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Il Progetto carta della Natura alla scala 1 - Ispra

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fasi progettuali presentano problematiche specifiche ed hanno richiesto in via<br />

preliminare la definizione di una impostazione concettuale d<strong>alla</strong> quale deriva<br />

quella metodologica. Nel corso del lavoro le procedure metodologiche sono<br />

state via via perfezionate <strong>alla</strong> luce delle continue verifiche dei risultati ottenuti,<br />

sempre mantenendo la coerenza con gli indirizzi concettuali originari.<br />

1.4 - la Carta DeGlI HaBItat<br />

<strong>Il</strong> sistema ecologico scelto come unità ambientale omogenea di riferimento<br />

<strong>alla</strong> <strong>scala</strong> 1:50.000 è l’habitat, inteso non nell’accezione originaria di Odum,<br />

ma in quella più generica di parte <strong>della</strong> recente letteratura ecologica, più vicina<br />

all’uso che si fa di questo termine nel linguaggio corrente. Infatti, mentre<br />

per Odum (1971) l’habitat è “lo spazio caratterizzato da una certa uniformità<br />

di fattori fisici, chimici e biotici dove un organismo vive in equilibrio con quei<br />

fattori”, cioè è indissolubilmente legato ad una specie, nel progetto Carta <strong>della</strong><br />

<strong>Natura</strong> facciamo riferimento all’accezione contenuta nella “Direttiva habitat”<br />

<strong>della</strong> Comunità Europea, che definisce gli habitat naturali come “zone terrestri<br />

o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche,<br />

abiotiche e biotiche, interamente naturali o seminaturali” (European Communities<br />

1992, European Commission 1996). Questa definizione rappresenta<br />

una generalizzazione del concetto originario che lo rende da specie-specifico<br />

a “tipologico”, tanto che più che di habitat si potrebbe parlare di “tipo di habitat”<br />

(Daubenmire 1966). L’individuazione dell’habitat così concepito non viene<br />

effettuata considerando la relazione organismo-ambiente, ma la omogeneità<br />

composizionale e strutturale delle caratteristiche fisionomiche biotiche e abiotiche<br />

di una porzione di territorio. Tale concezione, per altro verso, avvicina<br />

il concetto di habitat a quello di ecosistema o, se consideriamo anche la sua<br />

collocazione spaziale, di ecotopo (Tansley 1939), e trova analogie nella definizione<br />

di Blondel (1979, 1995): “Estensione topografica omogenea e sue<br />

componenti fisiche e biotiche considerate <strong>alla</strong> <strong>scala</strong> del fenomeno studiato”.<br />

La scelta di questo significato di habitat è inoltre coerente con l’accezione utilizzata<br />

nei progetti realizzati in ambito europeo degli ultimi 20 anni che hanno<br />

riguardato la classificazione di habitat: CORINE Biotopes (European Commission<br />

1991), Physis (Institut Royal des Science Naturelles de Belgique 1995),<br />

Palaearctic (Devillers et alii 1996), EuNIS (Davies & Moss 1999, 2002).<br />

L’habitat così concepito, essendo caratterizzato da aspetti fisionomici osservabili<br />

e distinguibili, ha l’indiscutibile vantaggio di essere oggetto di cartografia<br />

univoca, mentre sarebbe più complesso cartografare l’habitat sensu<br />

Odum, secondo il quale, a rigore, in un territorio si dovrebbero avere carte<br />

diverse per ciascuna specie vivente.<br />

<strong>Il</strong> riconoscimento e la delimitazione degli habitat <strong>alla</strong> <strong>scala</strong> 1:50.000 si<br />

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