br />

perché io sono santo.<br />

Quando Gesù inizia la sua attività e propone la nuova alleanza, lui non riformula<br />

l’imperativo dell’antica alleanza: siate santi perché io sono santo, ma Gesù lo sostituisce<br />

con: siate compassionevoli come io sono compassionevole. Questa è la novità portata da<br />

Gesù. Quin<strong>di</strong> l’antica alleanza si confondeva con l’imperativo: siate santi perché io sono<br />

santo, Gesù non invita mai nessuna persona alla santità, mai! Non c’è in nessuna parte<br />

del vangelo Gesù che chiama delle persone e le inviti ad essere santi, ma ripetuto più<br />

volte nel vangelo l’invito <strong>di</strong> Gesù siate compassionevoli come io sono compassionevole.<br />

La santità non è da tutti, perché la santità secondo tutte quelle regole, tutte quelle<br />

prescrizioni, esige uno stile <strong>di</strong> vita particolare che non è possibile a tutte le persone. Esige<br />

tempi e spazi per la preghiera, per le devozioni. La santità fa si che l’uomo venga<br />

assorbito da Dio e si <strong>di</strong>mentichi <strong>degli</strong> altri perché è più importante l’amore <strong>di</strong> Dio che<br />

l’amore dell’altro. Con Gesù tutto questo cambia.<br />

Con Gesù, abbiamo visto ieri più volte che Dio non è più il traguardo dell’esistenza<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo, ma è l’inizio. Allora Gesù <strong>di</strong>ce: siate compassionevoli come è<br />

compassionevole il Padre vostro (Lc.6,36). Se la santità non è possibile a tutti perché non<br />

a tutti è possibile avere spazio e tempo e voglia <strong>di</strong> vivere determinati stili <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong><br />

vita, la compassione cioè un amore misericor<strong>di</strong>oso dal quale nessuno si deve sentire<br />

escluso questo è possibile a tutti. A tutti quanti è possibile essere compassionevoli.<br />

Compassionevoli significa essere attenti ai bisogni, alle sofferenze e alle necessità <strong>degli</strong><br />

altri. Quin<strong>di</strong> questa è la novità portata da Gesù. Questa mattina conclu<strong>di</strong>amo questa<br />

carrellata <strong>di</strong> questa tematica vedendo proprio il conflitto tra la <strong>parola</strong> <strong>di</strong> Dio e le parole<br />

<strong>degli</strong> <strong>uomini</strong>, quelle che vengono contrabbandate come parole <strong>di</strong> Dio e lo facciamo<br />

attraverso il vangelo più antico che è il vangelo <strong>di</strong> Marco.<br />

Il vangelo <strong>di</strong> Marco viene scritto a ridosso <strong>degli</strong> avvenimenti ed è un vangelo in cui c’è una<br />

assenza in questo scritto, ma una assenza che è esplosiva: nel vangelo <strong>di</strong> Marco non<br />

appare mai il termine legge. Guardate che questo è scandaloso e inau<strong>di</strong>to! La legge,<br />

ritenevano gli ebrei, che Dio l’aveva creata prima ancora della creazione del mondo, tutta<br />

la creazione era stata fatta in base alla legge, la legge determinava il rapporto tra Dio e gli<br />

<strong>uomini</strong>. Nel vangelo <strong>di</strong> Marco in maniera provocatoria, la <strong>parola</strong> legge è completamente<br />

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