bilancio consuntivo per l'esercizio 1° gennaio - 31 dicembre ... - Acri
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PIL Area Euro<br />
PIL USA<br />
5,00%<br />
4,00%<br />
3,00%<br />
2,00%<br />
1,60% 1,50%<br />
2,80%<br />
2,30%<br />
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4,00%<br />
3,00%<br />
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4,20%<br />
3,20% 3,30%<br />
2,20%<br />
1,00%<br />
1,00%<br />
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2004 2005 2006 2007<br />
0,00%<br />
2004 2005 2006 2007<br />
Le decise riduzioni dei tassi americani attuate dalla FED in<br />
risposta alla crisi dei mercati finanziari e al rallentamento economico,<br />
hanno contribuito al proseguimento del trend di deprezzamento<br />
della moneta americana nei confronti dell’euro.<br />
Il rapporto di cambio dollaro/euro è passato nel corso del<br />
2007 da 1,32 ad 1,46, con un apprezzamento dell’euro su<strong>per</strong>iore<br />
al 10%.<br />
petrolio, ingenerata da diversi fattori (maggior domanda da<br />
parte di paesi a forte crescita economica, debolezza del dollaro,<br />
ecc.) hanno determinato un generale aumento, in particolare<br />
nell’ultimo trimestre del 2007, dell’inflazione. Da questo<br />
punto di vista, la “forza” dell’euro ha, in parte, protetto i<br />
Paesi europei dagli aumenti dei prezzi delle materie prime denominati<br />
in dollari.<br />
La crescita dei prezzi delle materie prime, in particolare del<br />
6,00%<br />
Tasso Fed Funds e prezzi al consumo USA<br />
6,00%<br />
Tasso di rifinanziamento e prezzi al consumo Europa<br />
5,00%<br />
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4,00%<br />
4,00%<br />
3,00%<br />
3,00%<br />
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1,00%<br />
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dic-<br />
07<br />
A differenza della FED, la BCE ha mantenuto una politica monetaria<br />
finalizzata a preservare la stabilità dei prezzi nel medio<br />
<strong>per</strong>iodo. A tale riguardo la banca europea ha ritenuto che i rischi<br />
maggiori risiedono in un aumento dell’inflazione; <strong>per</strong><br />
quanto riguarda invece i possibili effetti negativi sulla crescita<br />
economica che possono derivare dalla crisi dei mercati finanziari,<br />
dagli elevati prezzi delle materie prime e dall’apprezzamento<br />
dell’euro, è stato ritenuto di rinviare a valutazioni successive.<br />
I mercati obbligazionari, dopo aver fatto registrare un deciso<br />
aumento dei rendimenti nel primo semestre del 2007, hanno<br />
vissuto una fase di maggiore incertezza nella seconda parte<br />
dell’anno. La crisi dei mutui subprime ha ingenerato un deciso<br />
aumento dei margini <strong>per</strong> il rischio credito (emittente) e,<br />
nel contempo, aspettative di possibili riduzioni dei tassi da<br />
parte delle banche centrali. In tale situazione di mercato sono<br />
stati privilegiati i titoli maggiormente liquidi di emittenti con<br />
elevato grado di affidabilità, penalizzando i titoli societari,<br />
quelli di “cartolarizzazioni” e gli “strutturati”. Il mercato ha<br />
attraversato fasi particolarmente delicate e le banche centrali<br />
hanno dovuto provvedere a forti immissioni di liquidità al fine<br />
di assicurare il regolamento delle transazioni; da segnalare a<br />
tal proposito il livello dello spread tra il tasso del BOT a sei<br />
mesi e l’Euribor a sei mesi osservabile nell’ultima parte dell’anno.<br />
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